Vlahovic, horror show: difficoltà ed errori, è il suo momento più buio alla Juventus
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I MOTIVI - Oltre al momento di Dusan, il vero passaggio da fare è sui motivi che hanno portato Motta a decidere in questo senso, senza la classica minimizzazione post partita: a Thiago non è piaciuto il lavoro difensivo fatto sulla prima pressione, la confusione a più riprese nei pressi dell'area di rigore. Non ha funzionato nulla, della partita di DV9. Non ha funzionato nemmeno dargli un McKennie in più sulla trequarti, sganciando Koopmeiners pronto ricevere e a servirlo. No: Vlahovic è stato in una teca di vetro con le mani appoggiate ai bordi. Cercava di uscirne, ma senza avere gli strumenti. I traversoni piovuti con continuità non lo trovavano mai pronto, poiché sempre in ritardo nei guizzi ancor prima che nei movimenti.
I NUMERI - I numeri della partita parlano in maniera così cristallina da non lasciare alcuno scampo al serbo. Nessun passaggio chiave dopo i due assist in Champions, tre palle perse e neanche mezzo duello vinto su tre tentati. Buongiorno gli ha costruito una ragnatela perfetta e lui neanche provava a divincolarsi. Troppo sfiduciato e troppo incline a bersagliarsi per guardare oltre. Mentre il primo tempo scivolava via, un paio di urlacci di Thiago sono stati praticamente profetici: l'idea del mister è maturata dopo il contropiede che ha portato McTominay al destro e alla parata di Di Gregorio. Non c'era più scampo, per Dusan. Che dovrà riazzerare, ripartire, risorgere. Quante volte l'abbiamo già scritto e quante volte l'avete già letto: nel classico ciclo della sua stagione, questo è il momento più basso di tutti. Ma mai era stato messo così in discussione dalla guida tecnica, a maggior ragione senza una valida alternativa...