Che fine ha fatto? Chilavert, il portiere goleador che vuole diventare presidente
Il calcio di punizione, specialmente se dal limite dell'area, è un gesto tecnico che per certi versi esula dal calcio giocato. Negli attimi che precedono la battuta entra in gioco solo la capacità balistica del tiratore, nient'altro. Il numero odierno della rubrica "Che fine ha fatto?" è dedicato proprio ad uno specialista: Josè Luis Felix Chilavert, portiere paraguayano icona del calcio sudamericano degli anni '90.
PORTIERE NON PER SCELTA - Il Chila si avvicina al ruolo di portiere più che per vocazione per imposizione del fratello maggiore, che lo obbliga a giocare tra i pali nelle partitelle tra amici per le vie di Luque, cittadina paraguaiana dove nasce nel 1965. Seppur si dimostri un portiere affidabile, non rinuncia mai alle sortite offensive palla al piede, sintomo di una spiccata personalità già in età preoce. Precoce come l'esordio in Serie B a 15 anni, con la maglia dello Sportivo Luqueno, e come il primo titolo nazionale, conquistato con il Guaranì a soli 19 anni. Dopo un solo anno con il club della capitale Asunsion si trasferisce in Argentina, nel più quotato San Lorenzo, dove trascorre quattro anni prima del trasferimento in Europa.
LE ORIGINI DEL MITO - Il club europeo che più si dimostra interessato a questo ragazzone di più di 90 kg dal carattere irascibile e la faccia da duro è il Real Zaragoza. Ed è proprio a pochi mesi dall'approdo nel Vecchio Continente che nasce il mito di Chilavert. Nell'ottobre 1989, durante le qualificazioni per Italia '90 avviene l'esordio con la nazionale albirroja contro i Cafeteros colombiani: al 90' minuto, sul punteggio di 1-1, viene fischiato un rigore a favore dei paraguaiani tra le proteste del pubblico. Dopo alcuni minuti di tensione sugli spalti e l'intervento delle forze dell'ordine, Chilavert si impossessa del pallone tra lo stupore di compagni e tifosi e si dirige verso il dischetto. Higuita (strano il destino vero?) battuto e tre punti in cassaforte. L'eccessiva fiducia nel suo sinistro e la pazzia che lo porta a voler dribblare spesso e volentieri gli attaccanti avversari non fa dormire sonni tranquilli al tecnico Maneiro, che lo punisce per i tanti spaventi presi relegandolo in panchina qualche volta di troppo. L'amore con il club spagnolo, anche a causa dei rumoreggiamenti del pubblico ad ogni dribbling tentato finisce dopo tre anni e 79 presenze. Decide così di tornare dove esuberanza e spirito battagliero sono più che graditi: in Argentina.
SUL TETTO DEL MONDO - E' con la maglia del Velez Sarsfield che Chilavert scrive le pagini migliori della sua storia. Dal '93, sotto la guida del tecnico Carlos Bianchi il portiere conquista 4 campionati argentini, una Libertadores, una coppa Intercontinentale (vinta a Tokio contro il Milan di Fabio Capello), una copa Mercosur, una Supercopa de Argentina e una Recopa sudamericana. Ed è proprio con El Fortin che si specializza nei calci piazzati, che siano rigori o punizioni. La leggenda narra che per incrementare le sue capacità balisiche, dopo i consueti allenamenti con la squadra, rimanesse al campo per calciare anche 80 punizioni da diverse posizioni. Parate feline (nonostante la stazza imponente), uscite al limite della follia e i numerosi gol messi a segno all'Estadio José Amalfitani gli valgono il premio come miglior portiere dell'anno nel 1995, 1997 e 1998, e nel 1996 il premio come miglior giocatore del campionato argentino e il pallone d'oro sudamericano. La sua avventura con il Velez dura 9 anni, in cui disputa 266 partite e realizza 36 reti, tra le quali ricordiamo la storica tripletta contro il Ferro Carril Oeste e il gol messo a segno contro i Gallinas del River Plate da prima della linea di metà campo.
