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    Violamania:| Il 'babbo ricco' non serve

    Violamania:| Il 'babbo ricco' non serve

    Ci è voluta una Fiorentina senza gioco, con poco coraggio e senza il benché minimo segnale di carattere, per perdere seccamente 2-0 a Milano e rivitalizzare così una delle Inter più scarse e peggio allenate degli ultimi trent'anni. Una piccola grande impresa del gruppo viola, che non può nascondersi dietro le assenze importanti dei vari Jovetic e Montolivo per giustificare una prova incolore e deludente sotto tutti i punti di vista. Delio Rossi sapeva al momento del suo arrivo che ci sarebbe voluto molto tempo per ricostruire fisicamente e psicologicamente dei giocatori che hanno perso in sostanza due anni, ma francamente si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso, soprattutto in termini di cuore e orgoglio, cose invece totalmente mancate a San Siro da parte di Gamberini e compagni. Detto che è ormai da dichiarare ufficialmente fallita la campagna acquisti estiva, che ha trattenuto giocatori ormai alla frutta fisicamente e moralmente - leggasi Gilardino e Vargas -, e che Ljajic è da annoverare come 'acquisto sbagliato', specialmente se si pensa che è arrivato nel mercato del gennaio 2009 insieme a veri 'fenomeni' quali Felipe, Bolatti e Keirrison, alla riapertura delle trattative servirà un miracolo di Pantaleo Corvino per riordinare i conti in squilibrio (soprattutto per sue colpe) e rivitalizzare una rosa davvero povera. Inutile fare giri di parole, o ascoltare le voci soavi di 'primi violini' che decantano il lavoro del d.s. gigliato nel suo periodo fiorentino, ricordandone soprattutto l'ottimo lavoro nei primi anni.

    Nel calcio, spiega Fabio Capello - uno che ha vinto tutto e più volte - i successi e le coppe si tengono in cantina, per poi riguardarli quando si è vecchi. La vittoria più importante da conquistare è sempre la prossima. Ecco perché l'uomo di Vernole va giudicato sul presente, e se si tralasciano operazioni saltate per il rinnovo di contratto dei giovani - la gestione dell'affare Romizi è stata imbarazzante - o di elementi importanti come quella di Montolivo - dialetticamente un disastro senza fine -, certamente pensare di rinnovare un contratto ad una persona che ha portato a Firenze nel'’ultimo anno elementi come Munari, Kharja,  Lazzari, Santiago Silva e Romulo, risulta abbastanza difficile. Ciò nonostante, nel chiedersi perché se di tanta fiducia gode Corvino in società non venga a quest'ultimo rinnovato subito il contratto, bisogna fare il tifo per il d.s., perché pur privato di molto del suo potere negli ultimi sei mesi il futuro tecnico della Fiorentina passa da lui e dalla sua capacità di saper fare mercato con i soldi che arriveranno da cessioni e plusvalenze. Certo, se ad arrivare a gennaio prossimo saranno i nomi che circolano sui media 'di famiglia', diciamo pure addio ai sogni di gloria europea per la Fiorentina. Se invece Corvino sta lavorando su certezze importanti, gente affamata e dagli attributi solidi, che possa scuotere quella banda di fantasmi vista a San Siro, allora si può tornare a pensare positivo.

    Una domanda però, a prescindere, rimane: ma qual è il valore aggiunto che danno i Della Valle a questa Fiorentina? Non si riesce a capire bene cosa se ne facciano Diego e Andrea Della Valle, che si professano sempre vincenti nelle loro attività lavorative, di un club giunto decimo e nono negli ultimi due anni, e che si sta avviando verso un'altra stagione che sembra l'esaltazione della mediocrità. A che serve a quei tifosi viola, troppo impauriti dal domani, vantarsi di avere 'il babbo ricco', cioè mister Tod's, se quest'ultimo non c'è mai? Con che motivazioni vanno in campo i giocatori, se il primo a definire il club un suo 'giocattolo', cioè un hobby, è proprio chi paga gli stipendi? Meglio qualcuno più 'povero' ma presente, come avviene ad esempio all'Atalanta, dove Antonio Percassi, presidente tifoso, in settimana con il sindaco di Bergamo presenterà il progetto per il nuovo stadio. Quando Colantuono sbaglia formazione o Marino un'operazione di mercato, a parlare in sede o a discutere nello spogliatoio c'è il padrone del club, non un amministratore delegato, travestito da presidente esecutivo. Fino a quando i Della Valle non torneranno a guidare seriamente il 'vaporetto' Fiorentina, la mediocrità sarà l'unica certezza di un club che naviga a vista senza meta, in cui i dirigenti fanno a gara a non assumersi la responsabilità dei propri tanti, troppi errori.

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