Violamania:| Chiedi chi era Antognoni
Può una società di calcio decidere quali dirigenti inserire nel proprio organigramma? Ovviamente sì. Può allo stesso tempo una bandiera del club lamentarsi del mancato mantenimento di una promessa fattagli da parte dei vertici dell'azienda calcistica cinque anni fa? Anche in questo caso la risposta, ovviamente, è sì. Solo che davanti alla vicenda 'Antognoni vs Fiorentina dei Della Valle' non si può rimanere super partes, tirare un colpo al cerchio ed uno alla botte, nel sano spirito del 'meglio due feriti che un morto' tipico del giornalismo di maniera. E allora io mi schiero con Giancarlo Antognoni. Perché quando fai una promessa poi la devi mantenere, e soprattutto non la puoi ridicolizzare, parlando di 'bandiera da tutelare, di esempio di attaccamento alla maglia'. Non a caso si è scelto di inserire al suo posto in società uno dei suoi migliori amici, Vincenzo Guerini, di cui non discuto l'eccellente lavoro svolto fino ad oggi, ma è come aver promesso di fare un film ad Oliver Hardy e poi aver preso Stan Lauren. Non puoi, tu società, assumere come responsabile della comunicazione una persona che, al suo primo intervento su Facebook, parla di 'offese alla famiglia Della Valle nel passato' da parte dello stesso Antognoni. Chi è Gianfranco Teotino per dire ciò? Si rende conto cosa rappresenta per Firenze Giancarlo Antognoni?
Prima di parlare di una città, della sua squadra, della sua tifoseria e naturalmente della sua storia, bisognerebbe che qualcuno si chiedesse che cosa è ancora oggi Giancarlo Antognoni. Chi ha la fortuna di averlo visto giocare non potrà mai dimenticare cosa rappresentava 'il biondo' sul campo, vederlo uscire dal tunnel del 'Franchi', gagliardetto con il giglio viola in mano, fascia da capitano al braccio e pantaloncino nero. Bastava un suo sguardo per far scattare quella curva 'Fiesole', composta da gente che non passava certo le ore su internet a celarsi dietro un nickname, e che si presentava allo stadio all'alba della domenica mattina. Uno sguardo di Antognoni, e il tifoso sognava di battere sul campo anche il peggior avversario. Il bellissimo lungometraggio 'Il segreto dei suoi occhi' - oscar come miglior film straniero nel 2010 - racconta che solo una cosa non si può nascondere: la passione. Ecco, Giancarlo Antognoni è la passione per la Fiorentina al 100%. Uno che ha rischiato la vita per la maglia viola e che sembra l'antitesi di questa proprietà. Quando si parlò di un suo ingresso nel club, dissi che lo avrei voluto non presidente ma dirigente operativo, perché non si può relegare una bandiera a 'mera figurina'. Ecco perché, pur essendo dalla parte di 'Antonio', sono contento che non faccia parte di una società che di passione ed emozioni ne regala meno di zero.
Per capire quanto per i Della Valle la Fiorentina sia un 'hobby', dispendioso sì ma poco più che un passatempo, basta vedere la reazione del vertice aziendale nel momento di massimo godimento sportivo degli ultimi anni: la vittoria contro il Lione in Champions League, novembre 2009. Ritrovate i giornali e le immagini del dopo partita, e guardate la reazione dell'attuale presidente a quel successo. Può uno come Giancarlo Antognoni sposarsi societariamente con gente che parla di 'numeri e business' e non di 'calcio e olio canforato negli spogliatoi'? La gratitudine per i conti a posto di questa società non deve far passare in secondo piano il 'moralismo pret-a-porter' di un club che soffre di invidia per la gente amata dal pubblico viola - ieri Prandelli, oggi Antognoni - e che, se da una parte bacchetta Mutu, dall'altra lo reintegra per meri fini sportivi. Un club che non licenzia ma emargina; che delegittima, non caccia via. Tutto il contrario di ciò che il vero tifoso viola vorrebbe. In questa Fiorentina, Antognoni rappresenterebbe un cazzotto in un occhio, quindi per l'uomo di Marsciano, cui spero prima o poi passi la rabbia per una giusta delusione personale, tanto meglio rimanere in Figc. Quando volete capire quale sarebbe stato il suo valore aggiunto in questo club, passate da Coverciano, e guardate come lo salutano gli uomini di calcio come lui. Lo trovate lì a lavorare, e a guadagnarsi il rispetto e l'amore di una città, che nessun post su Facebook, nessuna parola maligna degli utenti dei vari blog viola, potrà mai intaccare.