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Vlahovic da incubo: l'assist a Brahim Diaz, zero tiri in porta, la rabbia. E quando non segna, la Juve non vince
Quando Dusan Vlahovic segna, la Juve vince (quasi) sempre: sei gol in cinque partite in questa stagione, quattro vittorie e un pareggio per i bianconeri in quelle occasioni. Quando la Juve non vince, Vlahovic non segna. Una connessione che si ripete ormai da tempo e diventa ancor più preoccupante considerando il cammino in trasferta della squadra di Max Allegri, ferma alla vittoria del 25 aprile scorso contro il Sassuolo mentre l'ultimo gol lontano dall'Allianz Stadium di Vlahovic è addirittura più antico, risale al 9 aprile sul campo del Cagliari. Capire se sia il serbo a condizionare il cammino della Juve o se le prestazioni della squadra a frenare l'esplosione di Dusan, sembra esercizio di stile dalla difficile soluzione. Di sicuro c'è che dopo due segnali di vita, sia la Juve che Vlahovic han di nuovo ceduto di schianto. Insieme.
FLOP – Inutile girarci attorno. Il passaggio nella terra di nessuno che si è trasformato nell'assist per la fuga di Brahim Diaz ha posto la parola fine alla partita con il Milan. Errore grave, emblematico. Così come parla chiaro la sua reazione dopo la sostituzione: con Allegri c'è stato un abbraccio, non è a livello di rapporti il problema tra di loro. Ma la rabbia non è stata nascosta, la frustrazione nemmeno, lo sguardo con cui assiste incredulo e impotente alla sconfitta nei minuti finali sta già facendo il giro dei social. C'è stato l'errore, decisivo, dunque. Ma anche molto di più, o forse troppo poco di più: è stata questa un'altra partita, l'ennesima, con Vlahovic rimasto fermo a quota zero tiri verso la porta di Tatarusanu, dopo aver giocato appena 29 palloni e averli gestiti pure malamente. Anche solo nel tentativo di cucire il gioco, visibile a occhio nudo per il momento la differenza con uno come Arek Milik: molto più lento e impreciso Vlahovic nel controllare il pallone e ridarlo ai compagni. Giocatori diversi, Vlahovic è un finalizzatore, anche o soprattutto: senza Angel Di Maria, questa volta, palloni in area per lui non ce ne sono stati. E se non tira non segna. E se non segna, la Juve non vince.
FLOP – Inutile girarci attorno. Il passaggio nella terra di nessuno che si è trasformato nell'assist per la fuga di Brahim Diaz ha posto la parola fine alla partita con il Milan. Errore grave, emblematico. Così come parla chiaro la sua reazione dopo la sostituzione: con Allegri c'è stato un abbraccio, non è a livello di rapporti il problema tra di loro. Ma la rabbia non è stata nascosta, la frustrazione nemmeno, lo sguardo con cui assiste incredulo e impotente alla sconfitta nei minuti finali sta già facendo il giro dei social. C'è stato l'errore, decisivo, dunque. Ma anche molto di più, o forse troppo poco di più: è stata questa un'altra partita, l'ennesima, con Vlahovic rimasto fermo a quota zero tiri verso la porta di Tatarusanu, dopo aver giocato appena 29 palloni e averli gestiti pure malamente. Anche solo nel tentativo di cucire il gioco, visibile a occhio nudo per il momento la differenza con uno come Arek Milik: molto più lento e impreciso Vlahovic nel controllare il pallone e ridarlo ai compagni. Giocatori diversi, Vlahovic è un finalizzatore, anche o soprattutto: senza Angel Di Maria, questa volta, palloni in area per lui non ce ne sono stati. E se non tira non segna. E se non segna, la Juve non vince.