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Bernardini: Maldini come Boniperti per il dopo Galliani
Prendiamo il Milan, oggi. Una ex bellissima, malandata, un po’ stracciona, disorientata e soprattutto sconosciuta ai suoi amanti. Ebbene, rammento la Juventus della fine Anni Sessanta. Il suo nome desolatamente scritto sulla tabella a destra della classifica e neppure in alto. Umberto Agnelli, il presidente, aveva lasciato all’onesto ma fragile Vittore Catella (“Per una Juve più bella” recitava beffardo lo slogan elettorale del candidato per il Partito Liberale) il quale pur avendo esordito con l’accoppiata vincente scudetto-Coppa Italia nel ‘68, la stagione successiva dovette subire il “tricolore viola” della Fiorentina eppoi vivere una serie di campionati da presidente di una grande decaduta.
La mattina prestissimo di una bella giornata primaverile torinese, Giampiero Boniperti viene svegliato dal suono del telefono. La voce dell’Avvocato: “Giampiero, per favore, pensaci tu”. Non è una preghiera. E’ un ordine. Gianni Agnelli non sopporta l’idea che il suo giocattolo preferito funzioni a metà e come comparsa nel luna park del pallone. Sicchè, Il capitano di una squadra stellare torna in pista con l’incarico di presidente. L’escalation è immediata. Prima con Carletto Parola in panchina e poi con la grande scommessa stravinta Giovanni Trapattoni. Boniperti è il comandante di quella nuova macchina da guerra e Italo Allodi ill suo Richelieu. Il presidente è nato nel 1928.
Paolo Maldini è nato nel 1968. Ha smesso di giocare ancora integro fisicamente e mentalmente. Il Milan e soltanto il Milan ha rappresentato sempre la sua casa professionale. Proprio come la Juventus per Boniperti. Ed esattamente come l’ex capitano bianconero si è fatto da parte senza far rumore malgrado le assicurazioni ricevute da Berlusconi in tempi non sospetti per la serie “Paolo, sarai tu il futuro del Milan”. Una società che da almeno un ventennio vede come deus ex machina il “sciur” Adriano Galliani. Un dirigente che per i colori rossoneri ha sicuramente dato l’anima, ma al quale soltanto a sentire il cognome Maldini viene l’orticaria. Rammento che quando, anni fa, andavo a trovare il buon Cesare in sede lo trovavo relegato in un ufficio da solo a temperare matite. Fino a quando, stanco di fare il fantasma, salutò con dignità e finì a lavorare per gli arabi di Al Jazira. Probabilmente è vero che i figli pagano i conti del padre. Così Paolo, anche lui, si tiene ben lontano dal “suo” Milan. Gestisce, con i fratelli, aziende assortite a Milano e, amando davvero il calcio ma non come allenatore, si è comprato una squadra a Miami. Oggi è un ottimo e competente imprenditore. E, siccome Silvio Berlusconi in quanto a senso del business e genialità aziendale non ha davvero rivali, sarebbe augurabile, per il Milan e per il suo popolo, che il patròn facesse la stessa cosa che venne in mente all’Avvocato tanti anni fa. Prendere il telefono, chiamare e dire: “Paolino, per favore, pensaci tu”.
Marco Bernardini