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    Alessandro Lucarelli: io capitano, resto qui. Storia di un leader

    Alessandro Lucarelli: io capitano, resto qui. Storia di un leader

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    Da Parma negli ultimi 30 anni (abbondanti) sono passati alcuni tra i più grandi calciatori della storia recente del calcio. Gigi Buffon, di diritto sul podio dei migliori portieri della storia del calcio, cresciuto a Parma e tornato a Parma a chiudere la sua splendida carriera.

    Lilian Thuram e Fabio Cannavaro sono stati tra i più forti difensori della loro epoca. Tino Asprilla con il suo genio calcistico e le sue follie ha fatto innamorare Parma e il pubblico del Tardini.

    Taffarel, Brolin e Grun, i primi stranieri arrivati a Parma, hanno lasciato un ricordo indelebile, come sportivi e come uomini.

    Parma si è deliziata gli occhi con le magie di Zola, l’istinto killer di Crespo e Chiesa, le illuminazioni di Veron.

    E poi Minotti, Apolloni, Di Chiara, Benarrivo, Boghossian, Stanic, Stoichkov, Pippo Inzaghi, Mutu, Adriano, Dino Baggio, Morfeo, Gilardino, l’enfant du pays Alessandro Melli fino al recente amore per il genio e il sinistro del “Mudo” Franco Vazquez ... e sicuramente ce ne dimentichiamo qualcuno.

    A Parma però sono altri due i calciatori che sono stati, sono e saranno sempre nel cuore del popolo gialloblu: “il sindaco” Marco Osio e “il Capitano” Alessandro Lucarelli.

    E’ di quest’ultimo che vogliamo raccontarvi oggi.

    Non è la storia di un talento innato, di un goleador letale o di un centrocampista tecnico e creativo. Non è di certo neanche quella di un “maledetto”, di quelli cioè che i doni ricevuti dal Dio del Pallone li hanno calpestati e gettati nel cesso.

    E’ esattamente il contrario.

    La storia di un uomo valoriale, con un senso etico e di appartenenza che sembra uscito da un’altra epoca, quella nei quali le “bandiere” nel calcio esistevano e “resistevano” anche al canto delle sirene dei grandi club e all’attrazione fatale per montagne di denaro.

    Nel luglio del 2008 Alessandro Lucarelli arriva a Parma dove trova il fratello maggiore Cristiano, bomber dei “crociati” arrivato a Parma nel gennaio dello stesso anno.

    Il Parma non è riuscito nel “miracolo” di mantenere la categoria.

    Cristiano, nonostante le tante richieste, decide di rimanere a Parma per riportare i ducali nella serie maggiore. Gli viene consegnata la fascia di capitano e anche grazie ai suoi gol il Parma raggiunge l’obiettivo.

    Alessandro, in quella squadra che chiuderà al secondo posto il campionato cadetto, diventa immediatamente una colonna. Ha un sinistro “educato”, è fortissimo in marcatura e nel gioco aereo (caratteristica di famiglia) è praticamente insuperabile.

    Ma c’è un altro aspetto che lo fa diventare immediatamente imprescindibile in squadra: doti di leadership conclamate e un carisma innato che lo trasformano immediatamente nel punto di riferimento assoluto per i compagni ... anche senza quella fascia da capitano che in quella stagione porterà il fratello e che qualche anno dopo erediterà da Stefano Morrone.

    Al ritorno in Serie A nel 2009 fanno seguito diverse ottime stagioni, quasi tutte chiuse in posizioni tranquille di metà classifica, senza toccare i vertici della Serie A ma anche senza particolari patemi d’animo o apprensioni in chiave salvezza.

    E’ nella stagione 2013-2014, con Roberto Donadoni in panchina, che arriva un eccellente 6° posto finale che per il Parma vuol dire tornare a disputare una Coppa Europea.

    Contemporaneamente arrivano però i primi “scricchiolii” che da lì a poco diventeranno un autentico terremoto.

    Il mancato pagamento delle ritenute IRPEF preclude, a vantaggio del Torino, la possibilità di giocare in Europa.

