Gerd Muller, leggendario bomber tedesco e protagonista tra l’altro dell’indimenticabile saga calcistica “Italia-Germania 4 a 3”, ci ha lasciati. Non è morto, beninteso. Molto più semplicemente e molto più drammaticamente, per tutti coloro che lo hanno amato, non appartiene più al film quotidiano nel quale tutti noi interpretiamo il ruolo di consapevoli passeggeri su questa Terra. La sua mente è volata via in un luogo che nessuno può manco permettersi di immaginare. E’ stata rapita da una brutta Bestia il cui nome suona come una parolaccia. Un insulto alla vita. Halzeihmer. Stava per compiere settant’anni, Gerd Muller le cui esistenze pubblica e privata sono degne di un serial cinematografico. Tre anni fa, andando a passeggio per Trento insieme con i ragazzi dell’Under 21 tedesca, si era perso tra i vicoli della città. Lo trovarono all’alba seduto su una panchina con lo sguardo perso nel vuoto. “Era ubriaco fradicio”, così partì il gossip delle malelingue che avevano sempre considerato il bomber un personaggio border line. Non era affatto sbronzo. Quel corto circuito mentale così improvviso era il segnale dell’arrivo della Bestia nel cervello di un uomo già anziano ma non ancora vecchio. Ora Muller non è più in grado di tornare indietro dal luogo dove è andato a finire e il mondo del calcio planetario, insieme con Casa Bayern che fu il suo posto delle fragole, non possono fare altro se non raccontare di lui e delle sue imprese di bomber inimitabile. Una malattia, quella che ha resettato la mente di Muller, sempre più invasiva e frequente a tutti i livelli sociali. Altri personaggi dello sport sono stati toccati da questa oscurità. Vujadin Boskov è morto senza più riconoscere nessuno. Gigi Radice racconta a sua moglie Nerina storie di quando era bambino. E Gigi è tornato bambino sul serio. Una tragedia per chi resta a osservare da fuori. Un paradosso per le vittime del male. Nel senso che loro non provano sofferenza fisica e né dolore. Si trovano da un’altra parte. Punto e basta. E lì vivono unì’esistenza che noi non possiamo conoscere. Forse stanno anche bene non dovendo più confrontarsi con le quotidiane schifezze che questa vita ci presenta con puntualità barbara. Potrebbe sembrare una bestemmia ma, ragionando con calma, si può presumere che questi teneri e dolci ammalati “del nulla” si trovino assolutamente a loro agio nel loro nuovo mondo. Lì possono sicuramente sognare e, senza che nessuno li possa disturba, magari rivedere se stessi nei momenti più lieti della loro vita. Ed è per questo che a Gerd Muller, insieme a tutti coloro che stanno giocando a scacchi con la Bestia, mi piace augurar con il cuore una notte infinita di riposo e di sogni colorati.