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  • Dio perdona... Riga... No! Il volo del calabrone: la favola del muratore che imparò a volare

    Dio perdona... Riga... No! Il volo del calabrone: la favola del muratore che imparò a volare

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    Quando hai 23 anni e di giorno tiri su dei muri di mattoni o con una cazzuola in mano distribuisci l’intonaco sulla facciata di una casa diventa difficile pensare che la vita possa avere in serbo qualcosa di diverso.

    Quella è la tua professione ed è quello che ogni probabilità farai per il resto della vita.

    E’ la cosa che sai fare meglio e in fondo non ti dispiace neppure.

    Anzi.

    Ma c’è un’altra cosa che ti piace fare.

    Tirare calci ad un pallone.

    Ti piace talmente tanto che neanche 8 o 9 ore di cantiere sotto il sole della tua Lipari ti tolgono la voglia e l’entusiasmo per presentarti anche per quattro sere alla settimana alle 19 in punto per iniziare l’allenamento.

    Lo fai da anni e ti sembra la cosa più bella e naturale del mondo.

    Nel frattempo però è accaduto qualcosa.

    Dopo aver passato anni a prenderti cura degli attaccanti avversari un giorno si fa male il centravanti della tua squadra.

    Il tuo “mister” ha un’intuizione.

    Sceglie proprio te come sostituto.

    Inizi a segnare da subito. E tanto.

    In quel preciso momento il tuo mondo comincia piano piano a modificarsi, a muoversi ... fino a capovolgersi.

    Si perché di gol ne fai talmente tanti che di te si interessa anche la squadra più importante della provincia, quel Messina per il quale hai sempre fatto il tifo fin da bambino.

    E’ “solo” il Campionato Nazionale Dilettanti ma è la “tua” squadra e le ambizioni della rinnovata società sono importanti.

    Quando il sogno sembra che inizi a prendere forma in realtà si sgretola tutto.

    Le cose non vanno come avevi sognato.

    O meglio.

    Ci vanno per il Messina che trionfa in campionato e conquista la promozione in C2 ... ma con un contributo, il tuo, assai lontano dalle aspettative della vigilia.

    Tre soli gol in ventinove partite e l’etichetta che a 24 anni sembra definitiva: “il suo posto non è in queste categorie”.

    Il tuo lavoro di muratore è lì che ti aspetta. Probabilmente ora con la serenità di chi comunque ha avuto la possibilità ma non è riuscito a coglierla.

    ... molto meglio che non averci neppure provato.

    C’è qualcuno però che non è convinto che debba per forza finire così.

    E’ la seconda squadra della provincia, l’Igea Virtus di Barcellona Pozzo di Gotto. E’ sempre Serie D ovvero ad un passo dal calcio che conta e soprattutto che “paga”.

    Hanno ragione loro.

    Sei molto, molto di più di quello che avevi fatto vedere nel Messina.

    Due stagioni eccellenti dove con i tuoi gol trascini in alto l’Igea ... talmente in alto da conquistare la promozione in C2 al termine della tua seconda stagione al club.

    E qui che inizia il “volo del calabrone”. Una stazza, la tua, che non dovrebbe prevedere le acrobazie, gli stacchi imperiosi o certe progressioni di potenza ed equilibrio che invece hai nel tuo repertorio.

    Anche il calabrone secondo le leggi fisiche è troppo pesante per volare ... ma lo fa.

    E tu fai come lui.

    Dopo due stagioni a quel livello il tuo nome è uscito non solo dai confini della tua città e della tua regione ma è arrivato fino in Puglia.

    E’ il Taranto, squadra pugliese che gioca in C2, a volerti.

    Quando sei arrivato là ti hanno sicuramente raccontato di “Iaco-gol”, di Erasmo Iacovone, centravanti come te e simbolo eterno di quella città che più o meno vent’anni prima stava per coronare il sogno della serie A ... prima che un delinquente che scappava dalla polizia finì la sua corsa contro la piccola utilitaria del povero Erasmo, portandosi via lui e i sogni di una città intera.

    A questo punto la scelta è facile: Taranto vuol dire addio a cantieri, betoniere e mattoni.

    ... male che vada sarà solo un arrivederci perché loro saranno sempre lì ad aspettarti.


    Non ce ne sarà bisogno.

    A Taranto “il calabrone” volerà più in alto che mai.

    Subito la promozione in C1 e l’anno successivo quella in serie B sfuggirà solo davanti all’ultimo ostacolo: il maledetto spareggio con il Catania.

    A questo punto il “calabrone” è diventato un’aquila.

    Per Christian Riganò ci sono richieste da importanti squadre della serie cadetta ma per lui c’è una sfida ancora più intrigante che lo attende.

    In quell’estate del 2002 c’è una gloriosa società che in passato è stata capace di appuntarsi sul petto due scudetti ma che è appena caduta in disgrazia.

    Si chiama “Florentia Viola” che non è altro che il nuovo nome che si è data la Fiorentina dopo la retrocessione d’ufficio in C2.

    Christian non ci pensa un secondo.

    In fondo “costruire” è sempre stato il suo lavoro. Lo farà anche a Firenze.

    ... e ne uscirà una casa meravigliosa.



    ANEDDOTI E CURIOSITA’

    Uno dei più grandi dolori della vita del bomber di Lipari fu la perdita del padre avvenuta proprio nel momento in cui Christian stava spiccando il volo nel mondo del calcio.

