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Ulivieri: "Persi 14 chili, ma sono vivo. Sgridato da mia madre per la lite con Baggio"
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"Ho allenato uomini, donne, la Nazionale dei carabinieri e quella dei religiosi. E non ho finito qui: sto lavorando a un progetto innovativo che mi piace, il calcio camminato. Si gioca sei contro sei in un campo da calcetto, senza contrasti, senza correre, senza alzare il pallone da terra. È lo sport ideale per noi anziani, fa bene alla salute, fisica e mentale. Ma può essere utile anche per quei genitori che accompagnano i figli a calcio e poi in tribuna non trovano di meglio che litigare. Non siamo soli noi dell'asso allenatori: l'Uefa ha un progetto importante. Io mi sto allenando a Montaione e Spalletti ci ha regalato i palloni".
"Buffon ha raccontato che gli ho portato il busto di Lenin? È vero, eravamo al Parma, prima della finale di Coppa Italia con la Fiorentina di Mancini. Lui voleva che giocasse Guardalben, io gli ho risposto: allora sei un compagno, per te sono tutti uguali. Il busto di Lenin è ancora a casa mia. Una volta a Bologna ho invitato a cena Gianfranco Fini, c'era anche Guazzaloca che è stato sindaco: ho detto loro se dava fastidio potevo toglierlo. Fini, prontamente, mi ha risposto: lo lasci pure dov'è, è uno dei pochi leader che avete avuto".
"Sono un tifoso della Fiorentina, ma mi farò seppellire con la tuta del Bologna, un fischietto da allenatore e una sciarpa rossa. Sono stato bene in tanti posti, a Modena, alla Sampdoria dove ho allenato il primo Mancini e anche Marcello Lippi. Ma Bologna mi è rimasta dentro. Era un altro calcio, più ricco di umanità e rapporti veri. Ai giornalisti e ai miei giocatori dicevo sempre: se avete un'esigenza potete chiamarmi a qualsiasi ora del giorno e della notte. Adesso le conferenze stampa sono rare e di plastica".
"A Bologna ho litigato con Roby Baggio? Rispondo con i numeri: più presenze, più gol e il ritorno in Nazionale. È quanto accaduto con me a Roberto. Qualcuno dimentica che, nel 2010, l'ho proposto a Giancarlo Abete per farne presidente del settore tecnico. Certo, quelle polemiche non me le posso dimenticare. A quei tempi ero separato dalla mia prima moglie, Marisa, e il lunedì, quando tornavo a casa, dormivo dalla mamma a San Miniato. La sera di Bologna-Juventus l'ho trovata sulla porta e mi ha sgridato: ma che hai fatto a Baggio?".
"Spalletti lo stimo, è il ct giusto per l'Italia. Mi incatenai davanti alla sede della Federcalcio quando avevano preso la folle decisione che tra i Dilettanti chiunque potesse allenare senza patentino. Avevo chiesto aiuto alla Lega di Serie A e ai calciatori, ma nessuno mi ascoltava. Così ho preso le catene e delle coperte e mi sono legato. Il presidente Abete, disperato, ha provato in tutti i modi a farmi tornare indietro".
"Mi ricandido a presidente dell'associazione allenatori. Ci ho pensato molto, specialmente quando non sono stato bene. Qualcuno potrebbe obiettare che sono vecchio, ma dentro ho lo spirito di un ragazzino. E poi non ho scelto da solo. Anche i miei compagni di viaggio, i vice presidenti Camolese, Perondi e Vossi, mi hanno spinto, al pari del consigliere federale Beretta. Non abbiamo ancora finito il lavoro, restano delle cose da fare. La più importante: che ogni squadra affiliata alla Figc sia guidata da un tecnico diplomato".
"Il presidente federale Gabriele Gravina ha lavorato bene ed è in linea con i nostri propositi. Non c'è motivo di cambiare. Il calcio ha bisogno di stabilità".
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