Zazzaroni: l'Italia mia. E la tua?
di Ivan Zazzaroni
Oggi so come metterei a posto l’Italia per l’Europa. L’Italia di Prandelli, non quella di Berlusconi che peraltro mi sta più a cuore – il Paese, noi.
Il portiere va benissimo: Buffon è il valore più elevato che possiamo esibire. Nella linea difensiva a quattro Campagnaro a destra (il più continuo del campionato e non sa giocare soltanto a tre), Ogbonna e Chiellini centrali, Criscito o Balzaretti a sinistra; mediana con Pirlo, De Rossi e Marchisio; Giovinco o Balotelli o Maggio in avanti con Rossi e Pazzini (o Borriello che in questo momento non trova spazio nella Roma).
Ieri sera a Belgrado finalmente un ostacolo alto, l’unico del girone – e non si offenda Prandelli il cui lavoro resta prezioso – affrontato nel posto sbagliato, il Marakana, ma con la testa giusta e in un momento sostanzialmente positivo: la Serbia che aveva l’obbligo di prendere punti per puntare al passaggio indiretto (con le migliori seconde) avrebbe potuto mettere in difficoltà i nostri anche nella corsa alla promozione da prima, se Ivan e i suoi fratelli non le avessero rovinato esistenza e percorso a Marassi. Cesare ha preso spunto dall’ultimo Conte, l’Unto della Signora, tanto nella composizione della linea difensiva quanto nel primo risolutore, Marchisio, che ha trovato il vantaggio dopo appena un minuto.
Altra vita miglior vita a centrocampo – rispetto, che so, alla trasferta slovena – con i tre più in forma del campionato – Marchisio, Pirlo, meno preciso del solito, e De Rossi – presentati insieme a Montolivo. Il quartetto ha palleggiato e difeso con efficacia anche ai ritmi più alti limitando i cambi di posizione ma non di compiti. Non è ancora un’Italia iper-competitiva e non so se mai lo sarà: oggi gioca però su più temi, ha qualità di battuta, centimetri, chili e l’esperienza che serve. Inoltre può contare su alcune alternative in grado di garantire potenza, freschezza e spregiudicatezza. Stay foolish.