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    Milan-Juventus, vince la paura di perdere: uno spettacolo degno della sesta e settima in Serie A

    Milan-Juventus, vince la paura di perdere: uno spettacolo degno della sesta e settima in Serie A

    • Sandro Sabatini
      Sandro Sabatini
    Fischi a San Siro. È finita così, con la colonna sonora più meritata al cospetto di uno “spettacolo” di rara bruttezza. Due squadre chiuse nel guscio della tattica esasperata, che tradotta nel linguaggio dei tifosi va chiamata per ciò che è davvero: paura di perdere.

    Per la Juve, in emergenza, ci poteva anche stare. Thiago Motta ha la giustificazione firmata dagli assenti Vlahovic&Co. Per il Milan, no. Di Gregorio ha sporcato appena in guanti all’ultimo secondo di recupero, bloccando a terra il non irresistibile colpo di testa provato da Theo. Il conto finale è stato questo: zero a zero, e il resto mancia.

    Eppure si giocava dopo l’Inter e dopo Sinner: spettacolo purissimo. Ecco, a proposito: volendo esagerare, chi sembra un po’ Sinner è solo l’Inter. Di sicuro, non la Juve né il Milan. Che hanno offerto l’immagine proporzionata delle squadre numero 6 e 7 della Serie A. Un campionato fa, ma comunque pochi mesi fa, erano seconda e terza… E anche se le sfide targate Pioli e Allegri, sia all’andata che al ritorno, erano state povere di gol, almeno non erano mancate emozioni e tensioni. Stavolta, invece, nulla.

    Di Gregorio e Maignan hanno guardato una partita che le due squadre hanno giocato schierandosi (tatticamente, non politicamente) a sinistra. Lì attaccava la Juve con Cambiaso e Yildiz, sfruttando l’inconsistenza di Musah ed Emerson Royal. Lì si proponeva anche il Milan con Theo e Leao, più robusti degli opposti Conceicao e Savona. Comunque poco. Pochissimo nel primo tempo, qualcosa di più nella ripresa quando almeno la Juventus ha provato a calare un tris di corner e una coppia di conclusioni agevolmente addomesticate da Maignan.

    La nota più spettacolare è stata il giubbotto made in sponsor esibito da Fonseca. Colorato e sgargiante, ma - come insegna il proverbio - “l’abito non fa il monaco”. Così Milan-Juve non faceva una sfida scudetto. Proprio no. È comunque corretto concludere con Thiago Motta che vede il famoso bicchiere “mezzo pieno”, a causa dell’evidente emergenza infortuni. Invece è mezzo vuoto il bicchiere di Fonseca. E anche molto amaro. 

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