AFP/Getty Images
Violamania: am-Mira-te i colpi Pjacati, compromessi per tornare grandi
Avevamo paura, siamo sinceri. Lo spettro di un mercato apatico, che azzerasse le emozioni e tarpasse le ambizioni era presente più che mai. Poi, all'improvviso, quell'ostinatezza che sembrava un diabolico perseverare si è rivelata l'arma letale per affievolire la Juventus e scendere a patti, facendo comunque prevalere la propria linea. Complici la volontà del giocatore, il rapporto con l'agente e i compromessi economici, Marko Pjaca completerà il tridente insieme a Chiesa e Simeone. Tanta roba, per commentarlo in gergo. Un trittico potenzialmente devastante, per parlarne con occhi distaccati e imparziali. La formula lascia l'alone bianconero sul croato ma, in questo momento storico, la Fiorentina non ha più la forza economica e di traguardi per poter forzare certe operazioni a proprio vantaggio. Deve pur lasciare qualcosa: anche così si riparte verso l'alto.
Chi non lo capisce, vive in un'altra epoca storica. Quanto meno fiorentina. Nel ridimensionamento, con un tetto ingaggi limitato e un budget estremamente difficoltoso in termini di manovra, la squadra formata può regalare soddisfazioni. Unica pecca, il centrocampo: sapevamo da tempo che Badelj sarebbe partito, Norgaard al momento non rappresenta una certezza. Può diventarla. E sono stati confermati i più forti, lo scheletro è stato solamente arricchito. Adesso mancano le cessioni, per ripianare ciò che è stato speso - il tesoretto di trenta milioni di euro della scorsa stagone, come spiegato a più riprese, non sarà intaccato dal mercato - e alleggerire la rosa dal elementi in esubero.
La squadra che sta nascendo attira, ha alcuni limiti - altrimenti non lotterebbe per il settimo posto - ma incarna tutti i presupposti per far divertire. Sicuramente è più forte di quella dello scorso anno, anche se solo il campo darà il consenso a questa affermazione. È superiore nelle alternative, ha un attacco completo e, probabilmente, se riuscisse a cedere buona parte degli esuberi potrebbe regalarsi anche un colpo last-minute per aumentare le risorse a centrocampo. Poi dovranno essere risolti i conflitti interni alla piazza. Sul campo, con le mosse esterne.
Chi non lo capisce, vive in un'altra epoca storica. Quanto meno fiorentina. Nel ridimensionamento, con un tetto ingaggi limitato e un budget estremamente difficoltoso in termini di manovra, la squadra formata può regalare soddisfazioni. Unica pecca, il centrocampo: sapevamo da tempo che Badelj sarebbe partito, Norgaard al momento non rappresenta una certezza. Può diventarla. E sono stati confermati i più forti, lo scheletro è stato solamente arricchito. Adesso mancano le cessioni, per ripianare ciò che è stato speso - il tesoretto di trenta milioni di euro della scorsa stagone, come spiegato a più riprese, non sarà intaccato dal mercato - e alleggerire la rosa dal elementi in esubero.
La squadra che sta nascendo attira, ha alcuni limiti - altrimenti non lotterebbe per il settimo posto - ma incarna tutti i presupposti per far divertire. Sicuramente è più forte di quella dello scorso anno, anche se solo il campo darà il consenso a questa affermazione. È superiore nelle alternative, ha un attacco completo e, probabilmente, se riuscisse a cedere buona parte degli esuberi potrebbe regalarsi anche un colpo last-minute per aumentare le risorse a centrocampo. Poi dovranno essere risolti i conflitti interni alla piazza. Sul campo, con le mosse esterne.