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Calcio ai tempi del virus, pochi sputi e la contraddizione esultanze: abbracci vietati, ma le marcature vanno bene?
In campo si sono visti pochi sputi (Raphael Guerreiro del Dortmund alla fine del primo tempo) e nessuna stretta di mano. Molti saluti con il gomito e gli allenatori senza mascherina (meno male), cioè a lingua sciolta per dare disposizioni. I panchinari seduti nella prima fila della tribuna e distanziati di almeno un paio di seggiolini. Festeggiamenti rapidi (sempre a colpi di gomito) e senza alcuna ammucchiata. Nel caso del primo gol di Haaland (primo del Borussia e primo in assoluto in Bundesliga dopo la lunghissima pausa) abbiamo assistito ad un balletto del marcatore con i compagni che lo imitavano a distanza di tre-quattro metri.
Questa delle mancate esultanze è, a tutti gli effetti, una contraddizione. Di fatto sono bandite o del tutto sconsigliate, ma come la mettiamo quando un giocatore (Todibo per esempio) fa strisciare il suo corpo contro quello di un avversario (lo stesso Haaland) per limitarne il movimento nell’area del portiere? In pratica se, come abbiamo sempre sostenuto, il calcio è uno sport di contatto, soprattutto tra avversari, perch* impedire di abbracciare i compagni dopo un gol? O il contagio è possibile solo tra chi indossa la stessa maglia?
Giusto, invece, non stringersi le mani prima e alla fine della partita. La solidarietà e il rispetto tra giocatori non hanno bisogno di ulteriori gesti simbolici e allargare il possibile contagio anche ad arbitri e assistenti non sarebbe propriamente prudente. Insomma, dove si può, il contatto si evita, ma tra ventidue uomini che si strusciano per catturare un pallone è del tutto impossibile, in tempi di post lockdown, non prevedere un possibile contagio.
Si è vista anche l’innovazione dei cambi (da tre a cinque) che hanno consentito alle partite di avere un ritmo alto fino alla fine. Essere contrari a questa possibilità di sostituzione non significa alterare il campionato (come pensano Nicchi e Zeman), ma casomai il contrario: un torneo è tanto più regolare quanto le squadre riescono a essere competitive. Giocando così spesso (la Bundesliga, se tutto va bene, finirà entro giugno) gli infortuni si moltiplicheranno e il ricorso alla panchina sarà per forza più frequente. Tre cambi erano pochi, cinque sono più aderenti non solo alla situazione attuale, ma anche ad un calcio che per forza e velocità è in continua progressione.
@gia_pad