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    Calcio ai tempi del virus, pochi sputi e la contraddizione esultanze: abbracci vietati, ma le marcature vanno bene?

    Calcio ai tempi del virus, pochi sputi e la contraddizione esultanze: abbracci vietati, ma le marcature vanno bene?

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Pensavo meglio. E’ vero che il calcio tedesco non ha mai elettrizzato nessuno, però uno in astinenza da più di due mesi di cross, tiri e gol poteva legittimamente ritenere che ci fosse un maggiore coinvolgimento personale nel giorno della ripresa ufficiale dell’attività sportiva. La prima cosa da dire, dunque, è che il calcio al tempo del coronavirus non è molto diverso da quello che lo ha preceduto. Certo, gli stadi sono vuoti e dall’audio della televisione si sentono le voci dei giocatori e degli allenatori, però, dal punto di vista tecnico, l’assenza non condiziona i comportamenti. Anzi, alla fine di Borussia Dortmund-Schalke 04 (risultato 4-0), i calciatori del Borussia sono andati sotto il “muro giallo” - la curva dei propri sostenitori ovviamente assenti - e senza tenersi per mano, anzi osservando le distanza di sicurezza, hanno mimato l’esultanza collettiva portando tutti insieme le braccia al cielo, dopo una breve rincorsa. L’insigne Massimo Marianella, su Sky Sport, ha parlato del rispetto della tradizione, una sorta di omaggio ai tifosi rimasti a casa. Credo che abbia ragione, anche se ha aggiunto che pure l’ironia ha fatto la sua parte. Miracoli del calcio: rendere ironici i tedeschi era considerata un’impresa impossibile.

    In campo si sono visti pochi sputi (Raphael Guerreiro del Dortmund alla fine del primo tempo) e nessuna stretta di mano. Molti saluti con il gomito e gli allenatori senza mascherina (meno male), cioè a lingua sciolta per dare disposizioni. I panchinari seduti nella prima fila della tribuna e distanziati di almeno un paio di seggiolini. Festeggiamenti rapidi (sempre a colpi di gomito) e senza alcuna ammucchiata. Nel caso del primo gol di Haaland (primo del Borussia e primo in assoluto in Bundesliga dopo la lunghissima pausa) abbiamo assistito ad un balletto del marcatore con i compagni che lo imitavano a distanza di tre-quattro metri.

    Questa delle mancate esultanze è, a tutti gli effetti, una contraddizione. Di fatto sono bandite o del tutto sconsigliate, ma come la mettiamo quando un giocatore (Todibo per esempio) fa strisciare il suo corpo contro quello di un avversario (lo stesso Haaland) per limitarne il movimento nell’area del portiere? In pratica se, come abbiamo sempre sostenuto, il calcio è uno sport di contatto, soprattutto tra avversari, perch* impedire di abbracciare i compagni dopo un gol? O il contagio è possibile solo tra chi indossa la stessa maglia?

    Giusto, invece, non stringersi le mani prima e alla fine della partita. La solidarietà e il rispetto tra giocatori non hanno bisogno di ulteriori gesti simbolici e allargare il possibile contagio anche ad arbitri e assistenti non sarebbe propriamente prudente. Insomma, dove si può, il contatto si evita, ma tra ventidue uomini che si strusciano per catturare un pallone è del tutto impossibile, in tempi di post lockdown, non prevedere un possibile contagio

    Si è vista anche l’innovazione dei cambi (da tre a cinque) che hanno consentito alle partite di avere un ritmo alto fino alla fine. Essere contrari a questa possibilità di sostituzione non significa alterare il campionato (come pensano Nicchi e Zeman), ma casomai il contrario: un torneo è tanto più regolare quanto le squadre riescono a essere competitive. Giocando così spesso (la Bundesliga, se tutto va bene, finirà entro giugno) gli infortuni si moltiplicheranno e il ricorso alla panchina sarà per forza più frequente. Tre cambi erano pochi, cinque sono più aderenti non solo alla situazione attuale, ma anche ad un calcio che per forza e velocità è in continua progressione.

    @gia_pad

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