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Borioni: Torino-Juventus, rissa al derby dei Pulcini. Quanti cattivi esempi
Ancora una volta il calcio (inteso come sport, non come il gesto violento di tirare calci addosso a persone inermi) è il pretesto, ancora una volta le bassezze e l’ignoranza generale vanno oltre le questioni di tifo o di appartenenza. È vero anche che il calcio è sempre più un ricettacolo di pessime abitudini e di condotte immorali, se non peggio. Certo, gli esempi a tutti i livelli sono pessimi, a parte poche eccezioni, e con tutta la buona volontà si fa fatica a non osservare la vicenda ampliando la visuale e andando a trovare inevitabili connessioni, prima fra tutte quella che conduce alle frasi, di stampo razzista, recentemente attribuite al presidente Tavecchio, cioè a chi il calcio in Italia in teoria lo rappresenta. Come si fa a non pensarci?
E come si fa a non provare ribrezzo per qualcuno che dovrebbe educare e che insulta e mena a colpi di “negro”, pochi giorni dopo i fatti di Parigi?
A parte tutto, lo squallore emerge. E ha ragione la società di Borgomanero organizzatrice di quel torneo di Pulcini a puntualizzare come l’episodio abbia infangato il senso di una giornata di gioco e di sorrisi, che fin lì era trascorsa all’insegna del fair play e dei valori sportivi. Guai a generalizzare, il segnale indica che la follia della violenza e dell’ignoranza è sempre dietro l’angolo, ma se c’è una possibilità di combatterla è più facile forse farlo alla base, a livello di sport giovanile, che non al vertice. Anzi, è necessario farlo. Partendo dal calcio, dove le vigliaccherie sono riscontrabili da tutti e con frequenza: gli insulti ai ragazzini, gli insulti agli arbitri a loro volta ragazzini, le minacce, la tristezza, la violenza. Con il solo unico denominatore dell’ignoranza, ovvero la non conoscenza. O la conoscenza di un solo pensiero. Che poi è quello che ispira efferatezze anche in altri ambiti (lo abbiamo visto in questi giorni). Siate affamati (di cultura), siate creativi (chi è razzista è banale).
Luca Borioni