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Chievomania: anno zero, nuovi interpreti
Tredici operazioni in entrata che hanno portato una boccata d’ossigeno a tutto l’ambiente, culminate con l’imminente cessione di Théréau, sbloccando parte del mercato, e da quella prossima di Luca Rigoni, alla ricerca di un’ultima grande opportunità per fare un salto di qualità definitivo. Un addio che non porterà grossi scompigli anche se il sostituto dello stesso Rigoni diverrà determinante per il motore del centrocampo clivense. Aspettando di capire anche come e dove si collocherà una bandiera come Sergio Pellissier nelle gerarchie di Corini.
Diviene impossibile commentare, nell’anno zero del Chievo (così definito da Campedelli), la grande novità di una rosa che dopo anni ha potuto vantare un attacco finalmente più duttile e motivato, completato dalla miscela esplosiva di gentlemen come Maxi Lopez e Meggiorini oltre al confermato Paloschi, oppure dall’arrivo di un trittico (via Inter) giovane e interessante formato dai vari Bardi (libererà Puggioni?), Biraghi e Crisetig, presentati assieme all’estroso Birsa e l’esterno di difesa Edimar (sostituto di Dramé). Giocatori arrivati grazie all’astuzia e alle conoscenze di un colosso come Giovanni Sartori, ma alla 'vigilia' di un suo silente addio che non può lasciare ora le bocche cucite.
Una trentennale storia d’amore con il Chievo, iniziata da quando era calciatore, proseguita da vice allenatore e, infine, con Luca Campedelli da massimo dirigente. Un addio arrivato dopo, peraltro, l’emigrazione del responsabile del settore giovanile Maurizio Costanzi a Bergamo, dove sicuramente guadagnerà qualcosa in più, e quello di Paolo Nicolato, mister dello scudetto Primavera, che tenterà una nuova e meritata avventura a Lumezzane. Anche in questo caso due pesanti uscite ma che non hanno avuto lo stesso vigile e delicato trattamento da parte di Campedelli, come invece ha riservato al raduno per Sartori. Comprensibile la vicinanza anche umana che il Presidente avverte nei confronti dell'ex direttore, per il quale una porticina rimarrà sempre aperta, ma un po’ più di valore al lavoro di Costanzi e Nicolato, modello di competenza, serietà e professionalità (oltre alle vittorie sul campo), sarebbe stato doveroso sottolinearlo, al di là delle ruggini che hanno lasciato.
A Marco Fioretto, nuovo responsabile del settore giovanile, vanno tutti gli incoraggiamenti e un grosso in bocca al lupo. Un settore giovanile che verrà ridotto per una ridistribuzione del budget mirata al contenimento dei costi e (verificheremo) se sarà più qualitativo. Tornando a Sartori e al futuro del Chievo, ora nella mani del giovane Luca Nember, stretto collaboratore dell’ex direttore per due anni, la sua improvvisa scelta di lasciare il timone della squadra pare dettata più da un legittimo cambio di prospettiva societaria che da un totale sentimento di stanchezza. Una pausa e uno stop che tutti possono avere e ci mancherebbe se non fosse così per uno che ha marciato per trent’anni sempre con lo stesso stemma cucito sulla giacca. Ma proprio per il fatto che probabilmente non si sentiva più così indispensabile per il Chievo lo ha portato più frettolosamente alla linea del traguardo.
Un rapporto tra Sartori e Campedelli da perfetti fratelli di famiglia, più tranquillo e quadrato il primo, meno affabile ma più ambizioso il secondo, a cui scappa ogni tanto una litigata ma in cui non si potrebbe mai spezzare la linea di congiunzione che li unisce. Un equilibrio che, forse, è culminato proprio in questi giorni. Da un ulteriore e tagliente capriccio che mai così perfettamente nell’anno zero, rimarrà senza la simbologia di questo quarto di secolo gialloblù. Una storia che grazie a Sartori ha fatto risaltare il miracolo, ma che adesso dovrà continuare con progettualità e programmazione attraverso nuovi interpreti. Speriamo, oltre ad augurarglielo, che siano da Chievo.