Rojadirecta è stata davvero sconfitta?
La diretta viene offuscata ma la partita – intesa in generale come quella che da anni va in scena tra Rojadirecta e le aziende televisive che investono cifre notevoli per i diritti esclusivi – prosegue. Da tempo assistiamo a questo confronto, senza vinti né vincitori. Così come va avanti la battaglia tra chi deve far rispettare le vigenti leggi del copyright e chi crede in una rete libera da qualsiasi condizionamento. Sono posizioni inconciliabili, ma resistono e aldilà di ogni altra considerazione invitano a riflettere sul ruolo e sull’efficacia di certe leggi pensate per il vecchio sistema mediatico in un contesto rivoluzionato dal digitale, dove è necessario che l’ordinamento giuridico si riadatti alla nuova realtà.
Il problema è stato già dibattuto. Il fenomeno Rojadirecta (per quanto riguardo il calcio e gli altri sport, ma pensiamo anche al cinema con Netflix e alla musica con Spotify) è emerso per la prima volta negli Usa, dove i blocchi decisi dal giudice si sono alternati a continue riaperture.
In Italia è stata Mediaset (con Sky in seconda linea) a portare avanti l’attacco ai link delle dirette gratuite per la difesa dei propri interessi. Dopo gli annunci trionfali dell’esclusiva Champions per i prossimi tre anni con tanto di investimenti fuori dall’ordinario, sono arrivate le interferenze della tv svizzera, di quella tedesca (con Sky alla finestra) e poi le ripetute azioni di disturbo dei link collegati alle tv e alle dirette di tutto il mondo.
L’impressione è che non sia finita qui. Che anche in questo weekend, ci sarà qualcuno capace di aggirare l’ostacolo per godersi una diretta via internet, con qualche pausa e interruzione, ma pur sempre a costo zero. “Non va!”.
Luca Borioni