Vivo x lei, Jacobelli: Berlusconi, perché i tifosi Curva Sud Milan hanno ragione
Milan, cessione società e rivoluzione
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Sono ormai troppi anni che il Milan brancola tra capri espiatori, fumo negli occhi e nient’altro. In quel di Milanello non si muove foglia che Silvio non voglia, ma sulla graticola ci sono Inzaghi e la rosa, e prima di lui altri allenatori ed altre rose, ma chi ha scelto quegli allenatori? E soprattutto sono state assecondate le richieste tecnico tattiche di quegli allenatori? Chi ha fatto le rose e con quali indicazioni? E l’anno prossimo cosa succederà con nuovo allenatore e nuova rosa? Cambiano i parafulmini, ma il risultato non cambia: delusioni su delusioni in campo e fumo negli occhi di vane speranze di nuovi paperoni che non arrivano mai. Ricordo che si parlava della cessione di Kakà come sacrificio per sanare i bilanci e vendere una società più appetibile con i conti in ordine. Kakà se n’è andato, è tornato e riandato via ma la proprietà è sempre la stessa. Da allora in ogni momento di difficoltà del Milan (troppi a dir la verità) ed in occasione di ogni dolorosa cessione si è ricorsi al solito ritornello e sono saltati fuori nuovi acquirenti ma poi nulla di fatto. Per quale ragione adesso dovrebbe essere diverso? Silvio non vuole vendere il suo giocattolo, sarebbe al massimo disposto a cedere quote di minoranza, ma dove lo trovi il pollo che mette centinaia di milioni di euro per non contare nulla, non poter prendere nessuna decisione? E poi “Casa Milan” e il nuovo stadio? Perché lanciare progetti ambiziosi senza poterne raccogliere i frutti?
Molto probabilmente ci sarà solo una partnership per lo stadio come avviene in tanti altri paesi, dove chi mette i dindi dà il nome allo stadio per averne un ritorno pubblicitario (tipo Allianz Arena o Emirates Stadium). E se Silvio resta addio rivoluzione. Quale rivoluzione lascia l’imperatore dov’è? Senza cessione della società non ci sarà nessuna rivoluzione. Galliani resta dov’è (amicizia fraterna con Silvio e soprattutto buonuscita di oltre 100milioni) ma nel frattempo l’impero perde i pezzi, anche se nessuno pare se sia accorto, sono andati via dalla dirigenza Leonardo (prima allenatore ora dirigente del PSG) e poi Braida (ora al Barca) e non ho ancora capito chi ha preso le loro scrivanie e come. Ad eccezione della figlia dell’imperatore, messa un po’ ai margini, ma che comunque sta ottenendo buoni risultati economici, la dirigenza langue. Con il cavaliere sempre più politico e meno presidente resta nella stanza dei bottoni il solo Galliani, che ha le sue colpe (troppe per un uomo della sua esperienza), ma è vicario unico delle macerie della società che fù più titolata al mondo, è solo, e da solo non può nulla se non sbagliare. La cosa migliore che ci si possa augurare è che l’imperatore che non impera e non vuole abdicare si circondi almeno di vassalli competenti e capaci, in grado di riempire gli imbarazzanti vuoti societari e costruire un progetto tecnico e tattico decente.
