Violamania: tante conferme
Innanzitutto l’aspetto meramente tecnico: la Fiorentina con la sconfitta contro i gialloblù di Mandorlini ha vanificato definitivamente i sogni che qualcuno ancora illusoriamente coltivava per raggiungere il terzo posto finale. Montella aveva deciso, gioco forza perché la gara da dentro/fuori della stagione è quella di giovedì prossimo contro la Dinamo Kiev, di utilizzare molte se non tutte le seconde linee a propria disposizione. Troppe? Può darsi ma in questo periodo in cui si fanno valutazioni anche di mercato è giusto verificare la tenuta mentale e fisica di chi deve dimostrare di valere la maglia gigliata pure nella prossima stagione. Al di là dello sfortunato k.o. si è dimostrato che la Fiorentina non ha una rosa così ampia che quando mancano i titolarissimi, alle spalle vi sono giocatori pronti, tatticamente preparati e che soprattutto a livello mentale sanno trascinare il gruppo. C’è chi troppo presto ha parlato di tre obiettivi stagionali da centrare ma si è dimenticato della tremenda fatica dello spogliatoio gigliato nei primi due mesi di questa annata e delle spaccature in seno al club nelle due ultime sessioni di mercato.
Proprio a livello caratteriale la Fiorentina si è squagliata contro il Verona alle prime difficoltà, vedi impossibilità di arrivare bene negli ultimi 20 metri e, soprattutto successivamente al calcio di rigore fallito. Nella rosa capitanata da Manuel Pasqual sono assenti i leader, quelli che nel periodo più difficile della gara e della stagione, sanno risollevare il morale dei compagni ed invertire la rotta negli episodi sfortunati e negano una continuità di risultati positivi. Non è un caso che il bilancio di una sola vittoria collezionata nelle ultime sei partite sia avvenuta in contemporanea con l’assenza di David Pizarro, unico vero elemento che sa accendere la mente dei compagni nei periodi bui, vedi gara di andata di White Hart Lane a Londra contro il Tottenham. Che manchi personalità nei calciatori gigliati è dimostrato anche dal particolare non secondario che sono stati falliti quattro rigori tutti decisivi quest’anno, da altrettanti giocatori differenti, sintomo che nel momento in cui serve freddezza, la Fiorentina non c’è.
Infine pecche a livello societario. Si è trascurata con troppa semplicità la partenza di un elemento che magari non aveva visioni di mercato che collimavano perfettamente con il tecnico viola Vincenzo Montella e con l’uomo che in società rappresenta la famiglia Della Valle, ma che serviva come punto di riferimento per tanti giocatori che lui aveva portato a Firenze, oltre che come confronto costante con il comparto tecnico, che anche lui ha contribuito a rinforzare, vedi l’arrivo di Alejandro Rosalen Lopez, preparatore dei portieri. Oltre a David Pizarro sul campo infatti, è venuto a mancare nel club gigliato dietro le scrivanie il direttore tecnico Eduardo Macia, uomo di calcio a tutto tondo e persona che si era resa fondamentale per far riacquistare alla Fiorentina credibilità tecnica e societaria dopo le due annate fallimentari post Cesare Prandelli. Quando togli un pezzo così, che non scende in campo, ma chi vive la realtà gigliata 24 ore su 24, e sa essere decisivo con le sue parole e i gesti nel fuori campo, ovvio che anche chi gioca ne risenta.
Niente è perduto per la Fiorentina: c’è un campionato da onorare fino in fondo, un piazzamento europeo da giocarsi nelle restanti sette gare e soprattutto una sfida che può spalancare le porte ai viola per diventare fra le migliori quattro squadre europee della seconda competizione per club. Solo che è il momento anche di porre rimedio a certe manchevolezze ed errori che si ripetono costantemente in seno alla società gigliata, prima ancora che sul campo, da oltre dieci anni. Perché per il potenziale che ha un marchio come quello della famiglia Della Valle nel mondo del calcio, è un vero peccato che per colpa della sottovalutazione di alcuni passaggi, non si riesca mai a fare il definitivo salto di qualità. La sfortuna e gli episodi possono decidere una gara ma è la mancata programmazione e riparazione agli errori commessi che portano ad un mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, quantomeno a parole, ad inizio di ogni stagione.