Irriducibile Conte: sono innocente, vinco io. Agnelli: 'Resta, comunque vada'
Conte, patteggiamento andato in fumo: probabile squalifica di 9-10 mesi.
Juve-Figc, scontro finale.
Agnelli toglie ogni dubbio sul futuro: "Comunque vada resterà il nostro tecnico".
(Gazzetta dello Sport)
Il legale: "L'accordo? Quasi mi attaccava al muro".
Dal campo ai giudici, Conte è sicuro: "Non patteggio, io vinco".
Per dire quanto Antonio Conte sia ossessionato dalla vittoria e detesti la sconfitta: «Non vuole perdere mai, soprattutto quando ha ragione. Posso dirlo io stesso, che ho rischiato di essere appiccicato al muro quando gli ho parlato del patteggiamento». Rischi del mestiere d’avvocato, che Luigi Chiappero, uno dei legali del tecnico, confessa chiudendo l’arringa. Pare che, dopo il no della commissione Disciplinare, nessuno abbia azzardato un secondo tentativo. Non patteggio, neppure a un giorno in più, andremo fino in fondo a questa faccenda, confida l’allenatore bianconero agli amici. E già al mattino si capisce come gli avvocati, nel pomeriggio a Roma, tradurranno la rotta, impugnando codici e testimonianze: battaglia, quel che poi è un processo. Battaglia a Carobbio, l’unico, insisteranno i legali, che ha tirato in mezzo il tecnico.
Non è tempo di pace. Sarebbe stata negoziabile a tre mesi di stop, oltre non se ne parla neanche. Decide lui. Come in fondo confermano le parole di Andrea Agnelli: «La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere». Ma nessuno resterà solo, ricorda il presidente bianconero: «Con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio». Equipaggiati per la guerra, anche lunga. Su un’altra cosa Agnelli e la società non hanno dubbi: Antonio Conte sarà l’allenatore della Juve. Punto. E fine delle chiacchiere. Non ci vuole una nota, basta un messaggio telegrafico. Valutazione morale e tecnica: crediamo all’innocenza del nostro allenatore e pensiamo che sia parte centrale del progetto. Perché poi è il campo che conta, e lì finisce, anche l’intervento di Agnelli: «Sarà una stagione complessa e impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l’obiettivo di confermarci vincenti a maggio 2013».
Vincere è l’ossessione del club e di Conte, sul prato e fuori. Le tribù approvano e sostengono società e allenatore se sono già pronte a marciare verso Roma, per protestare contro la Federcalcio, come annuncia il sito «Vecchiasignora.com», che ha circa 84.000 tifosi immatricolati. L’armamentario dei fedeli va dalla fototessera di Conte con la scritta «War», all’immagine con il motto che fu del Gladiatore: «Scatenate l’inferno».
S’alzano insomma i vessilli e i toni, e non è bella cosa per quando si ricomincerà a giocare. Guerre Stellari, episodio II. Nel frattempo, Conte allena a Vinovo, aspettando la prima pronuncia. Che qualcosa potrebbe cambiare, per lui o il club, perché un anno è lungo, e l’allenamento non è mai uguale alla partita. C’è chi spiffera che il tecnico si sia stufato di questo calcio italiano e che, nel caso, sarebbe pronto alle dimissioni. Lui smentisce: non ci penso neanche. E c’è sempre il miraggio dell’estero, in Premier magari, se nei voli delle trasferte, e durante la settimana, da tempo Conte s’esercita con l’inglese. Volontà e applicazione l’hanno portato fin qui, campione d’Italia al primo tentativo. Conte, che un anno fa non fu la prima scelta, ma si rivelò poi la migliore: ha moltiplicato il valore di una squadra e dei suoi giocatori. Perderlo non sarebbe la fine della Juve, ma di una bella storia appena iniziata, sì.