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    Ce l'ho con... Spalletti e i soliti autogol di aprile: la protesta contro i tifosi del Napoli è molto pericolosa

    Ce l'ho con... Spalletti e i soliti autogol di aprile: la protesta contro i tifosi del Napoli è molto pericolosa

    • Andrea Distaso
      Andrea Distaso
    Arriva il mese di aprile, arriva il momento clou della stagione, quello nel quale si trovi a dover raccogliere i frutti (e i risultati) per quanto hai seminato nel corso di un'intera stagione sportiva. E a Napoli, come è accaduto in altre circostanze in passato, qualcosa si inceppa. Entrando nello specifico e volendo chiamare le cose col loro nome, è in questo periodo della stagione che qualcosa arriva puntualmente ad offuscare il lavoro di Luciano Spalletti. Che in carriera ha vinto e convinto, in Russia come a Roma, ma anche ad Udine - perché è sempre importante ricordarsi quelle che sono le reali prospettive delle squadre che si allenano e i traguardi conseguiti - ma che troppo spesso dà l'impressione di farsi tradire dalle pressioni e dalle difficoltà di gestirle quando la mente dovrebbe rimanere più lucida.

    IL PRECEDENTE - E' accaduto nella stagione scorsa a Napoli, dove è stato per larghi tratti protagonista della corsa scudetto insieme ad Inter e Milan prima di crollare proprio nel fatidico mese di aprile col doppio passaggio a vuoto casalingo con Fiorentina (2-3) e Roma (1-1) e l'incredibile sconfitta in rimonta di Empoli. Tre risultati negativi consecutivi ad archiviare i sogni di gloria e arrivati dopo settimane di musi lunghi e di forti tensioni per le parole pronunciate dal presidente De Laurentiis. Diversità di veduta sulla gestione della rosa che avevano seriamente increpato il rapporto tra i due e fatto temere anche il peggio, con l'addio anticipato di Spalletti. Incomprensioni dalle quali il Napoli ha saputo uscire rafforzato e più compatto e sulle quali ha costruito la clamorosa annata che sta vivendo, quella che le riconsegnerà uno scudetto che manca da ben 33 anni e che ha aperto incredibili prospettive pure in campo internazionale, con la possibilità di disputare una finale di Champions League. Almeno fino all'arrivo del mese di aprile...

    UN NAPOLI DIVERSO - La pausa di marzo per le nazionali ha restituito una versione diversa del Napoli, meno brillante dal punto di vista fisico anche per effetto di alcuni infortuni pesanti (da Osimhen a Simeone, passando per Raspadori) ma anche meno convinto sotto l'aspetto mentale, proprio quando la linea del traguardo è più vicina. L'inaspettato rovescio per 0-4 contro il Milan alla ripresa del campionato, la sofferta vittoria di Lecce e il nuovo ko contro i rossoneri, nel primo atto dei quarti di finale di Champions, sono la fotografia di una squadra azzurra che inizia a mostrare qualche cedimento sul piano nervoso. Una tensione palpabile e resa evidente dalle parole e dai comportamenti del suo allenatore, che proprio in occasione della doppia sfida ravvicinata contro la squadra di Pioli ha ingaggiato prima un vivace scambio di battute con Paolo Maldini (per l'esultanza di Leao nell'ultimo incrocio di campionato) e nella serata di martedì ha preferito spostare l'attenzione sulla discussa direzione arbitrale del rumeno Kovacs. In un crescendo rossiniano di accuse a destra e sinistra, è tornato prepotentemente alla ribalta pure il discorso relativo al plateale clima di contestazione del tifo organizzato del Napoli contro il presidente De Laurentiis, espressosi in maniera clamorosa durante la partita contro i rossoneri del 2 aprile scorso e che crea preoccupazioni in vista del ritorno dei quarti di finale di Champions di martedì prossimo.

    PROTESTA PERICOLOSA - "Se succede la stessa cosa prendo e vado a casa, lascio la panchina. Perché è una cosa inspiegabile. I ragazzi sono sensibili a quello che gli succede intorno e abbiamo giocato in un clima assurdo, siamo stati presi in ostaggio", ha dichiarato Spalletti dalla pancia di San Siro rincarando più volte la dose tra le interviste concesse alle televisioni e la conferenza stampa di fine serata. Una protesta legittima nel merito, ma pericolosa nei modi: un testa a testa contro una parte comunque importante e rumorosa della propria tifoseria proprio nel momento topico. Che non inficierà in alcun modo la conquista di uno scudetto atteso come non mai in città e sulla valutazione complessiva dell'annata del Napoli e del lavoro del suo condottiero. Ma che rischia di lasciare in eredità dei veleni abbastanza inutili proprio quando gli azzurri avrebbero la possibilità di rendere questa stagione memorabile. Forse irripetibile. E' il mese di aprile e dovrebbe essere quello della raccolta, non quello degli incomprensibili autogol.
     

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