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  • Che fine ha fatto? Spadino Robbiati

    Che fine ha fatto? Spadino Robbiati

    • Massimiliano Cappello

    Da diverso tempo ammirare calciatori con scarpe dai colori sgargiati è la normalità; fino alla metà degli anni '90, però, erano in pochi ad azzardare calzature dai colori vivaci in mezzo ad una moltitudine di anonime scarpe nere. Tra questi precursori troviamo Anselmo Robbiati, riconoscibile dalle tribune dal Franchi grazie alle sua appariscenti scarpe gialle e al suo sinistro telecomandato. E proprio a Sant'Anselmo da Lecco è dedicato  il numero odierno della rubrica "Che fine ha fatto?".

    LA NASCITA DI SPADINO - Robbiati nasce a Lecco nel 1970 e cresce calcisticamente nelle giovanili del Monza. Con la società brianzola esordisce all'età di 17 anni, in Serie C1, quando i biancorossi sfornavano talenti a ripetizione del calibro di Casiraghi, Di Biagio, Michele Serena, Anotonioli e Ganz. Dopo 4 anni da comprimario si guadagna finalmente un ruolo chiave in rosa e contribuisce alla promozione in Serie B dei brianzoli. In Serie cadetta mette in luce tutto il suo talento andando a segno 10 volte in 34 incontri, suscitando l'interesse di diverse squadre di Serie A, che però preferiscono lasciarlo maturare in tranquillità in provincia. Durante la militanza al Monza, il compagno Stroppa gli affibbia il soprannome di Spadino per la grande somiglianza ad un personaggio secondario del celeberrimo telefilm Happy Days, un nomignolo che lo accompagnerà per tutta la carriera.

    SINISTRO FATATO - Nell'estate del 93 il presidente della Fiorentina Cecchi Gori viene folgorato dal suo talento calcistico e decide di acquistarlo per affiancarlo alla coppia Batistuta-Baiano. La squadra guidata da Ranieri riconquista subito la Serie A dominando il campionato cadetto. Schierato da trequartista e all'occorrenza da seconda punta conclude la prima stagione nel massimo campionato con appena 15 presenze, quasi tutte da subentrato, e zero gol, mentre nella stagione successiva riesce a ritagliarsi maggiore spazio e contribuisce alla vittoria della Coppa Italia. La stagione 1996-1997 inizia nei migliore dei modi per la squadra di Ranieri con la vittoria della Supercoppa Italiana ai danni del Milan, mentre il cammino in campionato è condizionato dall'avventura in Coppa delle Coppe terminata in semifinale contro il Barcellona. La stagione di Spadino, nonostante la spietata concorrenza di Oliveira e Baiano per affiancare l'intoccabile Batistuta, si conclude con la bellezza di 11 gol in 30 presenze. Con l'avvento di Malesani prima e Trapattoni poi sulla panchina viola, e gli acquisti di Morfeo e Edmundo, si riduce ulterioremente il minutaggio a sua disposizione ma, nonostante ciò, riesce comunque a contribuire al quinto e terzo posto dei gigliati nelle stagioni 97/98 e 98/99.

    RISERVA DI LUSSO - Per qualche strano motivo nel calcio esistono giocatori in grado di esprimersi al megli partendo dalla panchina. Un'esempio pratico di questa filosofia lo si può trovare in Spadino, autentico uomo della provvidenza per Ranieri, Malesani e Trapattoni. Ai tifosi della Fiesole bastava vederlo alzarsi dalla panchina per intuire che qualcosa sarebbe successo da lì a poco. Robbiati non è mai stato considerato un titolare nella sua carriera, troppi 90 minuti per un elemento capace di accendersi ad intermittenza, ma nei 15-20 minuti nei quali veniva impiegato era in grado di ribaltare le sorti dell'incontro. Un dribbling, una giocata imprevedibile, un assist o un gol. Grazie al suo fisico brevilineo gli bastava poco per entrare in partita. E magari risolverla.

    INTER, CHE RIMPIANTO - Consapevole di meritare più spazio di quanto ricevuto nelle ultime due stagioni a Firenze, decide di accettare l'offerta del Napoli di Ferlaino, ma, nonostante la promozione in Serie A ottenuta grazie al quarto posto, anche l'avventura alla corte di Novellino non può essere considerata molto soddisfacente: 2 gol in 20 presenze. La stagione successiva è l'Inter di Moratti a bussare alla porta di Spadino, ma anche a Milano le cose non vanno come sperato. Dopo sei mesi passati tra panchina e tribuna viene ceduto in prestito al Perugia, club con il quale sigla 3 reti in 12 presenze. La stagione 2001-2002 si ripete sulla falsa riga della precedente: ancora zero presenze nei primi mesi della stagione in nerazzurro, poi un nuovo prestito, questa volta alla Fiorentina ma senza grande fortuna.

    PRESENTE DA DIRIGENTE - Dopo aver collezionato zero presenze in due anni con la maglia dell'Inter, per quello che rimarrà il suo più grande rimpianto in carriera, all'età di 32 anni decide di accettare una nuova avventura in Serie B con la maglia dell'Ancona, poi passa al Grosseto prima di fare ritorno della sua Monza. Alla fine del 2008, dopo una stagio con il Como e due con il Figline, dice addio al calcio giocato. Ma è proprio sulle sponde dell'Arno che ha preso vita la nuova carriera di Robbiati. Dopo una breve esperienza da allenatore in seconda al fianco di Moreno Torricelli, ha iniziato a ricoprire il ruolo di direttore sportivo del Valdarno Fc, una delle scuole calcio più prestigiose dell'intera Toscana.

     


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