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    Chievomania: Meggiorini, questione d'onore

    Chievomania: Meggiorini, questione d'onore

    • Federico Vaccari
    In principio fu questione di derby. Più specificatamente questione di onesta omertà intellettuale. Qualche fischio, ma da non confondere con i fiaschi, prima del nuovo inizio nel Chievo per Riccardo Meggiorini, veronese DOC (nasce e cresce a pochi chilometri dalla città scaligera), un passato nelle giovanili di Verona ed Inter, un cuore che pulsa in parte per il club simboleggiato dal mastino della scala. Nessun catastrofismo, da ragazzo normale, se non fossero bastate due battute che il diretto “Meggio” aveva rivolto ad una testata di Bari prima di una gara proprio contro il Chievo nel 2010. La speranza di tornare a segnare, magari segnando in un “derby” personale contro il Chievo. Lì per lì nulla di così grossolano per uno che ha fatto, tra l’altro, della sincerità il proprio mestiere. Proprio non meno di qualche mese fa, alla vigilia di un Lazio-Torino, Meggiorini si sfogò sempre attraverso i social network contro alcuni esiti dettati dal calcioscommesse. In quel caso arrivarono le scuse a Mauri, il succo del problema, oltre ad una serie di commenti che poco hanno avuto che fare con la semplicità di un ragazzo che dice sempre ciò che pensa. Nel calcio la normalità spesso la paghi, soprattutto nel calcio ovattato e da reality show di oggigiorno. In cui anche i tifosi fanno fatica ad adattarsi e spesso perdono le staffe.

    Si sa che nel calcio tutto ti può tornare indietro, anche nel giro di qualche anno. Succede ai dirigenti, ai Presidenti, allenatori, figuriamoci nei calciatori, ormai sempre più con la valigia sempre pronta, succinti quanto basta per essere ormai definiti viaggiatori senza confini. Ricordo un’immagine di qualche anno fa, dalle corna (per rimanere in tema di tradimenti) di Maresca con la maglia della Juve in un gol nel derby, poi smentite dal passaggio qualche anno dopo dello stesso centrocampista in maglia granata. Qualcosa che all’epoca sembrava fantasmagorico, qualcosa che inizialmente anche lo stesso Maresca fece fatica ad immaginare.

    Eppure in un calcio sempre più anacronistico, sempre più “ricco” e da copertina (non è il caso del Chievo), succede che spesso la genuinità di alcuni calciatori, come nel caso di Meggiorini (nel 2010 aveva pure 25 anni), venga confusa con qualcosa di voluto, studiato, costruito. Lui, che fin dai tempi di Cittadella era seguito dal Chievo, sapeva che nel suo percorso di vita, Verona sarebbe diventata ancora la propria matassa su cui cominciare a scrivere qualcosa di importante.

    Saranno le prestazioni e i gol, come veri professionisti, l’amido che cucirà ogni arido rapporto con la tifoseria più sanguigna. Tifoseria che ormai è consapevole che nella chioccia della società clivense, spazio per piangersi addosso non c’è. Spinti dal creare sempre qualcosa di grande, alimentati dalla necessità di rimanere sempre uniti. Questa volta Meggiorini gli toccherà provare a tradire i colori del mastino gialloblù. Ci proverà a farlo quando comincerà ad incedere a suon di gol le porte avversarie. Col Coventry c’era quasi riuscito a far uscire un timido sorriso anche ai tifosi meno abbienti a romanticismi e cambi di rotta repentini, ci riproverà con il Vicenza sabato pomeriggio. Per lui, d’altronde, è sempre derby.
     

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