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Chievomania: il bicchiere mezzo pieno post-Sassuolo
La cosa più sorprendente e che sposa questa teoria, però, è la tenacia e la fermezza dei giocatori nel confermare i progressi effettuati in questi giorni a Veronello. Viene spontaneo pensare a che cosa realmente non abbia funzionato nella fase Corini e che cosa sarebbe successo se l’ex allenatore del Catania fosse arrivato a luglio.
Rimango convinto che al di là di alcuni equilibri tattici già riscontrabili nelle tre gare fin qui disputate con Maran in panchina, probabilmente lo stesso Chievo avrebbe fatto i medesimi punti anche con Corini. E’ evidente, però, che ora sarà il mese di novembre a rappresentare la cartina da tornasole di questo Chievo. I valori visti fin qui nel campionato italiano si mischiano e si assomigliano molto. Non vedo alla distanza molta differenza sostanziale tra le squadre che in questo momento occupano il decimo e l’ultimo posto in classifica. Ecco il perché c’è da preoccuparsi.
La paura è che alla lunga le consequenziali pause del Chievo non possano giovare a proprio favore. Pensare basti ragionare come si sarebbe ragionato 12 mesi fa di questi tempi (il Chievo aveva gli stessi punti) sarebbe sbagliato, proprio per un cambiamento repentino delle squadre di Serie A. Poche sorprese, poche eccezioni tra le concorrenti alla salvezza. Perfino Cesena ed Empoli hanno dato fin qui dimostrazione di essere più squadra del Chievo.
I valori individuali sono un'altra cosa, ma Maran deve fare presto per farli emergere prima che sia troppo tardi. Servono necessariamente punti per creare entusiasmo, facendo sì che il Chievo non diventi l’unica eccezione di un torneo che non risparmierà niente a nessuno. Vedi il Parma, vedi nelle ultime stagioni i tonfi di Bologna, Catania, Palermo e la stessa Sampdoria qualche anno fa.
Il Chievo, infine, non può più buttare punti in casa contro le altri pretendenti alla salvezza. Anche se ogni avversario venderà cara la pelle. Cesena docet.
Un novembre che sembra già primavera, meglio prevenirsi prima che curare.