
NBA: Miami Heat, che sorpresa! Ecco i 5 motivi per i quali stanno riscrivendo la loro storia, sei anni dopo LeBron
Poche sono rimaste le costanti. L’allenatore è sempre lo stesso, Erik Spoelstra. A guidare la franchigia c’è ancora quella vecchia volpe di Pat Riley, uno che in NBA ha scritto diverse pagine di storia. Gran parte del merito di questa fantastica stagione è da attribuire a questi due personaggi, ma non solo.
Vediamo quali sono i 5 motivi che hanno portato i Miami Heat alle finali ad Est.
5 - L’esplosione di Bam Adebayo - Essere candidati al premio di Most Improved Player (giocatore più migliorato da una stagione all’altra) è solo la dimostrazione dell’impatto avuto da Bam Adebayo sul campionato degli Heat. Le medie dell’anno scorso recitavano 9 punti scarsi e poco più di 7 rimbalzi per partita. Adesso si è passati a 16.2 punti e 10.5 rimbalzi di media, cui si aggiungono anche 5 assist, un dato non indifferente per un giocatore che nasce come centro e che non fa del passaggio la sua arma principale. Adebayo invece, oltre ad un atletismo fuori dal comune e una grande forza fisica, garantisce anche tanta qualità con la palla in mano. Ed è anche uno dei perni della grande difesa di Miami, grazie alla sua eccellente mobilità. Insomma, senza questo Adebayo non esisterebbero nemmeno questi Heat.

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4 - La durezza di Jimmy Butler - Jimmy Butler non è, da quello che si dice, una persona tanto facile con cui andare d’accordo. Nella sua avventura in NBA ha cambiato diverse canotte. Chicago Bulls, Minnesota Timberwolves e Philadelphia 76ers, prima di finire proprio a Miami. Nelle sue esperienze precedenti Butler si è distinto, oltre che per il talento, per un carattere molto duro. In particolare, Butler pretende ed esige molto dai compagni di squadra più giovani. A Minnesota e Philadelphia Jimmy si è spesso trovato da solo, dopo scontri verbali con i compagni meno esperti. A Miami Butler sembra invece aver trovato la sua dimensione. Nonostante una squadra ricca di elementi più freschi, l’ambiente competitivo e la spregiudicatezza dei più giovani sembrano essere stati di suo gradimento. Inoltre, l’essere unica e indiscussa star della squadra permette a Butler di esprimere tutto il suo talento nei momenti più decisivi delle partite. Al posto giusto nel momento giusto.

3 - I giovani e non draftati - Duncan Robinson, Tyler Herro, Kendrick Nunn. Tutti e tre sono accomunati dall’essere stati scelti da quel mago di Riley, di cui parleremo dopo. Partiamo dal primo. Duncan Robinson non è un novellino della lega. Non scelto al Draft del 2018, il 26enne inizia la sua carriera nella Summer League con Miami. Dopo diversi passaggi tra prima squadra e G League, vive la sua stagione della consacrazione. La sua caratteristica principale, il tiro da 3 punti, lo rende un arma letale. Robinson diventa uno dei migliori tiratori della lega, capace di partite da 10 triple segnate. Kendrick Nunn è un altro giocatore non draftato che, improvvisamente, ha mostrato a tutti il suo talento. Anche lui non scelto al Draft del 2018, dopo un paio di esperienze in G League viene messo sotto contratto dagli Heat. L’inizio di stagione è clamoroso: viene nominato tra i giocatori della prima settimana di NBA e segna 112 punti nelle prime cinque partite, un record. Tyler Herro viene invece scelto all’ultimo Draft, ma solo alla numero 13. Un grande colpo, vista la maturità e la spregiudicatezza dimostrate per essere un ragazzo di soli 20 anni. Il suo tiro da 3 punti lo rende una minaccia costante.

2 - Coach Spoelstra - Sono lontani i tempi in cui Erik Spoelstra, allenatore statunitense di origini filippine, veniva accusato di essere la marionetta del trio LeBron-Wade-Bosh. Nelle quattro stagioni in cui li ha allenati, Spoelstra ha vinto 2 titoli e disputato 4 finali. Tutti però ne hanno sempre sottovalutato il merito perché di quegli Heat si diceva che si allenassero da soli. Ora, con una squadra tutta nuova e da amalgamare, il coach ha dimostrato tutto il suo valore. La sua guida e le sue tattiche difensive hanno reso Miami una delle migliori squadre della NBA. Una macchina perfettamente collaudata e orchestrata.

1 - Pat Riley: la leggenda - In NBA ci sono nomi che evocano la storia del basket: Pat Riley è uno di quelli. Nella sua pluridecennale carriera nella lega, Riley ha fatto il giocatore, l’allenatore e il dirigente (e anche il radiocronista). Allenatore dei Lakers i Magic Johnson, con cui vinse due titoli, andò poi ai Knicks, dove costruì una delle migliori squadre di New York di sempre. Si accasò poi a Miami, ottenendo grandi risultati da allenatore prima e da dirigente generale poi. Risultati che adesso sono sotto gli occhi di tutti. Dopo gli anni difficili del post-LeBron James, Riley ha saputo ricostruire pazientemente una squadra competitiva, con scelte azzeccate e molto difficili. Il più grande artefice della stagione degli Heat è lui.