Violamania: la strada giusta, con il portoghese anomalo
Chiede alchimia, riceve empatia. Paulo Sousa è lo scienziato della Fiorentina: assembla gli elementi, li compone e li scompone a suo piacimento, con la consapevolezza che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. I cambiamenti apportati dal tecnico lusitano, infatti, nascono e si sviluppano dai tre anni di Montella, con novità pungenti e frizzanti, quell'impronta unica che solo un allenatore cosmopolita e contemporaneamente periferico avrebbe potuto dare.
Sì, perchè all'interno del grande universo degli allenatori portoghesi - serbatoio clamorosamente funzionale ai top club europei - Paulo Sousa rappresenta un unicum per la sua storia in panchina, non essendo partito dalla sua terra natia. Così hanno fatto Paulo Bento (Sporting Lisbona e Portogallo), Leonardo Jardim (Chaves, Beira-Mar, Braga), Andrè Villas-Boas (Acadèmica e Porto), Jose Mourinho (Benfica, Uniao Leiria, Porto), tutti allenatori partiti dal proprio Paese. Paulo Sousa no, lui ha scelto la valigia, la curiosità e la fame di conoscenza, ricevendo l'imprinting di allenatore dall'Inghilterra e poi passando dalla periferia del football, come l'Ungheria, Israele e la Svizzera.
'So quanto siano importanti la chimica e l'alchimia nel calcio' e 'la nostra unica lingua è il viola' sono divenuti leitmotiv della squadra e di un intero ambiente, che ha consegnato al lusitano la propria fiducia, per la forza ed il valore delle idee e del lavoro. Sousa sta accendendo la Fiorentina e adesso tocca ai dirigenti costruire una rosa degna delle aspettative.
L'amichevole con il Trentino Team ha dimostrato e certificato che l'immobilismo societario in sede di mercato si st trasformando in un'occasione imperdibile per tutti i giovani, cresciuti in Viola e maturati altrove, che aspettano da troppo tempo una chance a livello di primo squadra. La strada imboccata sembra quella giusta. Fiducia, allora. Il sudore c'è, il mercato arriverà.