Conte vs tabloid: la sfida più grande
Una grande sfida professionale dall’esito non scontato: Conte avrà successo a Londra alla guida del Chelsea? Se non ci sono dubbi sull’abilità gestionale e tecnica dell’attuale selezionatore della Nazionale azzurra (resta uno dei migliori al mondo per la sua capacità di incidere sul rendimento di un gruppo), l’incognita riguarda l’aspetto ambientale ovvero le pressioni mediatiche che l’allenatore dovrà affrontare in Inghilterra. Intanto c’è già stato un segnale che minaccia risvolti preoccupanti, la richiesta dei 6 mesi di squalifica avanzata dal pm di Cremona nell’inchiesta sul calcioscommesse per presunta frode sportiva. Una notizia giunta a 24 ore di distanza dall’ufficializzazione della firma sul ricco contratto che lo lega già al Chelsea. Facile prevedere che la vicenda si trascinerà fino al termine dell’Europeo con lo stesso Conte impegnato in Francia con gli Azzurri e che poi arriverà alla sentenza prevista subito dopo, quando però l’ex bianconero sarà già diventato a tutti gli effetti manager del club inglese.
Conte a Londra dovrà vedersela con i temibili tabloid che sappiamo essere, in determinate circostanze, particolarmente spietati. Ma al tempo stesso – come potrebbe spiegare bene Mourinho – possono rivelarsi preziosi per costruire e consolidare un’immagine brillante, specie quando il personaggio sotto i riflettori ha qualità e meriti oggettivi. Prendiamo uno come Ranieri: ha uno stile misurato e attento, difficilmente cadrà mai nel mirino del gossip. Quando faticava a convincere Abramovich guidando proprio il Chelsea, la stampa british si divertiva a sottolineare con classica tagliente ironia alcune peculiarità del tecnico, tipo la tendenza ai rimescolamenti tattici non supportati da successi che finirono per fargli meritare il soprannome di Thinkerman, l’aggiustatore. Oggi che Ranieri è il primo protagonista della stupefacente parabola del Leicester, la reputazione dell’allenatore italiano non viene più messa in discussione, anzi è altissima e rispettabilissima. Non conta tanto essere politically correct, in definitiva, conta entrare nello spirito inglese: in questo caso l'esempio lampante conduce a Paolo Di Canio.
Conte arriverà a destinazione in zona Stamford Bridge con l’handicap dell’inchiesta per il calcioscommesse, ma non solo. Si porterà dietro la sua scarsa disponibilità a lavorare sulle pubbliche relazioni o, in altre parole, la sua schiettezza che a volte viene codificata come un’attitudine poco simpatica. In Inghilterra invece Conte farà bene a lavorare proprio su questo aspetto (oltre che su una buona conoscenza della lingua), dovrà sforzarsi di curare il suo rapporto con i media. Che possa diventare un personaggio è molto probabile, ma che un atteggiamento sbagliato possa contribuire a rovinare tutto è altrettanto pacifico.
Anche quando Conte approdò sulla panchina della Juve fu inevitabile coltivare qualche dubbio sul fatto che i rapporti con i piani alti del club bianconero sarebbero stati improntati all’insegna della massima serenità. In realtà, il vulcanico Conte alla Juve ha sempre mostrato di poter governare i rapporti con la stampa – a volte anche con prese di posizione nette supportate però dai risultati che alla fine gli hanno dato ragione – scontrandosi infine proprio con la dirigenza sulla questione della gestione del mercato.
Al Chelsea è scontato che non avrà questo problema interno, sia per le caratteristiche del ruolo di manager appunto “all’inglese” e sia per la disponibilità economica di cui potrà godere nelle trattative per i giocatori migliori. Ma dovrà fare attenzione a non eccedere con gli atteggiamenti poco attenti alla forma (che nel mondo anglosassone è anche sostanza). Dovrà forse, in questo, affidarsi a qualche collaboratore. Lo farà? No, sceglierà di testa sua. E avrà ragione? Questa è davvero la sfida più grande per Conte.