Getty Images
Cataliotti: voglio la procura di Cassano!
Ma arrivo, ora, a scrivere un pezzo sulla gestione di un calciatore professionista. Come si gestisce un campione alla Cassano? Il suo procuratore Beppe Bozzo non ha certo bisogno dei miei consigli. Ma coloro che ambiscono a diventare i nuovi manager del pallone sono realmente consapevoli di quanto sia difficile rappresentare gli interessi di un grande calciatore?
Il procuratore, oggi, non può, infatti, limitarsi a rappresentare un calciatore solo al momento della stipulazione di un contratto di prestazione sportiva. La firma di un contratto è semplicemente la ciliegina di un'immensa torta preparata nel tempo. Occorre trascorrere tante ore con il proprio assistito, conoscere lui e la sua famiglia in maniera graduale, senza mai forzare i tempi. Dopo una partita non ci si può dimenticare di aspettare il proprio "pupillo" all'uscita degli spogliatoi. Lui ci vuole presenti, anche se per una fugace pacca sulla spalla. La nostra presenza è pretesa, e non può essere delegata. Il procuratore deve saper ascoltare e parlare al momento giusto. E soprattutto deve essere capace di far fronte ai momenti più difficili. Che parole usare se il proprio calciatore, abituato a scendere in campo da titolare, dovesse ritrovarsi all'improvviso in panchina o in tribuna? E come aiutarlo in caso di grave infortunio? Non è possibile offrire una ricetta unica, risolutrice di ogni situazione. Sarà l'esperienza a condurre il neo-procuratore verso le migliori soluzioni. Ma ricordo nuovamente che il procuratore deve essere il più possibile accanto al calciatore, soprattutto quando le cose non vanno per il verso giusto.
Quando un calciatore non gioca (per scelta tecnica), ad esempio, non sarà mai sprecata un'ora di tempo trascorsa a parlare con il vostro calciatore, per rassicurarlo e per cercare di mantenere alta la sua autostima. I calciatori, è bene saperlo, non fanno le bizze perché vogliono guadagnare di più (sono TUTTI consapevoli di essere ragazzi fortunati), ma se gli togli ingiustamente il rettangolo di gioco perdono le staffe. Sono ragazzi che amano giocare a calcio. Vi svelo un segreto: ad una cena i calciatori amano parlare di calcio, di moduli di gioco, di metodologie di allenamento, ecc. Si annoiano, invece, quando le conversazioni inevitabilmente debbono virare su contratti, soldi, sponsorizzazioni. Si rifugiano, quando viene trattato l'argomento business, nel loro cellulare alla ricerca di uno spiraglio di giovinezza (un messaggino di una ragazza, un saluto di un vecchio amico). I calciatori sono più sensibili di quello che si possa immaginare. I loro occhi si illuminano quando ripensano alle loro migliori giocate, quando vengono a conoscenza di essere stati convocati in nazionale, quando prendono 7,5 in pagella. Tutto il resto li annoia. Ascoltano i discorsi dei "grandi" perché a loro si richiede di diventare "grandi" in fretta, e non possono sottrarsi al sistema che li vede come recitare nel ruolo di attori protagonisti.
Protagonisti come Antonio Cassano, il calciatore che non ho mai avuto, ma a cui dedico, a distanza di tanti anni, questo pezzo!
Jean-Christophe Cataliotti - www.footballworkshop.it