
Cinque storie che vi faranno innamorare delle NBA Finals 2020, Los Angeles Lakers vs Miami Heat
1 - DUE METROPOLI DALLE STORIE DIFFERENTI - Miami e Los Angeles sono due delle più belle città rappresentate sulla mappa geografica della NBA, due grandi mercati in grado di attirare stelle di prima grandezza. Due storie che presentano alcuni punti in comune: entrambe, ad esempio, devono moltissimo a Pat Riley, coach in grado di vincere 4 anelli con i giallo viola e di essere il primo storico allenatore campione NBA con Miami, oltre che mente dietro a questi Heati. Nella storia di entrambe svetta la figura di Shaquille O’Neal, tre volte MVP delle Finals con i Lakers e protagonista con Miami nel 2006. E infine, ovviamente, entrambe sono state scelte da LeBron James quando ha scelto di lasciare Cleveland.Ma, poi, i parallelismi tra le due città finiscono qui. I Miami Heat sono stati fondati nel 1989, quando i Lakers avevano già in bacheca ben 11 titoli NBA. Se i Lakers, infatti, possono vantare ben 16 anelli e 32 finali disputate, gli Heat sono appena alla sesta partecipazione alle finals: il loro record al momento parla di 3 titoli vinti e due sconfitte. Niente male per una squadra così giovane. Il primo scontro in finale tra le due squadre non poteva partire da presupposti più intriganti.
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2 - LA FINALE DELLE SECONDE OPPORTUNITÀ - Non sarà di certo una Finale priva di star power e, allo stesso modo, non sarà una finale priva di giocatori esperti anche in ruoli non di primo piano all’interno della rotazione. Se, ad esempio, Danny Green è un vero e proprio habitué delle Finals e il capitano non-giocatore di Miami Udonis Haslem è l’autentica memoria storica della squadra avendo disputato tutte le Finals della storia della franchigia, ci sono anche dei giocatori che hanno assaporato una sola volta il piacere del titolo NBA: pensate a Rajon Rondo, che è passato da avversario dei Lakers con la maglia dei Celtics a ricoprire un ruolo importante nei giallo viola o, ancora, a JR Smith, vincitore dell’anello 2016 con LeBron James ma protagonista, nel 2018, di quel mancato tiro sul finale di Gara 1 che ha fatto il giro del mondo. O, infine, pensate a Dwight Howard, che ha disputato una sola finale NBA, nel 2009 con i Magic e anche lui da avversario dei Lakers, senza mai vincere il titolo. Per loro tre sarà la più dolce delle seconde chance dopo carriere fantastiche e degli ultimi anni in cui l’opinione pubblica è stata sin troppo ingenerosa nei loro confronti.

3 - LE PRIMA VOLTA PER TANTE STELLE - Non solo seconde chance, però, in queste Finals. Anche tantissime prime volte per delle stelle di oggi e di domani. Pensate a un predestinato come Anthony Davis, capace di centrare il traguardo al suo primo anno nella nuova franchigia, o a una stella come Jimmy Butler, spesso sottovalutato malgrado un impatto innegabile sulle sue squadre. Ma anche a Goran Dragic, a cui manca solo l’anello NBA per guadagnarsi un posto nell’Olimpo dei giocatori europei di ogni epoca o a Bam Adebayo e Tyler Herro, prodotti dell’università di Kentucky come Davis e protagonisti assoluti di questa annata degli Heat. Ma pensate anche al magico tiratore Duncan Robinson o a Kyle Kuzma, il giocatore che LeBron ha assolutamente voluto tenere in squadra al momento di completare la trade-Davis. Il solo vedere questi giocatori in Finale ci fa brillare gli occhi.

4 - LA GRANDEZZA DI IGGY - 6 Finali NBA Consecutive. Dopo le 5 con Golden State ecco che è riuscito subito nel compito per il quale Miami l’ha preso a metà stagione da Memphis. Ecco chi è Andre Iguodala: l’uomo che nel 2015 marcò LeBron James e vinse l’MVP delle Finals al primo anno del nuovo ciclo di Golden State. La medaglia d’oro olimpica con Team USA, il futuro Hall of Famer. L’uomo da cui, in ogni caso, bisognerà passare per strutturare la difesa su The King. Scusate se è poco.

5 - L’ULTIMO PASSO VERSO LA LEGGENDA - Il motivo principale per seguire queste Finals incollati allo schero, però, è uno solo: LeBron James. 10 finali NBA in carriera. Come lui solo Kareem Abdul Jabbar, Bill Russell e Sam Jones. James, pertanto è il primo a riuscirci con tre squadre diverse e con ben 5 allenatori differenti. Numeri non replicabili nella NBA moderna. Se a ciò aggiungiamo che è stra dominante in ogni voce statistica relativa ai playoff NBA, che potrebbe vincere il quarto MVP delle Finals con tre squadre differenti e che, nel giro di due stagioni, potrebbe anche diventare il miglior realizzatore ogni epoca anche in regular season, capiamo l’importanza storica di queste Finals nella storia della NBA. Non neghiamolo: grazie a queste finali LBJ potrebbe ripresentare, più forte che mai, la propria candidatura al titolo di miglior giocatore di sempre.