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    Cellino choc: ‘Da presidente di Lega, bruciai un faldone con le fideiussioni false’. E la chiavetta di Moggi…

    Cellino choc: ‘Da presidente di Lega, bruciai un faldone con le fideiussioni false’. E la chiavetta di Moggi…

    Sono trapelate nuove dichiarazioni che promettono di scuotere il mondo del calcio. Le ha pronunciate il presidente del Brescia, Massimo Cellino, al programma della Rai, Report, che sta portando avanti una nuova inchiesta sulla Lega calcio.

    In un'anticipazione diffusa a “Radio Radio lo Sport” dal conduttore Sigfrido Ranucci, si sente Cellino parlare del suo periodo alla guida della Lega Calcio nel 2006, ruolo che assunse pro tempore al posto del dimissionario Adriano Galliani, nel periodo successivo all’addio di Moggi, Bettega e Giraudo. “Cercavo di tenere la baracca in piedi, stava crollando. Iniziai a pulire tutte le schifezze che c'erano là dentro, non sapevo da dove iniziare. Eravamo 6-7 presidenti, sempre riuniti in Lega, a cercare di organizzare il campionato”.

    “Avevo un contenitore con tutti i dossier: chi era iscritto con una fideiussione falsa, chi si scaricava come Irpef il trasporto...andammo nel piazzale giù di sotto, c'era un bidone di ferro: buttammo tutto dentro e lo facemmo bruciare con la trielina. La Finanza tornò e non trovò un c****. E io non c'ero neanche...”.

    Ranucci ha annunciato che nella prossima puntata di Report, in onda lunedì 17 aprile, si tornerà a parlare di Calciopoli. “Dedicheremo una puntata a Calciopoli partendo da una chiavetta che ci ha dato Luciano Moggi. L’aveva data ad Andrea Agnelli, l’ha data anche a un nostro inviato e devo dire che ci sono alcune intercettazioni molto interessanti che danno una lettura di quello che è stata Calciopoli, ma fanno anche capire qualcosa in più. Quello che emerge chiaramente è che c’è stata una volontà di un passaggio da una sorta di Prima repubblica del calcio ad una Seconda repubblica. E i protagonisti che abbiamo intervistato ci parlano proprio di incontri finalizzati a questo passaggio di potere, di un accordo politico imprenditoriale per, in qualche modo, scalzare il potere di Moggi, crearne un altro o comunque dare spazio ad altri poteri che già esistevano“.
     

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