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    Che fine ha fatto? Il 'conejo' Saviola: da nuovo Maradona e il Verona al ritorno a Barcellona

    Che fine ha fatto? Il 'conejo' Saviola: da nuovo Maradona e il Verona al ritorno a Barcellona

    • Alessandro Di Gioia
    "Non ho alcun dubbio: Javier Saviola da Buenos Aires sarà il mio erede": parole e musica del più grande giocatore della storia del calcio, Diego Armando Maradona. Un'investitura importante e carica di aspettative, in grado di bruciare chiunque, figuriamoci un "conejo": già, perché è proprio questo il soprannome del giovane Javier, un po' per quei denti sporgenti che ricordano proprio la fisionomia del coniglio, un po' per l'animo non certo pugnace, abbinato però ad una classe cristallina. Ma andiamo con ordine.

    DA PEDERNERA A RAMON DIAZ: 'QUESTO E' UN FENOMENO!' - Javier Pedro Saviola Fernandez nasce nella capitale argentina nel 1981, ormai 42 anni fa, durante una notte di dicembre. Entrato a soli nove anni nelle giovanili dei Millionarios, il River Plate che fu rivale di Maradona, dimostra subito una clamorosa attitudine al palleggio e alla tecnica: centrocampista offensivo, fantasista o attaccante, si fa notare per la prolificità sotto porta e per il dribbling fulmineo. Ad accorgersi di lui è Adolfo Pedernera, ex attaccante e bandiera del River e ai tempi allenatore delle giovanili. Los Millionarios se lo portano a casa, garantendogli la possibilità di continuare a studiare, e a soli 16 anni il tecnico Ramon Diaz lo fa esordire in campionato. 

    CAMPIONE MONDIALE UNDER 20 E GIOCATORE SUDAMERICANO DELL'ANNO - Saviola sconvolge tutti: segna 15 reti in 19 match nel campionato di Apertura e viene premiato dal giornale El Clarin come miglior rivelazione dell'anno. I due anni seguenti si ripete, prima con 19 e poi con 20 segnature. Il Barcellona non può lasciarsi scappare quel giovane talento e offre 22 milioni di dollari per accaparrarselo, ma il River rifiuta. Poi arriva il Mondiale Under 20 del 2001: Saviola esplode definitivamente, vincendo il torneo e laureandosi capocannoniere, prima di vincere il titolo di miglior calciatore sudamericano dell'anno. Sarà, assieme alla vittoria della medaglia d'oro alle Olimpiadi del 2004, il più grande successo ottenuto dal Conejo con la maglia della sua Albiceleste.

    DAL RIVER AL BARCELLONA: IL NUOVO 'PIBE' - Il richiamo dell'Europa e del Barcellona diventa troppo forte: nel 2001 Saviola scrive una lettera al River e la invia ai vari quotidiani nazionali, chiedendo di essere ceduto, anche per poter garantire al padre, gravemente malato, di essere curato in Spagna. Il club lo ascolta e lo vende per 70 miliardi di lire: l'argentino firma un quinquennale e viene accolto in Catalogna come il nuovo Maradona, tanto che in seguito al suo passaggio in blaugrana la stampa lo ribattezza "El pibito", in riferimento proprio al Pibe de Oro.

    OSCURATO DA DINHO, COMPARSA AL REAL MADRID - Sembra l'inizio della scalata alle stelle, è l'inizio della fine: a Barcellona disputa in tre anni 105 partite, collezionando 44 centri in campionato. Con l'arrivo in panchina di allenatori come l'olandese Louis van Gaal e il suo successore Frank Rijkaard, viene relegato spesso tra le riserve, non trovando spazio come prima e venendo oscurato dal talento di Ronaldinho. Nel 2004 viene mandato in prestito al Monaco, l'anno seguente al Siviglia, con cui vince la Coppa Uefa: disputa sempre buone stagioni, senza mai eccellere come ci si sarebbe aspettati da lui. Inoltre, un grave infortunio al ginocchio ne condiziona la carriera, tanto da passare al Real Madrid senza essere quasi mai schierato dal tecnico Schuster.

    LA TRISTEZZA DI VERONA E LA LIBERTADORES - Il Conejo è triste e ha perso la voglia di giocare: sembra ritrovarla al Benfica, dove vince campionato e coppa in due anni, ma dove incontra anche guai con la legge, venendo fermato alla guida in stato di ebbrezza. Le esperienze nel Malaga e nell'Olympiakos sono esotiche ma non fondamentali, anche se Saviola mette sempre a referto parecchie reti: 8 in Spagna, 12 in Grecia. Nel 2014, durante l'ultimo giorno di calciomercato, firma un contratto annuale con l'Hellas Verona di Mandorlini e Toni: anche in Italia però l'argentino è spento, lontano parente del fenomeno ammirato in gioventù (solo un gol, in mezzo a tante panchine). Così a fine stagione, dopo 14 anni, torna nel suo vecchio e amato club, il River Plate, con cui realizza l'ultimo sogno di una carriera comunque importante, vincere la Coppa Libertadores.

    IL CONEJO OGGI
    - E oggi? Dopo essere stato vice all’Ordino,  società calcistica andorrana con sede nella città omonima, viene annunciato come nuovo allenatore in seconda di Oscar Lopez nel Juvenil A del Barcellona. In Catalogna, come quando tutti pensavano che sarebbe diventato il nuovo Maradona, mentre lui si sentiva soltanto un semplice Conejo. 

    @AleDigio89
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