Che fine ha fatto? Hubner, il Bisonte che rubò la scena a Ronaldo
Ci sono diversi modi per guadagnarsi l'amore e il rispetto dei propri tifosi e degli avversari, di vivere la professione di calciatore e la fama portata dalla visibilità. C'è chi compare quotidianamente sulle copertine di tabloid e riviste rosa e chi invece si tiene alla larga dalla luce dei riflettori, preferendo la vita semplice, quella della gente comune. Emblema della riservatezza e della semplicità è sempre stato Dario Hubner, bomber che ha trascorso la sua lunga carriera segnando valanghe di gol tra i campi di provincia, guadagnandosi ammirazione e rispetto per quanto fatto in campo e per il suo stile di vita fuori dal rettangolo verde.
LA GAVETTA - Hubner nasce in un paese della provincia di Trieste nel 1967 e, coma tanti ragazzi, coltiva la passione per il calcio nel dopo-lavoro. Passa l'adolescenza in fabbrica a lavorare l'alluminio, ma all'età di 22 anni la sua strada, dopo brevi esperienze in campionati Interregionali e Serie C2, si incrocia con quella di Francesco Guidolin. Insieme portano il Fano dalla C2 alla C1 e Hubner conquista il primo titolo di capocannoniere realizzando 14 gol e guadagnandosi il soprannome di Bisonte, Tatanka, che si porterà dietro fino a fine carriera. Nell'estate del '92 passa al Cesena, in Serie B, e in cinque anni di militanza bianconera realizza 77 gol, conquistando il titolo di Re dei bomber nella stagione 95/96 con 22 centri.
IL DEBUTTO NEL CALCIO CHE CONTA - All'età di 30 anni viene acquistato dal Brescia. Il 31 agosto 1997 tutta la Serie A aspetta l'esordio di Ronaldo, il Fenomeno strappato da Moratti al Barcellona, ma nel match tra Inter e Brescia sono Hubner e Recoba a finire sul tabellino dei marcatori. Esordio con gol alla Scala del Calcio nel giorno di Ronaldo, un sogno per chi a trent'anni credeva di non poter più arrivare in Serie A. Con la maglia delle Rondinelle Il Bisonte realizza, tra Serie A e serie cadetta 75 gol, centrando la qualificazione alla Coppa Intertoto nella stagione 2000/2001. Ma è a Piacenza che Hubner vive la sua stagione migliore. In un campionato di stelle come Vieri, Shevchenko e Trezeguet il bomber friulano realizza 24 reti, conquistando il titolo di capocannoniere in concomitanza con il francese della Juventus diventando, insieme a Protti, l'unico bomber capace di vincere la classifica marcatori in tre categorie differenti. Dopo l'exploit piacentino Hubner vive esperienze poco positive con Ancona e Perugia che lo portano a tentare l'avventura in C2 con la maglia del Mantova. Insieme all'ex compagno Poggi riporta la squadra lombarda in Serie B al primo tentativo. Il suo fisico (e le tante sigarette fumate) non gli consentono più di rimanere nel calcio che conta, così, dopo breve esperienze nel calcio dilettantistico, decide di ritirarsi all'età di 44 anni.
GRAPPA E SIGARETTA - Non ha mai nascosto l'amore per le Marlboro e la grappa, qualcuno dice si concedesse una bionda anche durante l'intervallo delle partite, ma nonostante ciò le sue prestazioni non ne hanno mai risentito. Capace di segnare in tutti i modi, di destro, sinistro, testa e persino su punizione, Hubner ha provato a reinventarsi nel mondo del calcio come allenatore, ma con scarsa fortuna collezionando due esoneri consecutivi in Eccellenza prima e in Serie D poi. Adesso trascorre il tempo coltivando l'orto di casa sua e dando una mano nel bar di famiglia. Il giusto epilogo per un uomo normale.