Luca Moretti, da Vivo x lei
Sono ormai troppi anni che il Milan brancola tra capri espiatori, fumo negli occhi e nient’altro. In quel di Milanello non si muove foglia che Silvio non voglia, ma sulla graticola ci sono Inzaghi e la rosa, e prima di lui altri allenatori ed altre rose, ma chi ha scelto quegli allenatori? E soprattutto sono state assecondate le richieste tecnico tattiche di quegli allenatori? Chi ha fatto le rose e con quali indicazioni? E l’anno prossimo cosa succederà con nuovo allenatore e nuova rosa? Cambiano i parafulmini, ma il risultato non cambia: delusioni su delusioni in campo e fumo negli occhi di vane speranze di nuovi paperoni che non arrivano mai. Ricordo che si parlava della cessione di Kakà come sacrificio per sanare i bilanci e vendere una società più appetibile con i conti in ordine. Kakà se n’è andato, è tornato e riandato via ma la proprietà è sempre la stessa. Da allora in ogni momento di difficoltà del Milan (troppi a dir la verità) ed in occasione di ogni dolorosa cessione si è ricorsi al solito ritornello e sono saltati fuori nuovi acquirenti ma poi nulla di fatto. Per quale ragione adesso dovrebbe essere diverso? Silvio non vuole vendere il suo giocattolo, sarebbe al massimo disposto a cedere quote di minoranza, ma dove lo trovi il pollo che mette centinaia di milioni di euro per non contare nulla, non poter prendere nessuna decisione? E poi “Casa Milan” e il nuovo stadio? Perché lanciare progetti ambiziosi senza poterne raccogliere i frutti?
Molto probabilmente ci sarà solo una partnership per lo stadio come avviene in tanti altri paesi, dove chi mette i dindi dà il nome allo stadio per averne un ritorno pubblicitario (tipo Allianz Arena o Emirates Stadium). E se Silvio resta addio rivoluzione. Quale rivoluzione lascia l’imperatore dov’è? Senza cessione della società non ci sarà nessuna rivoluzione. Galliani resta dov’è (amicizia fraterna con Silvio e soprattutto buonuscita di oltre 100milioni) ma nel frattempo l’impero perde i pezzi, anche se nessuno pare se sia accorto, sono andati via dalla dirigenza Leonardo (prima allenatore ora dirigente del PSG) e poi Braida (ora al Barca) e non ho ancora capito chi ha preso le loro scrivanie e come. Ad eccezione della figlia dell’imperatore, messa un po’ ai margini, ma che comunque sta ottenendo buoni risultati economici, la dirigenza langue. Con il cavaliere sempre più politico e meno presidente resta nella stanza dei bottoni il solo Galliani, che ha le sue colpe (troppe per un uomo della sua esperienza), ma è vicario unico delle macerie della società che fù più titolata al mondo, è solo, e da solo non può nulla se non sbagliare. La cosa migliore che ci si possa augurare è che l’imperatore che non impera e non vuole abdicare si circondi almeno di vassalli competenti e capaci, in grado di riempire gli imbarazzanti vuoti societari e costruire un progetto tecnico e tattico decente.
Luca Moretti, da Vivo x lei
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Caro Direttore,
ringrazio lei e calciomercato.com per avere pubblicato il comunicato della Curva Sud Milan: adesso basta. Berlusconi deve capire che siamo stanchi di essere presi in giro.
Luciano '92, Facebook
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Due interventi, pescati nell'uragano di post, mail, whatsapp, tweet che in questi giorni alluvionano calciomercato.com. Argomento: la crisi del Milan. O meglio: la crisi infinita del Milan perché, da quando la società ha scaricato Pirlo, nell'estate 2011, autentico peccato originale da cui è scaturita una montagna di guai, la palla di neve si è trasformata in valanga. La presa di posizione della Curva Sud ha il pregio della chiarezza e della civiltà, coniugate ad una lucidità di analisi che Berlusconi & Galliani dovrebbero mutuare per uscire dal buco nero in cui hanno infilato uno dei tre club più titolati al mondo in campo internazionale, oggi malinconicamente decimo in classifica a 11 giornate dalla fine con 35 punti (8 vittorie, 11 pareggi, 8 sconfitte, 38 gol segnati, 34 subiti), 29 in meno della Juve capolista, 10 sotto la zona Europa. C'è un sostantivo che giganteggia nelle parole dei supertifosi e superdelusi tifosi rossoneri: chiarezza. La reclamano, la pretendono, la esigono, stanchi di vivere nella palude delle promesse, delle facezie, delle panzane. Ne hanno tutte le ragioni.
x.j.
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