Che fine ha fatto? Winter: prima vittima di razzismo, poi idolo dei laziali
Da diversi anni ormai la Uefa si è fatta promotrice dello slogan "No to racism", per cercare di sensibilizzare l'Europa, attraverso un veicolo con una gransissima cassa di risonanza come il calcio, alla lotta al razzismo. Anche se nel nostro Paese il fenomeno è ancora ampiamente diffuso, le cose sono migliorate rispetto ai primi anni '90, quando un centrocampista olandese di nome Aron Winter (foto tratta da laziomia.com) sbarcò a Roma, sponda Lazio, tra il malumore dei tifosi perchè di colore e di origine ebraiche.
PALESTRA OLANDESE - Winter nasce a Paramaribo, capitale dell'ex colonia olandese del Suriname, nel 1967, e si trasferisce nei Paesi Bassi con la sua famiglia in tenera età. Come tanti prodotti del settore giovanile dei Lancieri, viene visionato in un campetto di periferia, e dopo 2 anni nelle giovanili approda in prima squadra all'età di 19 anni. Il primo anno in biancorosso lo trascorre all'ombra di fenomeni come Marco Van Basten e Frank Rijkaard, conquistando subito Coppa delle Coppe e Coppa d'Olanda, i primi due trofei della sua carriera. La sua responsabilità all'interno della squadra di Amsterdam cresce dopo le cessioni dei due mostri sacri, ma Winter non si lascia spaventare dalla pesante eredità e, dopo una buonissima annata, riesce, pur non mettendo mai piede in campo, a partecipare al successo della squadra di Michels agli Europei del 1988. Winter continua il suo processo di maturazione con l'Ajax vincendo ancora una Coppa d'Olanda, un campionato ed una Coppa Uefa, fino a quando nell'estate del 1992, la Lazio bussa alla sua porta.
ODIO E AMORE - Cragnotti deve fare i conti con l'infortunio al ginocchio di Paul Gascoigne, e Winter viene scelto a discapito di un giovanissimo Edgar Davids. Al suo arrivo a Roma Aron, abituato all'apertura mentale degli olandesi, si scontra con la triste realtà italiana e con l'orientamento politico della Curva Nord della Lazio, all'epoca ancora molto politicizzata. Dopo pochi giorni dal suo arrivo nella capitale, una scritta a caretteri cubitali appare fuori dal centro d'allenamento della Lazio: "WINTER RAUS". Il mediano olandese viene "accusato" di essere di colore ed avere origine ebraiche, radici che gli allora dirigenti laziali gli consigliarono di negare. Alla scritta sul muro seguirono telefonate minatorie al centralino della società, tanto che Winter fu costretto a smentire le sue origini dichiarando che al padre piacevano i nomi esotici, da lì la scelta di chiamarlo Aron Mohamed. I primi giorni laziali diventano un vero incubo, e alla pura di uscire di casa, si aggiungono gli ululati ricevuti all'esordio con la maglia biancoceleste. Ma le frange estreme del tifo non possono certo rimanere indifferenti alle giocate sopraffine del centrocampista olandese, e pian piano l'odio razziale si trasforma in vera e propria ammirazione calcistica che lo porta nelle quattro stagioni capitoline a diventare vero e proprio idolo della tifoseria. Winter mette in campo tutto quanto appreso dalla scuola olandese: instancabile corsa, geometrie, inserimenti e colpi di classe, il tutto condito da un buonissimo tiro dalla distanza. Il patron dell'Inter Massimo Moratti se ne innamora e decide di portarlo a Milano. Con i nerazzurri non riesce a ripetere quanto fatto con la Lazio, ma riesce comunque a trionfare in Coppa Uefa nel 1998. Nell'estate del 1999, ormai trentaduenne, torna in Olanda nella sqaudra che lo ha lanciato nel grande calcio. Dopo una stagione in prestito allo Sparta Rotterdam, la sua avventura nel calcio giocato finisce nel 2003 quando, dopo aver collezionato solo una presenza nell'arco della stagione, decide di dire basta.
FUTURO DA MAESTRO - Winter è uno di quei personaggi che non può allontanarsi in modo definitivo dal mondo del calcio. Nel 2005 ottiene il patentino da allenatore e nel 2006 diventa assistente di Sonny Silooy sulla panchina della formazione riserve dell'Ajax. La sua carriera da allenatore prosegue in Canda alla guida dei Toronto Fc, ma nonostante il trionfo in Canadian Championship, l'avventura in MLS è tutt'altro che esaltante ed il dodicesimo posto in classifica gli costa l'esonero. Attualmente Winter guida la formazione Under-19 della nazionale olandese che guiderà nella corsa ai prossimi Europei in programma in Grecia.