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    Marco Bernardini scrive per CM: Torino, suona di nuovo la tromba granata

    Marco Bernardini scrive per CM: Torino, suona di nuovo la tromba granata

    Qualcuno giura di averne sentito il suono. Quello della carica. Non vi sono dubbi, dicono. E’ la tromba dentro la quale, per anni memorabili, soffiò anche l’anima Oreste Bolmida il capostazione dello scalo Porta Nuova a Torino che la domenica attaccava il suo concerto al Filadelfia non appena intuiva che gli “invincibili” avevano necessità di speciali energie medianiche. E funzionava sempre. Una musica senza confini e, seppure nella sua semplicità di canone, diversa da tutte le altre. Capace di scavalcare le montagne e di carezzare le onde del mare per farsi ascoltare da chiunque avesse orecchio. Sono alte e molto recettive le “antenne” del popolo granata. In grado, talvolta, di percepire suoni che altri non sanno cogliere e in arrivo persino da mondi invisibili come quello dove continuano a vincere gli eroi della collina infame. Nulla accade mai per caso quando si tratta di Toro. E’ tutto scritto. Come, per esempio, mi è accaduto ieri sera in una ruspante trattoria di  un piccolo paese della Versilia, da “Demè”, dove ho scoperto che Eugenio Fascetti va regolarmente a mangiare più che altro per parlare un po’ di pallone e tantissimo di cose granata. Al tavolo di fronte due belle signore. La più giovane mi costringeva a rastrellare il fondo della memoria senza, però, che riuscissi pescare granchè. Poi: ”Ciao, Marco. Io ti ho riconosciuto, tu no. Sono Carla Mariani, l’ex moglie di Pietro un tuo amico. Venisti al nostro matrimonio”. Eccomi sommerso da un’onda granata. Ed è stato dolce annegare in mille ricordi e altrettante emozioni antiche. Il Toro di Ventura, poche ore prima, aveva stupito contro il Palermo per eroicità e, come inventò quel genio di Giovanni Arpino, per tremendismo. Secondo in classifica,  dietro all’ Inter e alla “gemellata” Fiorentina. Non accadeva da una vita. Da quarant’anni, per l’esattezza. Da quando, stagione 1975-76, i meravigliosi ragazzi di Gigi Radice vinsero lo scudetto  del risorgimento granata. Telecomandati da Pecci, per fornire palloni e gloria al micidiale terminale Puliciclone, entrarono così prima nella storia e poi nella leggenda. Il presidente, cuore d’oro e Toro, era Orfeo Pianelli. Il suo fidato consigliere era l’avvocato Venezia. Il padre di Carla Mariani, appunto. E’ lei che mi confessa, niente imbarazzata, di aver sentito suonare la tromba di “monsù Bolmida”. E come lei, per un’incredibile passaparola, tutti i ragazzi del “Settantasei” più, naturalmente, Aldo Agroppi. Persino Gigi Radice che, però, perso nel suo mondo autistico nel quale riesce ogni tanto a fargli visita la moglie Nerina può soltanto sorridere. Ora tocca al buon maestro Ventura e ai suoi allievi confermare l’esistenza nell’aria di quel magico refrain. Il presidente Cairo, anche lui cuore d’oro e Toro, pare l’abbia già sentito. Ma non lo dice. Per scaramanzia.

    Marco Bernardini

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