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Cos'ha lasciato la conferenza stampa di Tudor: uomini, gioco e... la juventinità
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COSA LASCIA - E allora, la conferenza stampa di presentazione si è fatta boomerang per chi cercava di capire i drammi di Thiago, ed è servita principalmente a chi prende il presente per quello che è: una squadra in difficoltà, un allenatore a presa rapida (anche perché conosce l'ambiente come pochi), però nessuna spaccatura netta con il passato. Tudor è stato un testimone perfetto: non ha alzato i toni o la voce, non ha nemmeno alzato la pressione sulla squadra. Ha notato come tutti i problemi esistenti, ha persino battuto il tasto del dispiacere collettivo per come sono andate le cose. Ha evidenziato la malattia, provato a fare una diagnosi, non ha spiegato i motivi per i quali si trovava lì a parlarne. Per educazione, non perché non lo sapesse.
SUI SINGOLI - Del resto, l'era Thiago è finita e rivangare non servirebbe a nulla, se non ad alimentare quegli stessi fantasmi che sta provando a scacciare in queste prime ore alla Continassa. Meglio concentrarsi sui calciatori. Ha detto di Vlahovic come di un "giocatore fortissimo", e sarà centrale nel suo progetto. Kolo Muani può giocare con lui o può essere alternativo, e questo lo sapevamo. E Koop? "Sappiamo che in certi anni ha fatto delle cose", ha detto, prendendo tempo, il mister. Adesso riproporle diventa la sua sfida più grande, perché l'acquisto più oneroso non può essere certo messo in un angolo. Così come non sarà messo in un angolo Yildiz, e nemmeno il Locatelli capitano. "Un ragazzo perbene", cioè con dei valori da Juve. Detto da Igor, vale doppio. Ma è stato pure un modo per non stravolgere equilibrio già appesi a un filo sottilissimo.
IDEA DI GIOCO - Tatticamente, è emerso oggettivamente poco. Per un motivo molto più banale di quel che si può pensare: soltanto ieri ha allenato la squadra per intero, soltanto ieri ha parlato con i veri protagonisti del suo gioco, cioè i calciatori. L'idea di Tudor è quella di agire pian piano, senza imporsi, perciò accompagnando il gruppo verso quello che sarà sempre più il suo schieramento. Anche per questo, con il Genoa non ci si può aspettare una rivoluzione, pur sottolineando un aspetto che nasconde forse la sua più grande ambizione: il singolo deve giocare lì dove si trova a suo agio. Addio ai cambi di ruolo improvvisi.
ANEDDOTI - Poi c'è il passato, ovviamente. Che ritorna, naturalmente. Che è pure benzina e allora motore dell'entusiasmo collettivo, pur trovandosi davanti a un allenatore che in 13 anni sulla panchina ha concluso l'annata appena 2 volte. Se i discorsi sulla juventinità per Tudor lasciano il tempo che trovano, gli aneddoti guadagnano spazio e sorrisi: Del Piero gli ha insegnato a rispettare gli uomini e le donne che lavorano alla Juventus; Zidane, che era già Zidane, gli ha dato una lezione sul rispetto dei ruoli. Erano altri uomini, erano altri leader. Ha imparato dai migliori ad esserlo, ora il compito più complicato: dall'altra parte, a spiegare.
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Senza fare proclami, senza dire chissà cosa sul recente passato, senza masticare giornalisti con...