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    Bernardini: l’Avvocato,  il Trap e io. Una colazione a Siviglia

    Bernardini: l’Avvocato, il Trap e io. Una colazione a Siviglia

    A poche ore dalla sfida tra Juventus e Siviglia, leggo che le due squadre in questione non si sarebbero mai incontrate fino a questa sera. Sbagliato. Può accadere di non ricordare. Rammento benissimo, invece, quella primavera del 1986 in cui insieme con Giovanni Trapattoni trascorremmo un week end proprio a Siviglia. Per lavoro naturalmente. Lui doveva “visionare” la prossima avversaria della sua Juve e io, al seguito, dovevo relazionare per “Tuttosport”.

    Siviglia è una città stupenda. L’Hotel Ritz, poi, una favola. Al mattino ci trovammo nella sala colazioni un poco sul tardi. La partita sarebbe stata giocata nel pomeriggio. Ad un tratto, sollevammo lo sguardo dal capucccino e brioche per osservare chi stava entrando nella saletta ormai vuota. Nientemeno: l’avvocato Gianni Agnelli, sua moglie Donna Marella e il loro fedele amico Yas Gawronsky. Tutti e tre in gita di piacere a girare per mostre. Si siedono ad un tavolo poco distante dal nostro. L’Avvocato ci vede e il suo volto si illumina. Un attimo ed è al nostro tavolo. Un cenno di intesa alla moglie e all’amico, poi ordina il brunch  e resta con noi. Un’ora di orologio  a parlare specialmente di Juventus e di tante altre cose insieme mentre Donna Marella e Gawronsky aspettavano passeggiando fuori dal Ritz. Poi il  congedo e uno degli uomini più potenti del mondo che prende la mano della sua signora e se ne va a passeggiare.

    Trap e io, allo stadio. Non ricordo come andò la partita. Non era un Siviglia galattico quello. Eppoi avevo ben altro da scrivere all’insaputa di Giuan, il signore degli scudetti. Da lì alla fine del campionato infatti, quelli sarebbero stati gli ultimi mesi del Trap sulla panca della Juve dove si era seduto per dieci anni. Ernesto Pellegrini, il presidente dell’Inter, lo aveva convinto a cambiare aria per rifondare la squadra nerazzurra. Trattative sotterranee ma in pieno svolgimento. Trovo conferma del “tutto fatto” per telefono da una “talpa” milanese. Scrivo ogni cosa.

    La mattina, sono ancora a letto e vengo svegliato da colpi come se qualcuno volesse buttare giù la porta della camera. Vado ad aprire. E’ il Trap. Meglio, la raffigurazione più incazzato che si possa immaginare del Giuan il quale, tra un porco qui e un porco là, urla “Ma che cazzo hai scritto, sei diventato matto?”. Lo lascio sfogare. Lo conosco bene, ormai. E’ una persona speciale e perbene. “Scusa, Giovanni, ma è vero o no che andrai all’Inter”. E lui, abbassando lo sguardo: “Beh, sì. Ma cosa c’entra. Proprio sulla mia pelle devi fare gli scoop. Vedrai adesso che casino…”. Scoppiammo a ridere e ci preparammo per tornare a Torino. Insieme.

    Marco Bernardini

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