AD UN PASSO DALLA STORIA - Leader carismatico e indiscusso, con la selezione albirroja raggiunge per due volte consecutive la fase finale dei Mondiali: Francia ’98 e Corea e Giappone 2002, evento mai successo nella storia del Paraguay. Con la maglia biancorossa disputa 74 partite, che gli valgono il terzo posto nella classifica dei più presenti, realizzando 8 reti. L'unico cruccio? Non essere mai riuscito ad andare in gol a un Mondiale, gioia negatagli dal collega bulgaro Ivanov autore di una splendida parata su una punzione all'incrocio dei pali a France '98. Chilavert, se mai ce ne fosse stato bisogno, è entrato ancora di più nei cuori dei suoi connazionali quando nel 1999 rifiutò di partecipare alla Coppa America organizzata proprio in Paragauay. Il motivo? Secondo il portiere rivoluzionario i fondi usati per l'organizzazione del torneo sarebbero stati meglio investiti se destinati all'istruzione e alle scuole.
CHE PERSONALITA' - Per inquadrare il personaggio basterebbe osservare il Bulldog stampato sulla sua maglia ai tempi della militanza al Velez. Combattivo, guascone, arrogante e troppo schietto per un mondo pieno di ipocrisia. Le sue continue provocazioni non lo hanno mai reso simpatico nè agli avversari, nè ai giornalisti, con i quali ha avuto più di qualche battibecco in sala stampa. Un esempio? Prima di un Argentina-Paraguay promise ai reporters argentini un gol, promessa che suscitò non poca ilarità sulla carta stampata albiceleste. Il gol arrivò davvero, e l'esultanza, neanche a dirlo, avvenne proprio sotto la tribuna stampa. Poca roba in confronto alla scazzottata con Asprilla durante un match di qualificazione a France '98, o allo sputo in faccia a Roberto Carlos che lo aveva apostrofato come "Indio".
LA CONDANNA E IL RITIRO - Dopo l'esperienza quasi decennale al Velez, sbarca nuovamente in Europa in cerca di nuova gloria, questa volta in Francia, nello Strasburgo. Anche questa volta il canovaccio non cambia, la sua esuberanza non è vista di buon occhio da allenatore, compagni e tifosi. Così, dopo il Mondiale nippocoreano, pur di non tornare in terra transalpina falsifica dei certificati medici che decretano la non idoneità sportiva e la conseguente rescissione contrattuale. Una bravata che nel 2005 gli costerà la condanna a 6 mesi di carcere. La nuova avventura in Sudamerica parte da Montevideo, nei gialloneri del Penarol, dove nel 2003 riesce a conquistare l'ultimo titolo nazionale, prima di disputare l'ultima stagione nell'amato Velez. Nel 2004, all'età di 39 anni, dopo 62 gol segnati (che gli valgono il secondo posto alle spalle del brasiliano Rogerio Ceni nella classifca dei portieri goleador) dice addio al calcio giocato.
PRESENTE E FUTURO - Dopo il ritiro il Chila ha intrapreso la carriera televisiva, dapprima come protagonista di un reallity sul calcio trasmesso in USA, poi come commentatore in occasione dei Mondiali 2006 sempre per un Tv statunitense. A differenza di qualche suo collega si è sempre dimostrato un buon risparmiatore e un buon investitore, lungimiranza che lo ha portato ad investire nel campo energetico, più precisamente nell'energia ricavabile dal trattamento delle alghe. El Bulldog non si è mai distaccato veramente dal mondo che gli ha dato fama e popolarità: in più di un'occasione si è sponsorizzato come candidato ideale per il ruolo di commissario tecnico, mentre lo scorso anno si è candidato alla presidenza dell'amato Velez. Il vero sogno, però, come ammesso pubblicamente è la presidenza del Paraguay.
Massimiliano Cappello