Che fine ha fatto? Sergio Conceicao, da talismano porta-trofei al fondo Doyen
IL PORTO-FORTUNA - Nato nella nota città universitaria portoghese di Coimbra nel 1974, inizia a giocare nelle giovanili dell'Academica, prima di essere ingaggiato a soli diciassette anni dal Porto, che lo manda a fare esperienza in seconda divisione al Penafiel e al Leca, infine al Felgueiras, club nel quale Sergio debutta in Primeira Liga, segnando 4 reti durante la sua prima stagione. Ala veloce, tecnica e prolifica, nel 1996 torna all'ovile, dove debutta sotto la guida del tecnico Antonio Oliveira, che lo lancia titolare: in due stagioni Conceicao contribuisce in maniera importante alla conquista di due campionati portoghesi e di una Coppa del Portogallo, senza però lasciare il segno in Europa. Nel 1998 Sergio capisce che è giunto il momento del grande salto: lo vuole la Lazio, in Italia, finalista di Coppa Uefa e vincitrice della Coppa Italia.
LAZIO DA SBALLO, PRIMA DEL SACRIFICIO - A Roma, dove arriva per 18 miliardi (non una cifra esigua per l'epoca), il portoghese esordisce con il botto: segna infatti la rete che vale la conquista della Supercoppa italiana, all'ultimo minuto, ai danni dell'odiata Juventus. In questo modo inizia a guadagnarsi l'aura di "portafortuna" o talismano: la prima stagione nel Belpaese è assolutamente da incorniciare, con le Aquile che arrivano seconde in campionato e vincono a Birmingham la Coppa delle Coppe contro il Maiorca di Hector Cuper, un allenatore che Conceicao rivedrà, suo malgrado, molto presto. Il portoghese è uno dei trascinatori della squadra, con le sue scorribande sulla fascia, e la nomea di giocatore fortunato lo esalta, tanto che anche la seconda stagione comincia con un successo, in Supercoppa europea, prima dell'esplosione di gioia finale: la Coppa Italia ma soprattutto uno storico scudetto per i biancocelesti. Nel mentre partecipa con la propria nazionale ai Campionati Europei in Francia, dove realizza una tripletta alla Germania, che porta il Portogallo in semifinale. Tutto sembra volgere al meglio per il portoghese, ormai entrato nella piena maturità calcistica: tuttavia viene sacrificato dalla Lazio, dopo 7 reti in 62 partite, che lo cede al Parma, assieme al compagno Almeyda, per arrivare a Crespo, pezzo pregiato per la Champions League.
L'INTER ESAURISCE LA SUA 'BUONA STELLA' - L'arrivo in Emilia non è semplice: abituato alla città di Roma, Conceicao non ha un buon rapporto con Malesani ma riesce a risorgere grazie a Ulivieri, conquistando il quarto posto in campionato. Nel 2001 arriva però il crack finanziario dei Ducali, costretti a cedere Buffon e Thuram alla Juve: il portierone azzurro viene sostituito da un giovane Frey, e nell'affare che porta il francese da Milano, sponda Inter, a Parma, rientra proprio il nostro Sergio, ancora una volta sacrificato sull'altare del mercato. In nerazzurro le premesse sembrano essere le migliori: nuovo ciclo, un allenatore importante come Cuper e tanta voglia di fare bene. Ma è solo l'inizio della fine: il portoghese non riesce ad esprimersi ai suoi livelli e finisce in panchina, la sua "buona stella" non aiuta l'Inter, che il 5 maggio del 2002, dopo aver lottato per tutta la stagione per il titolo, cede di schianto lasciando il passo alla Juventus e alla Roma. L'anno seguente la musica non cambia e un irriconoscibile Conceicao, al termine della stagione, decide di lasciare Milano, con il misero bottino di 41 presenze e un gol in due anni.
DALLE STELLE CHAMPIONS ALLE STALLE QATARIOTE - Il portoghese torna alla Lazio, ma non è più quello di una volta: così a gennaio torna in patria, al Porto, nella squadra allenata da un giovane Mourinho. Il potere del talismano torna a splendere: i Dragoes vincono infatti campionato e Champions nella stessa stagione, anche se Sergio gioca ben poco. Decide dunque di ripartire dal Belgio: nello Standard Liegi disputa un'annata da incorniciare, che lo porta a diventare il Giocatore dell'anno del campionato belga e sembra certificare una rinascita spezzata del tutto l'anno seguente, quando in seguito ad un aggressione all’arbitro Peter Vervecken viene squalificato per 3 anni. Conceicao, ormai trentatreenne, abbandona e decide di accettare i petrodollari dell’Al-Qadisiya, squadra qatariota. L'ultima esperienza europea è al PAOK Salonicco, dove, una volta appese le scarpette al chiodo, inizia la carriera di direttore sportivo.
L'ALLENATORE DELLA DOYEN E LO STADIO A SUO NOME - Ma il suo posto è il campo: così decide di diventare allenatore, tornando prima in Belgio per ricoprire il ruolo di secondo allo Standard Liegi, suo vecchio amore, poi in patria, da primo all'Olhanense e all'Academica, prima della grande occasione, sulla panchina dello Sporting Braga. L'anno scorso è stato il tecnico del Vitoria Guimaraes. Negli ultimi giorni si è tornati a parlare di lui per una nuova scelta professionale: Conceicao ha deciso di affidare i suoi interessi all'agenzia Doyen Sport, che annovera tra i suoi assistiti profili di calciatori e tecnici stimati in tutto il mondo. Il fondo di Nelio Lucas gestirà gli interessi del portoghese: per lui potrebbe prospettarsi un futuro alla guida di un club di prima fascia già nei prossimi mesi. Ah, dimenticavo: se passate da Coimbra, andate a visitare lo stadio. Si chiama Estádio Municipal Sérgio Conceição, in onore di un vecchio talismano...
@AleDigio89