Getty Images
Bernardini a CM: 'Club di Peter Pan', la pensione attende
Eppoi, volete mettere, la libertà di dire senza dover mentire. Anche le verità più scomode. Proprio come fanno i bambini. Ricordate Cossiga, il picconatore? Fu dopo la pensione che decise di aprire il sacco. Il pianeta della politica e dintorni arrossirono per la vergogna e, per tentare una goffa difesa, non trovarono di meglio se non dire che “Il presidente era impazzito”. Macchè, stava benissimo. Come, osservandoli, stanno che è una meraviglia Giovanni Trapattoni, Carletto Mazzone, Cesare Maldini, Eugenio Fascetti, Corrado Orrico, Dino Zoff, Gigi Riva, Gianni Rivera, Marcello Lippi, Fabio Capello e tanti altri sul punto di scollinare e di iscriversi al “Club di Peter Pan”. Per ceri versi più freschi di un tempo. Certamente più sinceri e meno ingessati. Una tessera, quella del “Club” che non rappresenta, però, una via di fuga dalle proprie responsabilità di anziano, semmai proprio il contrario: il dovere e anche il piacere di fare da maestri a tutti coloro che sono impegnati a resistere nel caos della quotidiana mischia selvaggia. A cominciare dai nostri figli perché, già stanchi e annoiati ancora prima di cominciare, non debbano vivere già da giovani la pensione “dentro” come bambini vecchi. Sono coloro che la prendono e che si prendono sempre troppo sul serio e per i quali anche il gioco del pallone non è mai stato un gioco ma sempre e soltanto un mestiere attraverso il quale esercitare il potere sino a sentirsi onnipotenti. Ma di onnipotenza, alla fine, si muore. Esempi non ne mancano, manco nel calcio. Da Giraudo a Galliani, tanto per dire. Il primo è finito a Londra, paradossalmente dove in Kensingthon Garden vive Peter Pan. Il secondo, con signorilità, potrebbe raggiungerlo lasciando il Milan a qualche vecchio bambino ancora il grado di sognare e di far sognare.
Marco Bernardini