    «Mio padre non mi ha mai ostacolato nel mio percorso. Era però preoccupato per la mia salute fisica e del fatto che un infortunio potesse impedirmi di presentarmi in cantiere. Mi ripeteva spesso “figliolo ma chi te lo fa fare di rischiare le gambe per quei quattro soldi che ti danno nei dilettanti?” era la sua frase ricorrente agli inizi della mia carriera».

    Firenze fu sicuramente una delle pagine più belle e indimenticabili della sua carriera. Dopo i tantissimi gol segnati nella prima stagione in C2 nell’estate del 2003 arriva un’altra notizia positiva per il popolo viola: il prossimo campionato non verrà disputato in C1 ma in Serie B, allargato in quella stagione a 24 squadre. Qualcuno in società pare si lasci assalire dai dubbi: Riganò sarà all’altezza di una categoria dove, a 29 anni compiuti, non ha mai giocato una sola partita?

    La risposta, come farà sempre Riganò in tutta la carriera, la darà sul campo.

    26 reti in 46 partite ufficiali in stagione che contribuiranno in maniera decisiva alla conquista della promozione nella massima serie degli uomini di Emiliano Mondonico.

    Il 12 settembre del 2004, allo stadio Olimpico di Roma contro i giallorossi Christian Riganò farà, a 30 anni suonati, il suo esordio nella massima serie.

    Esempio meraviglioso di dedizione, “cuore” e bravura.

    La sua partita purtroppo durerà meno di mezz’ora a causa di un infortunio muscolare che lo terrà ai box per diverse settimane.

    Ma la data probabilmente più importante per la carriera del possente attaccante siciliano è quella del 14 novembre del 2004.

    La Fiorentina gioca tra le mura amiche il derby contro il Livorno.

    Riganò si è appena ripreso dal suo infortunio e parte dalla panchina.

    E’ un bel derby in una bella giornata di sport. Fioccano le occasioni ma i gol non arrivano.

    Mancano meno di venti minuti alla fine.

    Riganò è in campo da una manciata di minuti quando Miccoli, raccogliendo una corta respinta della difesa del Livorno stoppa la palla, alza la testa e vede il “taglio” di Riganò verso il centro dell’area. Il piccolo attaccante calcia di esterno destro. La palla sembra un tantino lunga. Non per “il calabrone” che vola ad inzuccare di testa in tuffo. Palla sul palo lontano e gol del vantaggio che Christian Lucarelli riuscirà a pareggiare pochi minuti dopo, rovinando in parte la giornata perfetta di Riganò.

    Gli infortuni continueranno a tormentare Riganò per il resto della stagione.

    Quattro gol in diciotto partite sono un bottino assai inferiore alla sua media.

    Al termine di quella stagione alla Fiorentina arriva Luca Toni, reduce da due eccellenti stagioni al Palermo. Ha caratteristiche molto simili a Riganò e così per il bomber siciliano si prospetta un prestito all’Empoli, squadra sempre della massima serie.

    Qui Christian si scopre “spalla” perfetta per il partner d’attacco Francesco Tavano.

    I due diventano una sorta di “Andersson-Signori” o “Skuhravy-Aguilera” con il primo a fare sponde, assist e “sportellate” con la difesa avversaria e il secondo a preoccuparsi di spedirla in fondo al sacco.

    Sarà un’ottima stagione per l’Empoli (8vo posto finale) e la dimostrazione che anche la serie A è un palcoscenico più che adatto alle grandi qualità di Riganò.

    Terminato il prestito c’è il ritorno a Firenze ... ma il destino gli regala l’occasione che, dentro di lui, attendeva forse da sempre.

    Nell’estate del 2006 Christian Riganò torna a Messina.

    Non è più il “piccolo” Messina che aveva lasciato nelle serie inferiori otto anni prima. Il Messina ora gioca in serie A anche se nella stagione conclusa è arrivata una retrocessione sul campo che lo scandalo di Calciopoli correggerà spedendo nella serie cadetta la Juventus e permettendo al Messina di restare nella massima serie.

    Christian ci mette anima e corpo. Gioca una stagione semplicemente strepitosa. Segna 19 reti e solo due calciatori fanno meglio di lui.

    Si chiamano Francesco Totti e Cristiano Lucarelli.

    Luca Toni, suo sostituto alla Fiorentina, si fermerà a 16 ...

    Ma tutto questo, incredibilmente non basta.

    Il Messina chiuderà tristemente all’ultimo posto in classifica.

    Il suo exploit però è uscito dai confini nazionali. Su di lui si è concentrata l’attenzione di una squadra della Liga spagnola: il Levante che punta sul bomber italiano per garantirsi la salvezza.

    Qui trova due compatrioti: Marco Storari in porta e Damiano Tommasi a centrocampo. La squadra però è troppo debole. I rifornimenti per Riganò sono scarsi e non di grande qualità.

    A gennaio decide di fare ritorno in Italia nelle file del Siena.

    ... non prima però di regalarsi una giornata di gloria anche in terra iberica.

    E’ il 4 novembre del 2007. Il Levante affronta in casa l’Almeria.

    E’ già uno scontro salvezza ... che il Levante vincerà per tre reti a zero e nel tabellino dei marcatori ci sarà un solo nome: quello di Christian Riganò autore di una splendida tripletta.

    E’ di poche settimane fa una sua intervista dove Riganò afferma, con giusto orgoglio e la sua proverbiale umiltà, che pur senza averne la necessità è tornato al suo vecchio lavoro da muratore.

    «Non amo stare fermo. E poi in fondo so fare bene solo due cose: buttare il pallone in fondo a una porta e fare il muratore».

    Ecco, si parla tanto di “esempi ai giovani”.

    Riuscite ad immaginarne uno migliore di quello di Christian Riganò?

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