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    Violamania:| Il patto del tortello

    Violamania:| Il patto del tortello

    Se è vero il detto secondo cui 'chi pensa male, vive male', allo stesso tempo non si può negare che al mondo Fiorentina sembra più appropriato al momento abbinare la frase, di andreottiana memoria, 'a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca'. Ecco perché, quando sento rilasciare una dichiarazione da un membro dello staff tecnico o dirigenziale viola, ho sempre il sospetto che siano autentiche provocazioni per suscitare la reazione della tifoseria fiorentina e crearsi un alibi per quando, presto o tardi, la famiglia Della Valle ufficializzerà il proprio passaggio di quote. Non posso credere che siano azioni di rilancio, di rinnovo del progetto sportivo, quelle andate in scena anche solo nell'ultima settimana. Da Sinisa Mihajlovic che osa dare dei 'rompiballe' a cinquanta tifosi che denigravano con dei cori Montolivo e Cerci, paragonando poi l'episodio ad uno di quelli da lui vissuti in ex Jugoslavia; allo stesso tecnico gigliato che si permette di dire che Prandelli non vuole bene alla Fiorentina, perché non ha convocato in Nazionale Alberto Gilardino; passando per Sandro Mencucci che incolpa i giornalisti per il mancato arrivo di Andrea Della Valle a San Piero a Sieve, visto che hanno dato troppo risalto alla discussione avvenuta nel primo giorno di ritiro; fino a Ljajic che fa il dito medio ai tifosi a fine partita contro il Gavorrano, o Cerci che insulta Mihajlovic rifiutandosi di svolgere bene allenamento ed esercizi supplementari.

    Da una qualsiasi discussione con chi non la pensa come noi, se civile e pacata, si esce sempre rafforzati, pur nel mantenimento delle reciproche opinioni. La pensano così anche i giocatori più rappresentativi della Fiorentina odierna, Gamberini e Behrami, che insieme a Natali si sono voluti confrontare con quei tifosi di curva che hanno firmato una sorta di patto - da me scherzosamente chiamato del 'tortello', nota specialità mugellana -, più credibile di quello presentato dal presidente Cognigni un mese e mezzo fa, in cui i supporters viola hanno assicurato sostegno alla squadra ed un compattamento generale sul fronte sportivo, fino alla chiusura del mercato. Infatti, mentre a Firenze si verifica il risultato delle parole che per prime divisero la gente in 'tifoso giusto' e 'tifoso sbagliato', quelle di Diego Della Valle che parlò di 'mamma ebe' e 'rosiconi', chi veramente ama alla follia la Fiorentina, mettendoci la faccia, beccandosi pioggia, freddo, vento, rimettendoci pure i soldi, sa bene che la prossima sarà una stagione sportiva difficile, a prescindere dalle partenze e dagli arrivi del mercato. Un mercato che - temo - porterà ancora ad uscite importanti, sperando comunque in colpi dal cilindro di Corvino.

    Il prossimo campionato, già oggi, quasi a metà agosto - a poco meno di due settimane dal primo impegno ufficiale in Tim Cup - si presenta nebuloso e con troppe incertezze. Il tifoso autentico, quello che non passa le ore sul web o facendo l'opinionista in radio, che non cambia marchio sulla propria pelle a seconda dei 'padroni' che guidano la Fiorentina, ha sposato la causa 'uniti fino a fine mercato' per il bene della maglia, non per salvaguardare la proprietà. Quest'ultima invece ha usato il pretesto di un confronto civile e privo di momenti di tensione, come quello di una settimana fa a San Piero, per creare ancora una volta 'un muro contro muro' improduttivo. Siccome la Fiorentina per la famiglia Della Valle è un'azienda, fra l'altro la peggiore (per risultati) della sua gestione, e visto che dell'insoddisfazione della propria clientela non si cura, è giusto tornare a pensare che ci sia solo voglia di creare un pretesto per fuggire via e dare poi la colpa ad una piazza ingrata. La stessa piazza che l'ha seguita fin dalla C2, e che solo cinque anni fa si 'immolò' con l'occupazione dei binari durante Calciopoli.

    E pensare che basterebbe togliere gli alibi ad un allenatore che ne ha avuti fino ad oggi troppi per giustificare i propri risultati, tornare a fare calcio come si deve, sul campo e in società, e presentarsi con Andrea Della Valle nel ritiro di San Piero a Sieve, per scoprire che non serve la Digos per confrontarsi con chi ama davvero la Fiorentina. Lettere come quella scritta ieri dal patron gigliato, volte solo a ricordare ciò che è stato fatto nel passato, che tirano in ballo ancora le istituzioni per presunte promesse non mantenute - dovevano forse favorire un privato, su un'area attualmente indisponibile, e con larga parte dei terreni di proprietò di un altro privato? -, sembrano quasi un ultimatum, confermano l'indirizzo ed il sospetto di molti, ovvero che è questa società a cercare un pretesto per allontanarsi. La vera contestazione la famiglia Della Valle, che non dà segnali concreti da troppo tempo, non l'ha mai veramente conosciuta. Forse la sta cercando. Andrea Della Valle chiede risposte ai tifosi: il numero degli abbonamenti e il largo tasso di disaffezione intorno alla squadra sono fatti palesi. Basta parole, e sollecitazioni ad una piazza che ha amato fino ad oggi fin troppo incondizionatamente, e che cerca dialogo, non lettere a distanza e un lento distacco, in una lunga estate che sembra solo l'ultima scena, triste, di una (fu) bellissima storia d'amore.

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