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Sabatini a CM: 'L'assenza di Osimhen, gli errori di Maldini e un arbitro insicuro: cosa ci ha lasciato Milan-Napoli'
Nella perfezione delle sette partite senza Osimhen, c’era anche quel Milan-Napoli 1-2 nel girone d’andata. Risultato severo per i rossoneri. La squadra di Pioli aveva giocato forse meglio, ma aveva perso. Perché? Come per tutte le partite e per qualsiasi risultato, non esiste un’unica spiegazione. Ma provando a scorrere la formazione, si notano: l’assenza di Leao, la presenza di De Keteleare titolare (a scapito di Brahim Diaz), Kjaer in campo solo per un tempo e Calabria ben presto infortunato quindi sostituito da Dest. Quel 18 settembre era più diverso il Milan senza quattro titolari di ieri sera, piuttosto che il Napoli senza Osimhen. Chiaro?
Altrettanto chiaro è il mercato totalmente sbagliato dal bravo Maldini e dal bravissimo Massara. Succede. Però adesso è evidente. E l’evidenza viene certificata anche dai giocatori impiegati contro il Napoli in Champions League: appena 13, compresi i cambi, ma nemmeno uno arrivato in estate. È tornato il Milan dello scudetto, con Krunic al posto di Kessie. E non è un caso che si rivedano anche prestazioni nonché risultati simili.
Navigando tra numeri e statistiche del passato, si rischia comunque di dare spiegazioni incomplete. Quasi inspiegabile, come il gesto di un fuoriclasse, è per esempio la parata finale di Maignan. Ma è evidente che il portiere rossonero sia, in questo momento, quasi insuperabile e forse il migliore al mondo.
L’arbitro invece non è stato il migliore in campo. Anzi. Ha diretto la gara molto a modo suo. Abbastanza incomprensibile. Prima non ammoniva nessuno, poi tutti quelli che capitavano dalle sue parti. Ma l’espulsione di Anguissa è giusta, come l’ammonizione di Kim. Quel che non è giustificabile - l’ha detto anche Spalletti - è il mancato giallo a Leao per la bandierina rotta.
È una sfida che resta aperta, questa tra Milan e Napoli. Aperta a tutto, chiacchiere e polemiche comprese. Solo un particolare pare indiscutibile: che schifo, e che brutta figura europea, se lo stadio “Maradona” dovesse offrire ancora una volta le contestazioni viste e sentite in campionato. A prescindere da torti e ragioni variabili oppure opinabili, il vero tifoso fa il tifo per la propria squadra e non contro il presidente. Vale per Napoli e per tutti. Perfino per De Laurentiis. E “perfino” vale per l’uomo che non riesce proprio ad amare né a farsi amare da Napoli. Non vale per il presidente-manager che, numeri alla mano, sta insegnando a tutti come si fa calcio.