You'll never walk alone: l'esempio del 'modus tifandi' del Borussia Dortmund
LA PIÙ GRANDE - Con suoi 24 mila posti, tutti rigorosamente in piedi, la Sudtribüne è la curva più grande d’Europa. Ed è sempre piena. Non importa che la squadra arrivi prima, ultima o a metà classifica; che giochi la Champions o l’Europa League. Fa lo stesso pure se ogni anno i giocatori migliori vengono puntualmente sacrificati per fare cassa e venduti ai rivali più ricchi del Bayern Monaco. Da Götze a Lewandowski, passando per Hummels e Mkhitaryan, è lungo l'elenco delle pugnalate al cuore ricevute dai tifosi gialloneri. Ciononostante, il Westfalenstadion è sempre esaurito. Non è un caso che il club abbia registrato lo scorso anno il record europeo di presenza media allo stadio, superando addirittura la soglia degli 80 mila spettatori a partita. Perfino più di quanto avviene all’Old Trafford o al Camp Nou. In quest'ottica, i prezzi popolari sono un incentivo non da poco, dal momento che il costo di un abbonamento annuale in curva è di 185 euro, mentre quello di un biglietto singolo varia dagli 11 ai 15 euro. Ma anche altre società tedesche hanno adottato la politica dei prezzi bassi, eppure restano molto lontane dai numeri che si registrano nella Ruhr.
SUCCESSI E SCONFITTE - Prima dei trionfi dell'era Klopp, l'allenatore profeta che vinse il campionato e sfiorò la Champions League, il Borussia é stato più volte vicino alla retrocessione. Ma nemmeno questo ha scalfito l'entusiasmo della sua gente. Nel 2005, quando la società si ritrovò sull'orlo del fallimento a causa degli errori dei suoi dirigenti, i tifosi non aspettarono un secondo a mobilitarsi. Solo pochi anni prima avevano vissuto l'umiliazione di vedere la propria società salvata dai prestiti dell'odiato Bayern Monaco, che permisero alla dirigenza del Borussia di onorare i contratti con i giocatori. Stavolta, oltre ai soldi arrivati dai nuovi sponsor (tra i quali la compagnia di assicurazioni Signal Iduna che diede il proprio nome allo stadio), furono proprio le donazioni della gente di Dortmund a salvare il club. Questo "modus tifandi" spiega bene perché qui i tifosi siano considerati il fiore all'occhiello del club, mentre in Italia il più delle volte ne rappresentano la rovina. Vent'anni fa Nevio Scala, l'unico allenatore italiano nella storia del Borussia Dortmund, disse che con una tifoseria così spettacolare erano i giocatori che avrebbero dovuto pagare il biglietto. Difficile dargli torto.