
Covid, Nba in difficoltà: ecco le situazioni più critiche e cosa dice il rigidissimo protocollo
La severità del protocollo sta mettendo a dura prova la tenuta della lega e la competitività della stessa, tant’è che qualcuno sta già parlando di stagione “con l’asterisco”, falsata dalle troppe assenze. Sono tante le squadre costrette a rinunciare ai propri giocatori, direttamente positivi o venuti a contatto con uno di essi e, per questo, costretti all’isolamento.
Il protocollo creato ad hoc dalla lega stabilisce in 8 il numero minimo di giocatori che una squadra deve avere a disposizione ogni notte, pena il rinvio della partita. Una eventualità che negli ultimi giorni si è vista sempre più spesso, con lo spostamento di diverse gare.
Andiamo a vedere quali sono le squadre che hanno ‘sofferto’ di più la situazione.
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1) Philadelphia 76ers - Tra le squadre più falcidiate dal protocollo figurano sicuramente i Philadelphia 76ers. Emblematica è stata la partita di sabato scorso contro Denver quando i Sixers hanno giocato (e perso) la sfida contro i Denver Nuggets con soli 7 giocatori in rotazione. Un “aggiramento” del protocollo permesso da una segnalazione tardiva di un infortunio alla stella della squadra, Ben Simmons, per cui i Sixers sono stati multati. Il cluster di Phila è nato dalla positività di Seth Curry, fratello minore del più famoso Steph. Quella dei Sixers è probabilmente la situazione più critica, con un roster ridotto all’osso e tante riserve in campo a sostituire i titolari. Si spiega anche così la serie di 3 sconfitte consecutive per la compagine allenata da coach Doc Rivers.

2) Boston Celtics - Emblematica è anche la situazione dei Boston Celtics: il caso più rilevante è stato quello di Jayson Tatum, stella e trascinatore della franchigia biancoverde. Tatum è risultato positivo al Covid solo sabato scorso e sta attualmente osservando un periodo di isolamento di 10-14 giorni. Prima di lui è toccato a Robert Williams, positivo anch’esso, col quale sono stati isolati anche Tristan Thompson, Grant Williams, Jaylen Brown, Javonte Green e Semi Ojeleye. Boston non ha raggiunto il numero minimo di 8 giocatori per la sfida contro i Bulls, che è stata prontamente rinviata. Rimane da capire se la squadra di Brad Stevens riuscirà a recuperare qualcuno in vista delle prossime partite.

3) Miami Heat e KD - Avversari dei Celtics, già qualche giorno fa a rischio indisponibilità, dovevano essere i Miami Heat. Invece, proprio la sfida contro Boston è stata rinviata per la mancanza di 8 giocatori a disposizione nella franchigia della Florida, dopo la positività dell’ex Lakers Avery Bradley. Successivamente, in conformità con il protocollo di sicurezza e salute, sono stati messi in quarantena diversi altri giocatori. A Est anche i Brooklyn Nets hanno avuto più di qualche grattacapo, costretti a rinunciare a Kevin Durant, bloccato dal protocollo per una settimana e out per 4 partite, mentre si infittisce il mistero intorno a Kyrie Irving, fuori invece per ‘motivi personali’ ma pizzicato, nelle ore precedenti, a festeggiare il compleanno di sua sorella in un party privato. Ovviamente, si tratterebbe di un’infrazione al protocollo, poiché Kyrie è stato avvistato senza mascherina con gente assembrata in un locale.

4) Dallas Mavericks - Altra squadra in una situazione decisamente critica sono i Dallas Mavericks, che questa notte non hanno potuto giocare contro i New Orleans Pelicans proprio per via delle eccessive defezioni. Dopo le assenze forzate di Brunson, Finney-Smith e Richardson, è stata resa nota anche la positività del tedesco Kleber e il conseguente isolamento di altri 5 componenti della squadra. Così Doncic e soci si sono ritrovati a dover dare forfait.

5) La lega non si ferma - Nonostante le numerose assenze e le partite rinviate che si susseguono con maggiore frequenza, Mike Base, portavoce ufficiale della lega, ha assicurato che la NBA non ha alcuna intenzione di sospendere temporaneamente la stagione e che alcuni rinvii erano già stati messi in conto prima dell’inizio del campionato. Insomma, la situazione è seria ma non ancora critica. Nei prossimi giorni NBA e NBPA si incontreranno per decidere eventuali modifiche ad un protocollo che, allo stato attuale, sembra poter reggere l’urto. Tutti vogliono evitare una chiusura del campionato anche perché, questa volta, organizzare una bolla con 30 franchigie non sembra essere possibile.