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    Bernardini: come ti caccio il mister

    Bernardini: come ti caccio il mister

    Chi scende e chi sale. Come nella vita. Anche Mourinho al capolinea? Certamente sarebbe clamoroso. Persino gli Dei cadono, talvolta, e quando accade il rumore si sente in tutta la galassia. E’ complicato pensare a un “Special one” silurato in corsa, anche perché ad Abramovich il licenziamento costerebbe quanto comprare la Luna. Ma fa effetto sentire la voce di un giocatore del Chelsea lamentarsi così: "Meglio perdere che continuare ad avere uno come Mourinho". Peccato di lesa maestà e fucilazione del giocatore o inizio della fine per il tecnico? Vedremo.

    Siamo di nuovo al serial Panchine Bollenti. Quelle per la serie "Se non ci riesco io, allora vuol dire che qui al Milan occorre un esorcista". Ripensavo alle parole pronunciate da Sinisa Mihajlovic un paio di settimane fa mentre, in televisione, il bomber Mattia Destro aveva appena segnato il secondo gol per il Bologna. Conosco da una vita Roberto Donadoni per poter giurare che non ha mai avuto nulla a che fare con Belzebù. E’ soltanto un ragazzo d’oro e un buon allenatore. Non una sorta di Padre Amorth. Eppure il Bologna di ieri, in particolare quello del secondo tempo, sembrava non avesse mai avuto alcuna parentela con la squadra bolsa e annoiata di appena qualche giorno prima. Donadoni aveva potuto lavorare solo pochi giorni e l’Atalanta non era certamente un avversario morbido. Malgrado ciò, ecco i rossoblù confezionare una gara inimmaginabile con tanto di risultato netto a corredo. Di qui una domanda: possibile che la causa di tutto fosse Delio Rossi? Subito dopo una riflessione: era accaduto quello che, di tanto in tanto, avviene nel calcio allorchè sono in primis i giocatori a fare in modo che l’allenatore, evidentemente sgradito alla maggioranze del gruppo, venga rimosso dall’incarico. Non si tratta di un evento frequente ma succede.
    E’ chiaro che tutto o quasi dipende dalla forza carismatica e del peso specifico dello stesso mister sia nei confronti della società e soprattutto di coloro che sono comunque dei ragazzi. Ricordate Francesco Morini il roccioso difensore della Juventus stellare di Trapattoni? Ebbene un giorno, davanti a un caffè, mi disse: "Sono tutti impegnati a lodare il mister per i risultati che stiamo ottenendo. Io sono convinto che questa squadra potrebbe tranquillamente fare a meno dell’allenatore e vincerebbe in egual misura". Naturalmente si trattava di un paradosso. Il Trap non venne mai contestato e i suoi giocatori erano contenti del rapporto. In ogni caso la frase di Morini era rivelatrice di un certo pensiero corrente. E non solo in Italia.

    Il grande Socrates mi confidò, davanti a una birra alle “Tre panche” di Firenze, che si era stupito perché l’allenatore De Sisti decidesse tutto da solo anziché interpellare l’assemblea dei giocatori come facevano al Corinthias. Probabilmente “Picchio” non aveva letto i Diari del Che. Sta di fatto che gli esempi, più o meno famosi, non mancano per cementare questa tesi.

    Cesare Prandelli che, allora era l'allenatore del Lecce, scappa nottetempo dalla città dove ha capito che per lui non può esserci un domani. Corrado Orrico che lascia il ritiro dell’Inter e rinuncia ai quattrini perché nello spogliatoio quando parla lo guardano come un Ufo. Gigi Simoni, che pure è un maestro, licenziato da Moratti con gli occhi lucidi perché non piace a Ronaldo. Mazzarri per il quale il Meazza è diventato un inferno in terra. Baldini che, a Palermo, è talmente stressato da prendere a calci il collega De Carlo. Ruotolo che, al Genoa, manco fa in tempo a mettere le sue cose nell’armadietto e viene congedato da Spinelli perché i giocatori non lo ritengono all’altezza.

    Persino alla Juventus accade di dover cacciare il mister. Si chiama Gigi Maifredi. Manco lui è un esorcista, ma neppure una “sola”. Però sbaglia una mossa fondamentale. Affida l’intera squadra e anche se stesso nella mani di Roberto Baggio. Nel senso che lo coccola oltremisura e stravede, dicendolo, solo per lui. Baggio è un mito, certamente, ma gli altri si sentono esclusi e si incazzano. Per la prima volta nella sua storia la Juve non entrerà in Europa. E ancora. La serietà troppo seriosa di Ottavio Bianchi era insopportabile, a Napoli, per il clan di Diego. Pippo Inzaghi per troppi giocatori del Milan era rimasto un ex compagno e basta.

    Un fenomeno comunque mica soltanto italiano. In Algeria, per esempio, l’ex stella Anelka prima ha picchiato il mister Mezaian Ighil, guru del calcio africano, poi lo ha fatto licenziare e infine è andato lui a sedersi in panchina. E che dire del Liverpool affidato ora a Klopp e tornato a vincere? Idem. Perlomeno stando alle parole di Emre Can il quale ha confessato pubblicamente: “Il nostro ex allenatore Rodgers non aveva colpe, lui è un grande. La responsabilità era tutta nostra”.

    Che fare? Nulla Va così, come è sempre andata. Anche se da una piccola squadra della piccola Svizzera, il Grenchen che milita in Terza Categoria, arriva un timido ma sostanzioso avviso ai naviganti. I giocatori della squadra ultima in classifica hanno trovato, appeso alla porta dello spogliatoio, un foglio protocollo scritto a mano dal presidente. Undici di loro potevano tornarsene a casa, Licenziati in troco. Il mister resta al suo posto.

    Marco Bernardini 

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