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    'Viva il catenaccio!': l'orgoglio della nazionale marocchina, avanguardia del calcio arabo

    'Viva il catenaccio!': l'orgoglio della nazionale marocchina, avanguardia del calcio arabo

    • Pippo Russo
    Catenaccio è bello. Leggendo i media marocchini si fa esperienza di un mondo alla rovescia, con la sensazione che la parte giusta sia proprio quella lì. La parte dove ciascuno gioca il calcio che gli riesce e rivendica il proprio diritto a farlo. Del resto, se il principio è quello di conseguire il risultato e il mezzo per farlo è la massimizzazione delle proprie qualità, di cosa mai ci si dovrebbe vergognare se si punta sulla solidità di squadra lasciando agli altri l'iniziativa del gioco? Induce queste riflessioni un articolo pubblicato ieri da Le Matin, uno dei principali quotidiani marocchini. Qui si fa riferimento alla contrapposizione di filosofie tattiche che andrà in scena domani alle 16 sul prato dello stadio Al Thumama, in occasione del quarto di finale tra Marocco e Portogallo: catenaccio contro gioco verticale.

    Il testo spiega nel dettaglio il senso di questa contrapposizione. I dati sulle gare disputate fin qui dalla squadra di Walid Regragui dicono che i Leoni dell'Atlante preferiscono lasciare nettamente l'iniziativa agli avversari: 35% di possesso palla contro la Croazia, 33% contro il Belgio, 41% contro il Canada, addirittura 23% contro la Spagna. Un orientamento che non significa rinuncia, ma piuttosto la ricerca dell'essenzialità. Ciascuna squadra deve giocare secondo quelle che sono le proprie caratteristiche. E se le migliori caratteristiche si concentrano su difesa e interdizione, specie se c'è da affrontare avversarie tecnicamente più dotate, non c'è da avere imbarazzo nel compiere una scelta del genere.

    Ciò che più provoca un effetto straniante è quell'utilizzo del termine “catenaccio”. Che nel nostro linguaggio è ormai praticamente in disuso, ma che prima di scomparire è stato gravato di significati negativi, persino denigratori. Identificato come l'atteggiamento iper-speculativo, e pure abbastanza meschino, di difesa a oltranza. Quando invece avrebbe dovuto sempre essere inteso per ciò che è: un modo di affrontare il calcio facendo leva su una solida organizzazione difensiva. Cosa c'è di squalificante in questo? Il Marocco ci lascia in eredità questo messaggio e faremmo bene a recepirlo. Sono molti i modi di giocare a calcio e tutti egualmente legittimi. Invece la coazione morale e ideologica a attaccare è soltanto l'ennesimo messo a disposizione dei più forti, per fare in modo che i più deboli scelgano l'autodistruziuone.

    @Pippoevai

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