Borioni: dove vai senza la preparazione?
È facile per esempio pensare agli obblighi di marketing, le urgenze degli sponsor e – per farla breve – le tournée estive in giro per il mondo che finiscono per condizionare i programmi estivi degli allenatori. Quelli più collaborativi si adattano, quelli più intransigenti si arrabbiano.
Ma gli scompensi alla lunga emergono. Chissà se c’è un collegamento diretto tra gli obblighi “istituzionali” (in primis la Supercoppa giocata a Pechino) che hanno impedito alla Juventus di dedicarsi a un’adeguata preparazione in montagna, con i risultati zoppicanti di inizio stagione e con i numerosi stop di molti suoi giocatori, al netto della variabile dell’imprevedibilità e della cattiva sorte, sempre da considerare. I sospetti sembrano fondati (e poi a Vinovo quest’estate la temperatura era proibitiva e non solo per allenarsi).
Perché la questione la si può valutare da un’altra angolazione, quella opposta. Prendiamo il Napoli: la squadra di Sarri in pre-campionato ha trascorso un lungo ritiro in alta quota, a Dimaro, puntando quindi più sul lavoro che sui test amichevoli. Una preparazione vecchio stile, con due sole puntatine all’estero per verificare lo stato di forma. Sarà un caso ma il Napoli, adesso, è la squadra che possiamo considerare più in forma, a giudicare da quanto corrono in campo i giocatori azzurri e dai risultati che stanno ottenendo.
Si tratta – vale ripeterlo – di semplici deduzioni prive di un supporto scientifico, se non quello statistico. Perché quando si parla di preparazione e di infortuni entrano in gioco numerosi fattori (chi ricorda il tema dei “campi di Vinovo”?), non ultimo quello psicologico: non è un mistero che anche l’approccio mentale del calciatore - più o meno motivato, più o meno sereno - sia in grado di influire sull’esposizione a possibili guai muscolari. E poi ci sono le diverse tendenze della preparazione. In Italia si punta molto sul lavoro in palestra: ma lavorare agli attrezzi con carichi elevati non è la stessa cosa che farlo sul campo con carichi naturali. Ci saranno anche in questo caso conseguenze sul piano del gioco (una squadra muscolare è più forte ma più statica, una squadra tecnica è meno solida ma più dinamica) e anche degli infortuni (si richiede armonia pure nello sviluppo della struttura muscolare di un giocatore).
Altra variabile: gli impegni con le rappresentative nazionali, ovvero diverse metodologie di allenamento intermezzate al lavoro dei club.
In conclusione, resta l’impressione dettata dagli ultimi risultati. Le squadre che si sono allenate con continuità e in un clima adeguato nel corso del ritiro estivo (Napoli, ma anche Fiorentina e la stessa Inter) stanno decisamente meglio. La Juve che è rimasta a casa (come pure il Milan) ora fa più fatica. Senza scomodare presunti summit tra tecnici e società (e aldilà delle cosce in crescita di Dybala), è un dato su cui riflettere. Il calcio è semplice. Fino al prossimo risultato del campo.
Luca Borioni