Aldo Serena: "Ancelotti mi sputò addosso, crisi di panico sul rigore sbagliato a Italia '90"
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Compagni memorabili?
"Ero innamorato di Platini per come giocava: aveva tutto quello che non avevo io. Poi mi sembrava impossibile che potesse esistere un calciatore come Scirea: bravo, buono, competitivo ma rispettoso degli altri. Con Nicola Berti ho avuto un'amicizia terapeutica: io portavo solidità ed equilibrio lui mi ha tirato fuori la leggerezza e la spensieratezza. Ci vediamo ancora".
Van Basten le tirò la sabbia in faccia. Vi chiariste?
"No. E nemmeno con Ancelotti che mi sputò addosso. Ma Carlo al Milan mi fece dei complimenti dopo un'amichevole, mi tese la mano".
"È forte dalla cintola in su": con questa frase l'Avvocato Agnelli la destabilizzò?
"No, perché Boniperti gli disse che aveva sbagliato e mi tranquillizzò. Da ex campione fu il dirigente più grande".
Da ragazzino era interista perché il Milan la scartò?
"No, perché ero un bastian contrario rispetto ai miei amici. Ora si dice che i ragazzi trascurano il calcio, ma noi ne vedevamo pochissimo. Per far crescere la passione, forse l'attesa dell’evento è meglio dell’evento in sé".
Ha mai rischiato di finire dentro il buco nero del rigore sbagliato a Italia '90?
"Mi ha creato dei problemi, penso di aver avuto una crisi di panico. Avevo le gambe durissime, respiravo in modo strano: il portiere mi sembrava un gigante. Non ricordo nulla dell’errore, né di tutto quello che è successo dopo: un black out di due giorni".
Roby Baggio non si perdona ancora l'errore del 1994.
"Io me lo sono perdonato, perché per andare avanti devi chiudere la porta. Però resta la parentesi peggiore della mia carriera: tornando indietro, cambierei il lato del tiro".
Luisa Corna e a sua moglie Cristina sono le altre due donne della sua vita?
"Sì, è vero. Ma mi faccia citare ancora Gianni Agnelli, ci sono uomini che parlano di donne e uomini che parlano con le donne. Faccio parte della seconda categoria".
Se la cava con classe.
"Posso dire che quando sei giovane, giochi a calcio e hai visibilità è difficile tenere a freno la primavera milanese".
Follie per amore?
"In quel contesto, essere fedeli era un'impresa ardua".
Luisa Corna la conquistò con l'aiuto di Giò Ponti? "Vivevo nella casa dell'architetto, nella mansarda della figlia. Lei, come suo padre, mi scriveva dei messaggi composti da parole e figure. E io ho scritto a Luisa la mia prima lettera in questo modo un po' artistico, ha funzionato".
Ha mai ricevuto attenzioni maschili?
"C'era un signore che aveva un'agenzia di viaggi che lavorava con l'Inter. Mi disse che doveva fare un articolo su di me per un giornale canadese, perché a 18 anni avevo esordito con un gol alla Lazio. Andai nel suo ufficio di San Babila, di sera. Mi disse di portare la divisa sociale, per fare delle foto e mi chiese di cambiarmi. Andai in un'altra stanza e quando sono tornato e lui ha cominciato a farmi degli apprezzamenti ho capito che la situazione non era chiara, mi sono cambiato di nuovo e me ne sono andato".
Diaz nell'Inter dei record e Piccinini a Mediaset sono stati i suoi partner perfetti?
"Sì è vero. Ramon aveva un altruismo unico, insolito per un attaccante. E Sandro è stato la mia fortuna, lui mette la riuscita del prodotto davanti a tutti, anche a sé stesso".
Con Galliani che accadde?
"A Pressing feci una critica forte agli arbitri. Lui telefonò dopo Juve-Milan dicendo che non sarei più entrato a San Siro. Non fu così".
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Ma magari avrebbe fatto bene a contestualizzare i litigi con Van Basten e Ancelotti che altriment...