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  • Barella e D'Ambrosio l'anima di un'Inter che non si arrende mai. Eriksen impari

    Barella e D'Ambrosio l'anima di un'Inter che non si arrende mai. Eriksen impari

    • Filippo Tramontana
      Filippo Tramontana
    Doveva essere riscatto e riscatto è stato. Ovviamente non è stato facile primo perché il Cagliari è una squadra difficile da affrontare e secondo perché le cose “facili” in casa Inter non sono mai di moda. La vittoria alla Sardegna Arena è stata tanto faticosa e sudata quanto importante soprattutto per come si era messa la gara. La squadra è uscita dal campo a fine primo tempo sotto 1-0 con il Cagliari che all’ultimo secondo di recupero si è divorato il 2-0 sulla linea di porta con Pavoletti. Incredibile se si pensa che il migliore in campo fino a quel momento è stato Cragno, letteralmente miracoloso su 4 occasioni clamorose avute dagli attaccanti dell’Inter nei primi 45 minuti. Conte ha ragione, in un momento così difficile dopo l’eliminazione di Champions fresca fresca quel gol avrebbe potuto abbattere un elefante e in effetti la squadra nel secondo tempo è parsa sì vogliosa ma anche confusa e impaurita.

    Non è un momento in cui le cose girano da sole per il verso giusto, ogni tiro verso la porta di Handanovic è un gol, mentre per segnarne uno si suda parecchio nonostante le occasioni siano tante. Contro lo Shakhtar pronti via traversa di Lautaro a portiere battuto, stesso discorso per il match contro il Cagliari, 78 minuti di tiri in porta prima di trovare la brillante e vincente conclusione di Barella. Vittoria sudata, sofferta, importante. Ma devo essere sincero prima del gol di Barella avevo gettato le armi, sembrava davvero una partita stregata, dove tutto va male e la palla proprio non ne vuole sapere di entrare.
     
     

    In quel momento per raddrizzare le cose ci vuole una forza superiore, una volontà di ferro di qualcuno che non si rassegni alla sconfitta e prenda in mano la situazione. Quel qualcuno ha l’anima italiana e la tempra del gladiatore: Nicolò Barella! Barella è stato un gigante come lo è spesso da parecchio tempo. In campo si sente e si vede sempre in ogni situazione, non si arrende mai. Si è parlato spesso del fatto che dovesse fare il salto di qualità, lo ha fatto e ora sta diventando pure un leader insostituibile. Domenica pomeriggio lui non si è arreso, correva ovunque (nonostante la caviglia malconcia), recuperava palla dappertutto, si “sbatteva” e si proponeva per ogni passaggio sulla trequarti. Al minuto 78 ha tirato fuori la perla che ha levato le castagne dal fuoco. Ma il pareggio non gli bastava, aveva la “carogna” sulle spalle, voleva vincere! Il cross per Danilone arriva da lui, 2-1 e partita ribaltata.

    Questo fanno i campioni, questo fanno i leader. Leader silenzioso anche colui che ha trasformato in gol (come spesso gli capita) il cross di Barella: Danilo D’Ambrosio! La sua incidenza sulle partite incerte è davvero impressionante. Quando c’è da mettere in chiaro le cose nei momenti decisivi Danilo risponde presente. Conte fa entrare in partita D’Ambrosio solo alla fine per sostituire l’infortunato Hakimi (anche lui appena entrato). L’ex laterale del Torino non si fa pregare e decide quindi di risolvere la partita a modo suo: stacco imperioso sul secondo palo e gol decisivo. Incredibile!  Barella e D’Ambrosio sono l’anima italiana dell’Inter che non si rassegna, che non ha paura di provarci e che butta il cuore oltre l’ostacolo e le avversità.

    C’è chi invece quell’animo cerca di trovarlo a poco a poco insieme alla fiducia che ancora non si sente attorno. Eriksen è stato protagonista di 20-25 minuti esaltanti, dove ha recuperato palloni e letteralmente inventato assist. Il passaggio al volo no look che ha smarcato Lukaku solo davanti alla porta da solo vale il prezzo del biglietto. Poi piano piano si è spento uscendo dalla partita. La sensazione è che il danese abbia bisogno di fiducia e minuti che fino ad ora non ha praticamente avuto. Anche lui però deve dare qualcosa in più anche a livello di “carattere”. Non possiamo chiedere a Erksen di diventare un Barella o un Vidal, ma di aumentare un pochino i giri del motore entro e non oltre le sue caratteristiche quello sì. Guai però a perdere un talento affermato come lui, in futuro potremmo pentircene.

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