    Ghirardi (Presidente) e Leonardi (DS) gridano allo scandalo, al complotto e alla congiura rafforzando la loro indignazione con frasi apocalittiche tipo “Oggi è finito il calcio”.

    ... A “finire” saranno loro due e purtroppo anche il Parma Calcio spazzato via dalle serie professionistiche e costretto a ripartire dalla serie D per colpa di una gestione societaria inadeguata (eufemismo clamoroso!).

    Il 2014-2015 si conclude nella maniera più ingloriosa e immeritata per una città educata, composta e mai esagerata nelle proprie manifestazioni anche nei momenti più difficili.

    A quel punto, come accade a tutte le latitudini, inizia un “fuggi fuggi” generale, dove tutti indistintamente cercano la salvezza dalla nave che sta affondando.

    Tutti tranne uno.

    «Io resto qui. E farò di tutto per riportare il Parma e Parma dove merita: nel calcio professionistico».

    A pronunciarla e lui, Alessandro Lucarelli.

    La sua voce fuori dal coro, in direzione “ostinata e contraria” rispetto a tutti i suoi colleghi, è la scintilla che fa tornare l’entusiasmo tra i tifosi che solo poche settimane prima sembrava spento per sempre.

    Parma risponde al grido di battaglia del suo Capitano e affronta il campionato di Serie D con lo spirito giusto.

    A questo si aggiunge la creazione di una Società costruita su diverse imprese locali e la bellissima e romantica scelta di affidare ad eccellenti persone che nel recente passato avevano fatto la storia del Parma. E così a Nevio Scala viene data la Presidenza, Lorenzo Minotti Direttore Tecnico, Andrea Galassi Direttore Sportivo, Fausto Pizzi Responsabile del settore giovanile e Luigi Apolloni allenatore.

    Il “Parma Calcio 1913” è pronto a ripartire.

    Della stagione precedente in massima serie è rimasto come detto un solo calciatore: Alessandro Lucarelli.

    Basta e avanza.

    Perché intorno a lui crescono ragazzi di grande professionalità che assimilano immediatamente la filosofia del Capitano: «Noi siamo il Parma e ogni squadra giocherà contro di noi la partita della vita. Tecnica e tattica non ci basteranno: ci vogliono “cuore e attributi”».

    Il Parma vincerà quel campionato di Serie D, mentre nella stagione successiva la promozione arriverà attraverso i play-off, chiusi con la vittoria in finale a Firenze contro l’Alessandria.

    L’entusiasmo in città è tornato ai massimi livelli.

    Ora però ci si attendono un paio di stagioni di transizione, di presa di coscienza e di valutazione della rosa prima di dare l’assalto alla promozione in Serie A.

    In tutto questo però si leva la solita voce fuori dal coro.

    E’ sempre lui, Alessandro Lucarelli a parlare come sempre con estrema chiarezza.

    «Do’ una mano a portare il Parma in Serie A e a fine stagione smetto».

    Sembrava più un grido di battaglia alla “Braveheart” per motivare “la truppa” in un’impresa obiettivamente assai complessa e improba.

    Ma come accadde quel giorno a Stirling Bridge quello che sembrava impossibile si verifica. Il Parma, grazie al secondo posto finale in campionato conquista la terza promozione consecutiva, cosa mai riuscita a nessun altro club nella storia del calcio italiano.

    Ok, adesso però ci si attende che il Capitano, che ha mantenuto la prima parte della promessa (riportare il Parma in A) rinneghi però la seconda parte (... e poi smetto).

    Non sarà così. Alessandro Lucarelli manterrà in pieno la sua promessa.

    A 41 anni appenderà i fatidici scarpini al chiodo uscendo dal campo definitivamente.

    ... per entrare, per sempre, nel cuore di tutti i tifosi del Parma.




    ANEDDOTI E CURIOSITA’

    Alessandro Lucarelli ebbe una parte di rilievo anche nella rinascita di un altro grande Club colpito in maniera durissima dalla giustizia sportiva.

    Nella stagione 2003-2004 sarà uno dei titolari della Fiorentina, appena ripescata in Serie B, che al termine della stagione ritornerà nella massima serie.

