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    Caso scommesse, il modello Nba è applicabile ai nostri giovani? Ecco come controllano loro 'i rookie'

    Caso scommesse, il modello Nba è applicabile ai nostri giovani? Ecco come controllano loro 'i rookie'

    • Redazione CM
    Un nuovo caso scommesse sta scombussolando il calcio italiano. Le rivelazioni e le inchieste su giocatori di prima fascia del nostro panorama, come Fagioli, Tonali e Zaniolo, hanno creato enorme dibattito tra gli addetti ai lavori. Giovani, spaesati, ingenui e pieni di soldi, sono tanti i calciatori che cadono nella trappola dei vizi. Una delle soluzioni auspicate da tanti è quella di rimodellare i contratti in modo da far crescere gli emolumenti dei calciatori con la loro età, per evitare grosse somme a ragazzi ancora troppo giovani. Il modello che tanti indicano come quello da seguire è quello della Nba. Ma come funzionano davvero gli stipendi nella lega professionistica di basket americano?

    CAP - Il meccanismo della Nba è totalmente diverso da quello utilizzato nello sport europeo. Anzitutto c’è da considerare l’esistenza – fin dagli anni Ottanta - di un tetto salariale al monte ingaggi delle squadre. Il Salary Cap prescrive quanto una società possa pagare alla totalità dei propri giocatori. Un tetto, per l’appunto, da non poter sforare e che varia di anno in anno a seconda del benessere della Lega, del contratto collettivo dei giocatori e dei guadagni della stagione precedente. In realtà un team può sforarlo ma, facendolo, è costretta a pagare una Luxury Tax che viene ridistribuita tra tutte le altre squadre, ‘rispettose’ dei paletti.

    CIFRE, DURATE E METODI - La cifra esatta del Salary Cap e tutto quanto previsto nel contratto collettivo dei giocatori è frutto di lunghe ed estenuanti trattative tra le parti. Da un lato la Lega, dall'altra l'associazione dei giocatori che scelgono i loro rappresentanti del sindacato (anche super stelle come Chris Paul e LeBron James si sono sedute al tavolo delle trattative negli anni). Trovare un’intesa tra le parti è stato spesso compito arduo e, più volte negli ultimi anni, i giocatori sono ricorsi al Lock Down, la cosiddetta serrata, incrociando di fatto le braccia per mettere fretta alle trattative. Le grandi manovre per gli accordi collettivi sono indirizzate non per le stelle che non trovano tanti problemi ad accaparrarsi contratti remunerativi, quanto per i giocatori precari. Questi infatti percepiscono stipendi più bassi, spesso non garantiti. Sono giovani (minore è l’esperienza, minora la paga in Nba) o giocatori di livello inferiore che rischiano di uscire dal giro dell'NBA. Per questi esistono anche contratti di durate inferiori (anche decadali, di fatti delle prove di dieci giorni). Sono i giocatori che guadagnano il minimo salariale (varia anch’esso e, a stento, raggiunge il milione di dollaro) ed è per loro, soprattutto, che si battono anche i vari James e Paul.

    CONTRATTI – Altra differenza tra Usa ed Europa è che oltreoceano a scambiarsi non sono i giocatori ma i loro contratti. Niente acquisti, cessioni, prestiti e quant’altro: in NBA i giocatori cambiano tramite scambio o da agenti liberi, i nostri parametro zero. Anche in caso di scambio infatti un atleta percepirà le stesse somme percepite in precedenza e manterrà le condizioni del contratto firmato originariamente. I contratti NBA sono anch’essi stipulati in modo particolare. Gli accordi sono spesso pluriennali e, nella maggior parte dei casi, crescono con l’avvicinarsi della conclusione degli stessi, in un sistema a scale. 

    GIOVANI PROFESSIONISTI - Per entrare nella Lega, la maggior parte dei giocatori passa dal meccanismo del draft, per cui le squadre peggiori scelgono i migliori prospetti provenienti dalle università. Ogni giocatore NBA guadagnerà all’inizio il minimo consentito vista la sua situazione di ingresso nella lega (via draft, e se al primo o al secondo giro, oppure da free agent). L’importo esatto dello stipendio di un giocatore è determinato dalla posizione in cui viene scelto al draft: più alta è la posizione, più alto è lo stipendio. Ad esempio, per la stagione 2021-2022, il contratto da rookie per la prima scelta assoluta era di 8,1 milioni di dollari a salire, mentre lo stipendio per la trentesima scelta assoluta, l’ultlima del primo giro, era di 1,5 milioni. Si tratta di un metodo per ‘controllare’ gli incassi di giocatori alle prime armi e non far paracadutare nei loro portafogli somme immense, difficili anche da gestire per ragazzi spesso provenienti da contesti complicati. I giocatori tutti inoltre vengono pagati ogni due settimane durante la stagione e non mensilmente, in modo da aiutarli qualora avessero problemi nella gestione dei loro risparmi. E sono controllati in ogni aspetto della loro vita. Le franchigie Nba si sono dotate di professionisti in ogni campo che seguono gli atleti a 360°: dalla gestione dei rapporti con i media a quello con il mondo fuori (vita sociale, rapporti con l’altro sesso e amministrazione del patrimonio). Come in Europa, anche negli Usa conoscono benissimo il rischio che corrono questi giovani sportivi e si sono mossi, già da tempo, per tutelarli.

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