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    Che fine ha fatto? Bilica, dal rigore parato a Sheva al carcere in Brasile

    Che fine ha fatto? Bilica, dal rigore parato a Sheva al carcere in Brasile

    • Alessandro Di Gioia
    Fabio Alves da Silva, in arte Bilica, non è mai stato un calciatore banale: nemmeno da bambino, quando a Campina Grande, comune del Brasile nello Stato del Paraíba, nella parte più orientale dello stato sudamericano, venne soprannominato così perchè era ghiotto e vorace dei bilicas, i "lecca lecca". La sua storia si intreccia più volte con l'Italia e, suo malgrado, anche con il carcere. Ma andiamo con ordine.

    DALLE SPIAGGE ALLA LAGUNA - Nato nel gennaio 1979, comincia sin dall'infanzia a giocare a calcio, come tanti suoi connazionali, facendo pratica sulle spiagge campinesi, assieme all'amico e futuro calciatore dell'Hertha Berlino Marcelinho. Dopo le giovanili nel Bahia, esordisce nella massima serie brasiliana con la maglia del Vitoria, squadra di Salvador, mettendosi subito in mostra per le importanti doti fisiche, la coriaceità e il senso del gol di testa, pur essendo un difensore. In Italia si accorgono subito di questo promettente difensore e il più lesto, come spesso accade quando si tratta di colpi esotici, è Maurizio Zamparini, che lo porta nel suo Venezia a soli 19 anni.

    IL RIGORE PARATO A SHEVA E L'ESULTANZA CON TUTA - Con Walter Novellino in Laguna, Bilica vive gli anni più felici della sua carriera: quattro anni tra Srie B e Serie A, 75 presenze e una rete. Il Venezia di quegli anni è una delle squadre più divertenti d'Italia e il brasiliano riesce a mettersi in mostra di fianco a gente come Recoba e Maniero. Con la maglia neroverde entra nella storia quando, da portiere sostitutivo, riesce a parare un rigore all'attaccante più temibile di quei tempi, Andriy Shevchenko del Milan, anche se poi sul prosieguo dell'azione i rossoneri riuscirono ugualmente a segnare. Si distinse anche perchè fu l'unico giocatore ad abbracciare ed esultare assieme al connazionale Tuta, dopo che quest'ultimo segnò il gol della vittoria in un controverso Venezia-Bari del 1999, gara che fu sospettata di essere combinata per il pareggio.

    DAL BRASILE OLIMPICO ALLA GALERA - Tra il 1998 e il 2000 Bilica esordisce anche nella nazionale veredeoro, mettendo assieme ben 16 presenze e due reti con la maglia dell'Olimpica, con la quale disputò i giochi di Sidney 2000, a fianco di gente come Ronaldinho, Alex ed Edu. Dopo quattro anni in Veneto però decide di trasferirsi al Palermo, che nel frattempo era stato acquistato proprio da Zamparini. In Sicilia Bilica non si ambienta, così passa al Brescia prima e all'Ancona poi. Ma nel frattempo i guai giudiziari iniziano ad addensarsi sulla sua testa, distraendolo dal calcio: viene arrestato in Brasile con l'accusa di corruzione di minore, poi finisce nei guai per non aver pagato gli alimenti alle figlie, denunciato dalla ex moglie. Su di lui pesa anche un'accusa di stupro da parte di una vicina di casa. 

    GIRAMONDO PRIMA DELLA RICADUTA - Nel frattempo Bilica lascia l'Italia e comincia a girovagare, senza però mai più trovare la giusta tranquillità da dedicare al pallone: prima il ritorno in Brasile, nel Gremio e nel Goias, poi ancora l'Europa, in Germania nel Colonia, in Francia nell'Istres, in Romania nel Cluj e in Turchia, nel Sivasspor, nel Fenerbahce (dove vince campionato e coppa nazionale) e nell'Elazigspor, ultima squadra nella quale ha militato, quando non era fermo per problemi fisici. Dal punto di vista caratteriale sembrava essersi dato una calmata, ma il suo nome è balzato all'attenzione delle cronache negli ultimi giorni: rimasto disoccupato, si trova ancora una volta dietro le sbarre di un cella, di nuovo per non aver pagato gli alimenti alle figlie. Lunedì scorso è stato fermato ed arrestato a Joao Pessoa, città sull’Atlantico 700 km a sud di Fortaleza, in Brasile: il periodo di detenzione sarà di almeno due mesi. Della serie, "Bilica perde il pelo..."

    @AleDigio89

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