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  • Violamania: se dopo 17 giorni ferisci un ragazzo, Astori non ha insegnato nulla

    Violamania: se dopo 17 giorni ferisci un ragazzo, Astori non ha insegnato nulla

    • Giacomo Brunetti
    Premettiamo il fatto. Ieri, al termine del 'derby' tra le Primavera di Fiorentina ed Empoli alla 'Viareggio Cup', giocato sul neutro di Scandicci, cittadina confinante con Firenze, è avvenuto uno scontro tra tifosi gigliati e componenti avversari, con i sostenitori viola che prima hanno rincorso i giocatori empolesi, schernendone uno per il colore della pelle, salvo poi trovare al proprio interno un genio che ha pensato di colpire con una bottiglia (o un sasso) un altro calciatore degli 'Azzurri'.
     
    Si tratta di fatti di per sé censurabili, ovviamente, ma se possibile ancor più gravi dopo la tragedia che appena due settimane e mezzo prima aveva colpito Astori. La dimostrazione d'affetto e le parole spese per un lutto che ha unito Firenze forse non hanno avuto il potere di cambiare i comportamenti e gli atteggiamenti della totalità delle persone che seguono la Fiorentina. 
     
    Fa sorridere, però, come tale gesto sia avvenuto proprio da qualcuno - che non definisco tifoso - che si veste di viola. Prima gli insulti razzisti a Traoré - forse non si sono accorti che nella rosa della Fiorentina ci sono calciatori di colore? - e dopo il lancio contro Gianneschi, colpito allo zigomo. Compiono diciotto anni quest'anno. Diciotto.
     
    Non riempiamoci la bocca di parole. Davide, a certi elementi, non ha insegnato niente. E non si meritano neanche di stringersi nel lutto, nel dolore. Perché altrimenti è solo un cavalcare l'onda emotiva altrui. Mi chiedo: ma come si fa? Le reazioni sui social, per una volta, hanno dato sentenze umane interessanti: si tratta di stolti - per usare un eufemismo - a prescindere dalla scomparsa del Capitano. Che non merita, forse, neanche di essere tirato in mezzo nella vicenda.
     
    E complimenti all'Empoli, che non ha sporto reclamo, in quanto "la Fiorentina è vittima in egual modo". Esatto, niente con cui spartire.
     
    Nella speranza - e nella certezza - che, l'altra Firenze, abbia capito tutto.

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