    Alessandro però non rimarrà a Firenze.

    Il richiamo della “sua” Livorno non può cadere nel vuoto ...

    Il Livorno, tornato in Serie A dopo ben 55 stagioni nelle serie inferiori, disputerà un campionato eccellente chiudendo con un prestigioso e inatteso nono posto finale.

    ... e le prestazioni dei due fratelli “enfant du pays” Cristiano ed Alessandro saranno determinanti.

    Nella stagione successiva, tra la sorpresa generale, Alessandro lascia Livorno.

    La destinazione è Reggio Calabria.

    La Reggina è da alcune stagioni una realtà consolidata della nostra Serie A ma è evidente che ogni anno l’obiettivo principale è quello di mantenere la categoria.

    Alla sua prima stagione con il nuovo Club Alessandro e compagni riescono a raggiungere l’obiettivo senza soffrire più di tanto. Un 13mo posto finale con ben dodici punti di vantaggio sulla terz’ultima classificata, il Lecce.

    Il problema si presenta nella stagione successiva. In seguito alle tristi vicende di “Calciopoli” la Reggina viene sanzionata con undici punti di penalizzazione.

    Salvarsi stavolta è un’impresa quasi disperata.

    Invece la Reggina ce la fa, contro tutti i pronostici della vigilia.

    Grazie ai gol di Rolando Bianchi e Nicola Amoruso (18 il primo, 17 il secondo) ma anche grazie alla leadership difensiva di Alessandro Lucarelli, autore di una stagione eccellente e, tanto per cambiare, con la fascia di capitano al braccio!

    A Lucarelli, Mister Mazzarri e a tutta la rosa di quella squadra Reggio Calabria consegnerà in segno di riconoscenza “le chiavi della città”.

    Alessandro fa di nuovo le valigie. Stavolta tocca al Genoa, neo promossa in Serie A, che richiede le sue prestazioni.

    Anche stavolta i risultati vanno aldilà delle attese. Un ottavo posto finale che solo i pessimi risultati nella parte finale del campionato impediscono di raggiungere un prestigioso piazzamento UEFA.

    Al termine di quella stagione si ripresenta l’occasione di giocare ancora insieme al fratello Cristiano. Poco importa se sarà in Serie B.

    Il Parma per avere uno dei centrali più continui, affidabili e carismatici di tutta la serie A sborserà meno di mezzo milione di euro.

    Considerando le dieci stagioni giocate da Alessandro Lucarelli nella bellissima cittadina emiliana e i risultati ottenuti ... riuscite ad immaginare denaro speso meglio di così per un calciatore?

    Infine due ricordi che non possono certo essere trascurati né tantomeno dimenticati.

    E’ il giorno dell’Epifania del 2014. Il Parma affronta tra le mura amiche il Torino. Il risultato, mentre sta per scadere il primo tempo, è sull’uno a uno. C’è un calcio d’angolo a favore dei “crociati”. Sul pallone va Marco Marchionni, l’autore del gol del pareggio del Parma.

    Il suo corner non è certo perfetto. E’ una traiettoria a mezz’altezza che tocca terra sul vertice dell’area piccola. E’ proprio lì che si è mosso Alessandro Lucarelli che anticipando i difensori granata arriva per primo sul pallone. Ed è a questo punto che si inventa una giocata degna dei migliori numeri “10” della storia del calcio: un tocco delicatissimo con il tacco del piede destro che s’infila sotto la traversa del numero 1 granata Padelli.

    Un gol paragonabile a quello che Mancini segnò proprio al Parma quindici anni prima ... forse addirittura più bello e difficile.

    Per chi non conoscesse le doti di leadership di Alessandro Lucarelli è sufficiente un video di un minuto: è quello “rubato” negli spogliatoi del Parma prima dello spareggio ai play-off di Serie C giocato a Firenze contro l’Alessandria.

    In quel minuto c’è tutto.

    E la risposta in campo fu esattamente quella che Alessandro Lucarelli aveva sperato, stimolato e ... profondamente meritato.

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